Nuovo decreto: il pranzo di Natale a casa è perfetto anche a Capodanno
Il nuovo decreto Natale è un animale mitologico metà gioco dell’oca, metà risiko. Da giocare con le cartelle della tombola.
Sono stata in ambasce per ascoltare dalla viva voce di Giuseppe Conte le spiegazioni e capire cosa fare e cosa non fare nemmeno se stessi aspettando l’ultima puntata di Twin Peaks.
Onde evitare, come penso tutta l’italica popolazione, un costo aggiuntivo ai pranzi/cenoni. In soldoni, multe. Variabili anche quelle, come è giusto che sia, dai 400 ai 1.000 €. Roba che il più costoso dei cenoni dell’anno scorso diventa una bazzecola.
Sono materialista, lo so. Ma, oltre a credere fermamente che devo fare attenzione ai più fragili (e mi ci metto anche io affetta da abbondante dose di ipocondria), qui ci va anche un costo materiale.
Parliamo di vil denaro. Quello che perderà un intero settore, pardon, filiera che va dalle nocelle e i fichi al cioccolato fino al foie gras e al salmone.
Un filetto di baccalà fritto o un baccalà alla romana potrebbero diventare caro come un lingotto d’oro. Meglio evitare.
E prepararsi, tavole della legge alla mano, al cenone e al pranzo perfetto per queste Feste 2020-2021.
Dopo aver appurato che i ristoranti soffriranno – altro che se soffriranno – perché i ristori sono sì il 100%. Ma il 100% di quanto erogato ad aprile 2020. Cioè il 20% (sarà da giocare al Lotto o alla lotteria degli scontrini?) del fatturato dell’aprile 2019. Decisamente poco in linea con i fatturati del Natale.
Ma non voglio divagare e desidero prepararmi al meglio per queste feste che mi ricordano tanto il supplizio di Tantalo.
Chi va a casa di chi
Le armate sulla scacchiera sono queste.
Io con gatto.
Genitori anziani all’altro capo della città di Roma che è come dire due comuni nel raggio di 30 km con popolazione superiore ai 5.000 abitanti.
Famiglia del fratello composta da mammut, paputt e due figliutt. Panico. Il grande ha 15 anni, la piccola 8 anni e rotti.
Capacità culinarie dei soggetti.
Io: fervente adoratrice dei Trapizzino.
Mamma: oracolo del baccalà fritto e del baccalà alla romana, degli spaghetti a vongole, della minestra maritata per lascito sull’asse ereditario di parte paterna partenopea.
Cognata: abile nello spacchettamento dei Findus.
Fratello: profondo conoscitore delle tavole di Prati e dintorni.
L’unica frase che mi viene in mente è: Houston, abbiamo un problema.
Se ho capito qualcosa di questo decreto Natale, dobbiamo andare a casa della famiglia più numerosa, non contare gli anni dei ragazzi e aggiungere a tavola due ospiti.
Qui entriamo in panne. Aggiungi due posti a tavola. Ma siamo in tre pur facendo alternanza con i suoceri tra cenone della Vigilia / Pranzo di Natale e Cenone di San Silvestro / Pranzo di Capodanno. E per giunta devo pensare di trascorrere qualche ora sul Grande Raccordo Anulare per fare il servizio taxi.
Ho esposto le perplessità a mio padre che già aveva letto l’intero decreto e ha anche capito tutto, sembrerebbe.
Dialoghi del Natale da decreto
“Scusami ma non possiamo pensare che tu o la mamma restiate a casa. Vi accompagno io e poi festeggio Natale e Capodanno con il gatto”. Mi è sembrata l’unica soluzione ammissibile.
“Ho comprato le nuove FPP2 e voi starete al tavolo in cucina mentre gli altri mangiano in sala da pranzo. Poi a mezzanotte ci colleghiamo con Skype e ci facciamo gli auguri”.
“Bambina (sì, una volta – ndr), non so quanti Natali mi toccano ma ora pensiamo al 2020. A tavola possono sedersi non più di due non conviventi. Ma nel conto non vanno bambini e disabili. Io sono rincoglionito, quindi disabile e chiedo formalmente il tutoraggio per incapacità di intendere e di volere”.
“Non si può fare, stai barando e lo sai. Se dovesse accadere qualcosa non me lo perdonerei”.
“Abbiamo messo da parte i soldi della multa. Se non ci beccano saranno il regalo per voi dopo la Befana”.
“Non penso alla multa. E poi dai a Natale abbiamo sempre questionato su chi va a casa di chi. Mamma e suocera come cane e gatto. Capodanno ognuno per sé. Facciamo i moderni. Quest’anno c’è l’hashtag #natalepoesse che è la maniera gentile di dire #nataleperlicazzitua”.
“Hai ragione bambina (aridaje – ndr). Non voglio prendere una multa né creare rimorsi. Vorrà dire che mangerò il baccalà fritto pensando a te”.
“Sì hai ragione, niente trucchi”.
Ecco, mi sento più tranquilla.
Ma dove sta l’elenco dei pranzi e delle cene a domicilio? Avrei da ordinare Trapizzino con la lingua e Trapizzino con il baccalà fritto.
Buon Natale, anzi, solo Natale. Di più non mi viene.