Ristoranti chiusi causa Covid: 3,8 miliardi persi per l’agroalimentare
3,8 miliardi di euro in meno nel mese in cui entrerà in vigore il nuovo Dpcm a semaforo. Nelle zone rossa e arancione, la chiusura fino al 3 dicembre delle attività di ristorazione comporterà questa perdita di fatturato nell’agroalimentare. La stima è della Coldiretti.
La perdita di fatturato è causata dalla chiusura degli oltre 180 mila ristoranti, bar e pizzerie. Almeno se saranno confermate le aree classificate di gravità massima o elevata in base al rischio contagio da coronavirus.
Sulle aree del territorio nazionale a scenario di livello 3 e 4 di gravità del contagio sono sospese tutte le attività di ristorazione. E, quindi, anche la somministrazione di pasti e bevande da parte degli agriturismi.
Si tratta – precisa la Coldiretti – di oltre la metà delle strutture di ristorazione presenti sull’intero territorio nazionale. Il Dpcm consente la sola consegna a domicilio. Nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali.
A preoccupare la Coldiretti è dunque lo stop all’attività degli oltre 10 mila agriturismi presenti in queste aree.
La più colpita dalle misure restrittive sul fronte dei consumi fuori casa sarebbe la Lombardia. È la regione italiana con il maggior numero di locali per la ristorazione, oltre 51mila.
Limitazioni permangono però anche nel resto del territorio nazionale non compreso nelle due fasce più critiche. Nella zona gialla le attività di ristorazione (bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono sempre consentite dalle ore 5 alle 18. E c’è la possibilità della consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 della ristorazione con asporto.
Come si arriva a una perdita di 3,8 miliardi di euro
Non è solo la ristorazione a determinare il conto negativo del nuovo Dpcm. Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare. Alla chiusura seguiranno disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari.
Vino, olio, carne, pesce, frutta, verdura, salumi e formaggi di alta qualità trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. Evidentemente subiranno una brusca frenata nelle vendite.
In alcuni settori, come quello ittico e vitivinicolo, la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.