Perché Pino Cuttaia, colpito da Covid, non può aprire il ristorante La Madia
È ancora chiuso il ristorante La Madia di Pino Cuttaia, a Licata, in provincia di Agrigento, uno dei nostri e vostri preferiti al netto delle due stelle Michelin.
Dall’11 settembre, quando vi abbiamo dato la notizia della chiusura causata dal contagio di coronavirus, temporanea e volontaria, è passato quasi un mese.
Prima il contagio ha coinvolto un membro della brigata di cucina e poi direttamente Pino Cuttaia. Per ora lo chef si trova in isolamento nel suo appartamento di Licata, in attesa che il classico doppio tampone negativo ponga fine a una situazione oggettivamente complicata.
I sintomi del Covid sono stati per fortuna lievi per Pino Cuttaia, con soltanto un giorno di febbre. Dopo la quarantena, lo chef proprietario del ristorante stellato si è sottoposto al primo tampone martedì della scorsa settimana, con responso negativo. Due giorni dopo, vale a dire giovedì 1 ottobre, gli è stato fatto il secondo tampone.
A oggi Cuttaia non ha ancora ottenuto il nuovo responso, con la conseguenza di dover restare bloccato in isolamento.
Lo chef siciliano, benché nato a Torino, pensa che la concomitanza tra il weekend, il Giro d’Italia, che negli ultimi giorni ha vissuto le sue tappe siciliane e le elezioni comunali, abbia rallentano la risposta prevista per sabato 3 ottobre.
Cuttaia ha anche lamentato la difficoltà di ottenere chiarimenti dalla ASL di Agrigento: “Non si sa a chi chiedere informazioni: solo numeri di telefono sempre occupati o a cui non risponde nessuno”.
Senza parlare di responsabilità precise, Cuttaia sostiene che prima viene richiesto ai ristoratori di essere attenti e di rispettare tutte le regole, poi, quando questo viene fatto, quelli che fanno il suo mestiere vengono trascurati.
“Ma se non c’è collaborazione, come si riesce a sconfiggere il Covid?”, ha puntualizzato lo chef.
E quindi, al momento, non è prevista na riapertura immediata del ristorante La Madia.
Anche in caso di test negativo, Cuttaia è tenuto ad aspettare che la Asl di Agrigento lo comunichi al sindaco, che a sua volta dovrà avvisare i vigili. Non esattamente la situazione ideale per chi ha un ristorante da portare avanti e precise responsabilità nei confronti dei dipendenti.
“Così ci tengono in ostaggio”, obietta Cuttaia preoccupato per La Madia: ”la gente ha paura anche a fare il tampone perché rischia di essere messa ai domiciliari”.