Milano anno 2020: mostra il seno e bevi gratis nel bar dei chupiti
Milano, anno 2020, chupiti gratis alle clienti che mostrano il seno a The Social Chupiteria, in via Bligny.
Per i non edotti, chiamasi chupito il bicchierino di un qualunque superalcolico bevuto tutto d’un fiato.
Altra regola illuminata spiegata nel locale milanese con tanto di cartello (dove per dissimulare una delle trovate più idiote e sessiste della storia si scrive “giochi per le nostre bellissime e simpaticissime clienti”).
Le ragazze con la prima come taglia di reggiseno hanno diritto a un chupito. Due se hanno la seconda e via andare fino alla quinta taglia. In questo caso le ragazze si prendono anche –crepi l’avarizia– “l’applauso di tutti”.
Non è finita qui. Sempre nel cartello della demenza dove si intercettano perfino toni aulici “un giorno senza sorriso è un giorno perso”, le ragazze vengono istruite sul da farsi.
E sia chiaro: le ragazze che inorridiscono per la trovata non si permettano di protestare. I toni in questo caso si fanno meno aulici. “Se fai la menosa, ricorda che le altre ce l’hanno come te e vai a f…”.
Le altre, quelle che non fanno le ”menose”, hanno comunque un copione da seguire.
“Lanciate il reggiseno dietro il banco” e otterrete quattro chupiti, invece, accettate di “portare a casa il barista”, vi va di lusso: “avrete un mese di bevute gratis”.
A postare la foto del cartello su Facebook è stato ieri mattina Luca Gibillini, ex consigliere comunale del centrosinistra che lavora con il sindaco Beppe Sala, ha pubblicato un post sul suo profilo Facebook commentando : “Ok, Houston, abbiamo un problema”. In effetti il Comune di Milano, che intende salvaguardare i locali della città dalle conseguenze della pandemia di COVID-19 continuando a concedere gratis il suolo pubblico per i tavolini all’aperto, in questo caso se lo potrebbe risparmiare.
Fa l’indiamo Emanuele Castoro, titolare di The Social Chupiteria, aperto nei pressi dell’università Bocconi, quindi zona di studenti.
Secondo lui il cartello sarebbe “solo un goliardata, mai messa in pratica. Lo leggevano e si facevano una risata anche le ragazze”.
E con invidiabile faccia di bronzo, di fronte a un messaggio che, scherzoso o meno, non potrebbe essere più volgare e sessista, minimizza: “In effetti oggi c’è più sensibilità sul tema, per questo il cartello è stato rimosso. Riapriremo la pagina Facebook e lo spiegheremo ai clienti”.
Lo hanno fatto. Come se nulla fosse.