Bucatini: dichiarazione d’amore per la pasta migliore che c’è con classifica
Se la parola cult fosse ancora cool, i cacciatori di tendenze scriverebbero che i bucatini sono un “formato di pasta cult”. Visto che dalle prime ore del 2021 ne parlano tutti.
Anzi, meglio: “Everyone is talking bout bucatini pasta”. Perché negli Stati Uniti, l’italianissimo spaghetto con il buco in mezzo, o meglio, la sua carenza (“Bucatini shortage”), è un caso nazionale.
Ma, come dicono gli amanti delle sciatterie lessicali, facciamo un passo indietro.
Il prologo sta in un’indagine scritta con il rigore del giornalismo investigativo in pieno stile “Bucatini thriller”. Rachel Handler, estimatrice della pasta e del formato, si è fatta una domanda in apparenza senza risposta. Perché non si trovano più bucatini sugli scaffali dei supermercati americani dalla fine del primo lockdown?
Spoiler: non esiste una spiegazione sola. Ma prima di considerare le ipotesi più credibili dobbiamo dirvi, prove incontrovertibili alla mano, cosa sono i bucatini per gli italiani e cosa per gli americani. Stessa pasta, due status diversi.
Cosa sono i bucatini per gli italiani
I bucatini? Sporcano. È questo l’imbarazzo esistenziale che affligge l’italiano medio attovagliato nel ristorante chic. Capite il dramma?
Prima ancora di inforchettarlo, abbiamo già bocciato il formato di pasta più sexy mai concepito, terrorizzati dall’effetto Pollock sulla tovaglia.
Un passo indietro nel salto evolutivo dell’homo sapiens. Inesorabilmente completato dall’associazione: bucatini uguale trattoria. Anzi, bucatino. Perché il singolare collettivo chiama meglio amatriciana, cacio e pepe, cottura al dente e Felice a Testaccio.
Cosa sono i bucatini per gli americani
Se c’è una cosa tenera, sono i tentativi dell’America di ricalcare l’Italia. Trump in fondo era un Berlusconi in sedicesimo. Ma sui bucatini come piacere incalcolabile, formato glamour e pasta da ristorante fighetto gli americani sono 50 anni avanti.
Niente a che vedere con gli spaghetti. Smaccatamente banali, adatti per lo più a polpette e sobborghi.
Bon Appetit ha eletto i bucatini migliore formato di pasta del 2018. Secondo la rivista americana, per effetto della struttura ad arco, più condimento aggiungi e più ne prendono. Una pasta capace di raccogliere tanto sugo eleva qualunque piatto al livello cool.
Uno status, quello dei bucatini, che è riuscito a trasformare l’improvvisa carenza di confezioni a New York, Chicago e in seguito negli altri stati, in un dramma nazionale.
L’indagine di Rachel Handler sulla carenza dei bucatini
Prima qualche tweet e richieste informali. Poi le email mandate a importatori e produttori per capire come mai il mancato riassortimento non riguardasse altri formati.
Infine la giornalista americana si è rivolta alla NPA (come la NBA ma con la P), National Pasta Association.
Per quanto credibile, ha trovato leggerina la prima spiegazione. Cioè che nella fase di congiuntura internazionale dovuta all’emergenza sanitaria i pastifici abbiano privilegiato formati più richiesti, come penne e spaghetti. Relegando in secondo piano la produzione di bucatini malgrado la fetta consistente di estimatori.
Allora Handler si è messa a dragare il sito della FDA (Food And Drug Administration). Scoprendo che è stata proprio la potente agenzia americana per la sicurezza alimentare a bloccare alla dogana i desideri gourmet degli americani. Marchiati De Cecco, in particolare, perché il pastificio di Fara San Martino è il primo esportatore di bucatini in America.
Ragioni del blocco? Una cavillosa legislatura sui nutrienti della pasta, inesistente in Italia ma prassi consolidata negli Stati Uniti. In pratica il contenuto in ferro dei bucatini De Cecco era di 2,1 milligrammi inferiore al valore raccomandato.
Accontentiamoci di questa spiegazione. Che è attendibile, ma incompleta. Perché circoscritta alla produzione di una sola marca, De Cecco. Invece la carenza di bucatini negli Stati Uniti, come dimostra l’odierno tormento dei molti sostenitori, non è né occasionale, né limitata.
La classifica dei migliori bucatini per cambiare idea sul formato di pasta più sexy mai concepito
La morte loro. Il bello è che per farsi apprezzare ai bucatini non servono sughi complicati o il ripasso in padella. Chiunque rientri a casa affamato può prepararli in tutta semplicità. Basta un po’ di olio extravergine da mescolare al succo di un limone freschissimo, Parmigiano, prezzemolo tritato e una spruzzata di pepe.
Cavalieri
Il grano del pastificio arriva dalle colline pugliesi del nord, dove batte il sole e lo scirocco soffia costante. L’impastatura è lenta e l’essiccazione si compie sotto i 52 gradi (a bassa temperatura) per non alterare nutrienti e sapore della materia prima. Curiosità: le ruote pazze, uno dei formati più richiesti, sono citate come “inimitabili” nel film Mine Vaganti di Ferzan Ozpetek.
Prezzo: 3 € per 500 g
Gentile
Non c’è nulla di male a usare trafile in teflon. Basta sapere che alla prova del piatto la pasta risulterà vetrosa anziché scabra e rugosa. E che il sugo non verrà assorbito solo spalmato. Volete evitare? Scegliete i bucatini tra i 57 formati del pastificio: essiccati a basse temperature richiedono una cottura di 15 minuti. E oltre.
Prezzo: 3,50 € per 500 g
Verrigni
Le misure maxi e la porosità naturale, mantenuta con scrupolo lì dove la pasta prende forma –nelle trafile– trasformano questi bucatini nel più potente raccoglisugo di questa lista.
Prezzo: 3,30 € per 500 g
Mancini
In un pastificio industriale la pasta viene asciugata a temperature alte e soprattutto in fretta. Diciamo a 100 gradi in 3/4 ore. Risultato: amido e glutine si distribuiscono in maniera disomogenea. A casa la cottura ne risente: collosa all’esterno e dura all’interno. Gli ultraporosi bucatini dell’azienda marchigiana asciugano per 48 ore. Come segnala lo spiccato profumo di semola sprigionato durante la cottura.
Prezzo: 2,90 € per 500 g
Vicidomini
La sezione generosa di questi bucatoni, che permette al sugo di scivolare all’interno, rende la pasta ideale per sughi di carne e verdure. Ruvidi e porosi, profumano del grano duro pugliese che il pastificio di Castel San Giorgio (SA) preleva in abbondanza da Altamura.
Prezzo: 3,25 € per 500 g