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26 Dicembre 2020 Aggiornato il 28 Dicembre 2020 alle ore 12:33

Delivery: menu di Natale a domicilio ordinato da un giornalista rompiscatole

Delivery: un giornalista ordina a domicilio, con richieste da rompiscatole, il menu Natale del ristorante Daniel Canzian. Segue recensione
Delivery: menu di Natale a domicilio ordinato da un giornalista rompiscatole

Si è calato nella parte del cliente rompiscatole il giornalista che ha ordinato la cena della vigilia a domicilio in un ristorante di alta cucina, attrezzato per il delivery. Il ristorante è quello di Daniel Canzian, nel cuore di Brera, a Milano.

Descritto dalla Guida Michelin come “La meta di chi ama i classici italiani con qualche divagazione più estrosa, che mette nel piatto solo il meglio delle materie prime”.

Mai come nel 2020, per ragioni superflue da spiegare, il delivery è stato un servizio essenziale. Che ha portato a domicilio, in modo facile e veloce, il sapore dei nostri ristoranti preferiti. O almeno un pezzo. Ma ce lo siamo fatto bastare, visto quanto ci sono mancati i ristoranti.

Delivery: la recensione del giornalista rompiscatole

Daniele Canzian

La recensione del giornalista si può riassumere così.

Prima richiesta da rompiscatole.

Il giornalista non richiede il menu “A casa tua Natale” predisposto dal ristorante –costo 95 euro. Bensì il menu “A casa tua Tizio” per due persone. Costo 70 euro a testa. L’intenzione è chiara: risparmiare. Peraltro nessuna richiesta per la figlia. Che non vive d’aria, ma forse se la caverà con qualcosa preparato in casa.

La prima richiesta da rompiscatole viene accolta.

– Seconda richiesta da rompiscatole.

Nel menù ordinato compare il branzino, poco gradito dal giornalista. Che chiede di rimpiazzarlo con il piatto di un altro menu. Chi è pratico sa che non si chiede mai a un ristorante di mischiare i piatti dei diversi menu. Specie in occasioni tipo il cenone della vigilia.

Eppure, anche la seconda richiesta da rompiscatole viene accolta.

– Terza richiesta da rompiscatole.

Al grido di “questa è un’odiosa discriminazione”, la figlia del giornalista pretende la sua cena di alta cucina a domicilio. Accordata. Sì, però a lei il branzino piace. Cambia dunque la richiesta. Non più soltanto due menù modificati, anche uno “normale” per la figlia.

Dal ristorante fanno sapere che, figlia o non figlia, il branzino è solo per due persone. Il giornalista, davanti alla ragionevole obiezione, decide anche lui di prendere il branzino. Cambiando richiesta per la terza volta.

Con pazienza biblica anche questa richiesta viene accolta.

– Quarta richiesta da rompiscatole.

Per la verità la richiesta è più comprensibile questa volta. Il giornalista chiede se la cena arriverà già pronta o si dovrà riscaldare il cibo, preparare salse e altro.

Pronta risposta dal ristorante di Daniel Canzian.

“Riceverà un vocale direttamente dallo Chef con le indicazioni per rigenerare i piatti (si tratta principalmente di riscaldare i piatti qualche minuto in padella o nel forno)”. Cosa effettivamente avvenuta.

Accolta quindi anche la richiesta di chiarimenti.

– Quinta richiesta da rompiscatole

Alla vigilia della cena della vigilia ordinata a domicilio un nuovo dubbio assale il giornalista. “Il tiramisù alle mandorle! Avrà il caffè? O il liquore? E se poi la bambina non lo può mangiare?”.

Segue ulteriore comunicazione –siamo ormai al limite della molestia– con richiesta di eventuale cambio del dolce. Dal ristorante non si scompongono neanche questa volta.

“Il nostro tiramisù in versione natalizia non contiene né caffè né liquori.
Attendo cortesemente un suo cortese riscontro a conferma del dolce”.

Le tre conclusioni del giornalista

Delivery Canzian

Il felice epilogo grazie a una cena definita “eccezionale” nonostante la perfetta interpretazione del cliente rompiscatole, ha condotto il giornalista a 3 conclusioni.

  1. Bravo chef. Complimenti a Daniel Canzian, capace anche nel delivery di dare al suo ristorante l’organizzazione necessaria per fronteggiare la dura sfida della pandemia.
  2. Il capitale umano. Se digitalizzarsi è obbligatorio per i ristoranti che vogliono sopravvivere al virus, senza una molto umana comprensione non si gestiscono le eccezioni. Sia legittime che al limite dello stalking. Il sorriso sulle labbra, benché virtuale, è un benefit ulteriore.
  3. Il fattore giornalista. ”Visto come funziona il mondo della critica gastronomica –scrive il protagonista della recensione, devo sottolineare che in nessun momento mi sono qualificato come giornalista”. Niente favoritismi, dunque, come dovrebbe essere.
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