Nuovo Dpcm: bar verso il divieto d’asporto dopo le 18, misura anti movida
Una probabile nuova misura anti-movida esce dalla riunione di Giuseppe Conte con i parlamentari delle maggioranza per mettere a punto un nuovo Dpcm.
Il divieto d’asporto di cibi e bevande imposto a bar e pub dopo le 18, a iniziare dal 16 gennaio.
Nuovo Dpcm: divieto d’asporto dopo le 18 per bar e pub
La proposta di questo nuovo provvedimento restrittivo passa per la volontà dell’esecutivo di prevenire gli assembramenti. Alla luce della consistente possibilità di una nuova ondata di contagi da Covid.
Finora, la suddivisione del territorio in zone –rossa e arancione– aveva previsto la sospensione dell’attività di ristorazione. Sempre consentita, invece, quella d’asporto fino alle 22, ora d’inizio del coprifuoco. Pur se con il divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze.
Nell’incontro, convocato per predisporre il nuovo decreto che andrà discusso domani con i governatori delle Regioni, è invece maturata la nuova proposta. Il veto per bar e pub di vendere cibi e bevande d’asporto dopo le 18, consentendo la sola consegna a domicilio.
La misura anti-movida
È un modo per scongiurare gli assembramenti e le numerose feste abusive che vengono ancora organizzate nonostante tutte le misure anti-Covid.
Il divieto, secondo le indiscrezioni raccolte dal Corriere della Sera, non dovrebbe essere esteso per ora a ristoranti e pizzerie.
Al netto di questa novità, il Dpcm in preparazione sembra recepire un nuovo indicatore per la valutazione dei contagi. Le regioni, se considerate aree a rischio, non potranno più essere inserite in zona gialla o arancione. In altre parole, basteranno 250 contagi su 100mila abitanti in una settimana per finire in zona rossa.
La misura va nella direzione di consentire maggiore libertà di manovra alle regioni più virtuose e, al contempo, di proteggere quelle non ancora sotto controllo per l’elevato numero di contagi.
Nuovo Dpcm: proroga dello stato d’emergenza
Infine, c’è un altra ipotesi sulla quale il governo sta lavorando: l’estensione per tre mesi dello stato d’emergenza. Nelle prime ipotesi la proroga avrebbe dovuto essere più lunga, ma il premier e i capogruppo delle maggioranza non vorrebbero andare oltre il 30 aprile.
L’idea, a quel punto, è di valutare una proroga ulteriore alla luce di quelli che saranno i risultati della campagna vaccinale.