Osteria a tempo: a Bologna idea anti Covid, meno stai a tavola meno paghi
La curiosità di capire come funziona “Vâgh íñ ufézzí“, in bolognese Vado in ufficio, che dal 5 ottobre diventerà la prima osteria a tempo d’Italia, è legittima.
Intanto diciamo che il locale si trova a Bologna, in via dei Coltelli, e che per i proprietari la formula “osteria a tempo” rappresenta una carta originale da giocare contro la pandemia di Covid 19.
L’idea di Mirco Carati e Antonella De Sanctis si può riassumere così: meno tempo occupi i tavoli dell’osteria e meno paghi.
Non fatevi idee sbagliate. Siete fuori strada se pensate alle tariffe “Flat food”, a una gara a chi consuma i pasti più velocemente, oppure a un ristorante All you can eat. Il punto è che le misure per contenere la pandemia di coronavirus hanno dimezzato coperti e ricavi, se hai un locale piccolo come quello bolognese ti serve un’idea.
Osteria a tempo: come funziona la formula
Il Ghilton, in via del Pratello, sempre a Bologna, era un’osteria in cui potevi mangiare solo fagioli. Ma un’osteria “collettiva”, nel senso che c’erano cucchiai dai quali mangiavano tutti, legati con una catenella a ogni tavolo. Il conto lo pagavi in proporzione al tempo trascorso nel locale: più stavi, e quindi più mangiavi, meno pagavi.
Adattando la formula del Ghilton, chiuso da tempo, i titolari del “Vâgh íñ ufézzí“ hanno escogitato l’idea. Funziona così.
Al momento di prenotare il loro tavolo i clienti specificano quanti sono e per quanto tempo vogliono fermarsi in osteria. Il minimo è un’ora. Altrimenti per il cuoco è impossibile cucinare le 9 portate che compongono il menù, tutti piatti classici, non solo bolognesi.
Nella fascia oraria indicata i clienti possono sfogare il loro appetito senza limiti. Chiedono altre portate? Nessun problema. Vogliono il bis di un certo piatto, scegliendo a piacimento tra crescentine, antipasti, primi piatti, secondi o dolci? Benone. Avranno le medesime porzioni, cucinate con la stessa cura. Il vino invece non è compreso.
Al momento di pagare queste portate non vengono conteggiate. Si paga per il tempo effettivamente trascorso in osteria non per quanto si mangia una volta seduti al tavolo.
A patto che, quando termina l’ora prenotata, i clienti lascino il posto a chi viene dopo di loro.
[Immagini: Valeria Scotti, Facebook]