Foodbeats, recensione con qualche ombra della cooking box delivery
Una parola semplice ed anglofona: foodbeats. Puoi tradurla un po’ come vuoi.
Si tratta di una recente start-up fondata da un giovane milanese, Matteo Rombolotti e dalla ex modella Claudia Galanti, sognatrice e viaggiatrice. Ma soprattutto appassionata di cucina.
Obiettivo della piattaforma è soddisfare il palato con piatti di qualità, raggiungendo il cliente in 48/72 h. Scegli, ricevi e crea è un po’ il motto.
Noi, esigenti ed intransigenti a tavola, non potevamo esimerci dal provare la cooking box.
L’ordine è facile e si conclude in pochi click. Nel giro di un paio di giorni lavorativi arriva il pacco, parzialmente refrigerato. Piatti e condimenti sono stati precotti e messi sottovuoto in una “ghost” kitchen milanese che sarebbe anche il laboratorio di idee.
Per completarli, viene messo a disposizione un QR code, dal quale poter aprire le video ricette direttamente su youtube, atte a semplificare la vita ai più.
La cucina a domicilio di Foodbeats.it
Dal menù messo a disposizione, abbiamo scelto un antipasto (per 2 persone), un primo ed un secondo. In un mix mare e terra.
Abbiamo escluso il dolce perchè erano disponibili solo il soufflé al cioccolato ed il tiramisù, quest’ultimo a nostro avviso di difficile tenuta per 48/72 ore di “viaggio”.
I piatti
Iniziamo la cena con un salmone marinato nella barbabietola, da servire su delle tortillas ed accompagnare con due salse tipiche messicane: la guacamole e la jalapeno. La prima classicamente piccante, la seconda a più dolciastra e pepata.
Marinatura a secco, tecnica utilizzata per esaltare la sapidità ed “addolcire” la grassezza del pesce.
Preparazione semplice e facile da impiattare. Taglio e marinatura del salmone davvero buoni. Proprio per questo motivo però non l’avrei accostato a salse troppo coprenti ma a qualcosa di più delicato, comunque sgrassante. Buona comunque l’idea di servire il pesce sulle tortillas.
Come primo abbiamo scelto uno spaghetto ai tre pomodori. Sugo precotto, l’abbiamo riscaldato a dovere e subito unito alla pasta, cotta al dente. Saltata e servita in modo molto semplice, anche nella presentazione.
Buona la consistenza del pomodoro, anzi dei pomodori. Condimento equilibrato. Avremmo gradito sapere quali tipologie fossero state utilizzate.
Più intrigante almeno sulla carta il secondo: una tagliata di manzo in marinatura americana con purè al tartufo. Abbiamo cotto la carne in forno per una ventina di minuti a 200 gradi e contemporaneamente fatto bollire il sottovuoto contenente il purè.
Una volta cotta, abbiamo impiattato la carne con un filo d’olio extravergine di oliva, un po’ di sale grosso per insaporirla al meglio ed infine il purè.
Nulla da dire sulla “Cube Roll”. Tenerezza enfatizzata. L’abbiamo anche spinta un po’ in cottura per verificarne la tenuta. Bel taglio e buon ritorno di succulenza. Il purè buono di sapore, meno di consistenza. Troppo liquido e di difficile impiattamento. Peccato perché l’idea del tartufo unito alla tendenza dolce della patata, per smorzare la carne, non era affatto male.
I vini in abbinamento
In abbinamento al salmone marinato abbiamo scelto un Vermentino di Gallura Superiore Docg Sciala, vigne Surrau, annata 2019. Un vino che è un’autentica rivelazione delle ultime vendemmie sarde. Una perfetta sintesi del Vermentino. Fresco e con una sapidità molto più spinta dei Vermentini sardi.
Carnoso e succoso, un degno compagno del nostro antipasto.
Allo spaghetto non abbiamo abbinato nulla, per valutare al meglio consistenza e qualità del condimento ai tre pomodori, con un tenore di acidità tendenzialmente medio alto.
Alla tagliata abbiamo invece abbinato una Barbera d’Asti Docg 2015, Bricco dell’Uccellone, dell’Azienda Agricola Braida. Un vino dal profumo ricco. Al palato complesso, di gran spessore. Morbido e persistente, lungo. Un matrimonio perfetto con il piatto, vista anche la contemporanea presenza del tartufo, dal chiaro richiamo piemontese.
Impressioni e prezzi di Foodbeats.it
Ci ha convinti la cena di Foodbeats? Ni.
Un aspetto senz’altro positivo è la freschezza e la qualità delle materie prime. A distanza di un paio di giorni invariate.
Una pecca invece la mancanza del pane. Pur vero che le preparazioni pare non avvengano in un ristorante. Ma, in un’offerta ristorativa, non può (e non deve) mai mancare. Andrebbe quanto meno surrogato che so, con dei grissini o prodotti da forno similari.
Altro aspetto che non ci ha convinti del tutto è la preparazione di alcuni condimenti unitamente alla loro consistenza. Purè e salse messicane, troppo liquide.
Ad un menù discretamente ricco andrebbero aggiunti almeno altri due dolci da poter scegliere. Ed un po’ di pasticceria secca o similari non guasterebbe.
Il prezzo. Abbiamo speso complessivamente 86 € cui vanno aggiunte 15 € per la spedizione. Equa la spesa per il salmone (16 € a porzione) e per la carne (28 €). Un po’ meno per il primo (26 €).
A nostro giudizio eccessivo, considerando che era per un solo commensale.
Insindacabile sulla critica gastronomica dei piatti, il nostro giudizio resta comunque opinabile per la questione del costo.
In conclusione, l’idea è bella, specie di questi tempi. C’è qualche ombra ma anche margini di miglioramento. Il rodaggio, pian piano, potrebbe sancirne migliori successi.
A prescindere, evviva la cucina e chi ci si dedica anima e corpo.
Per ordini e contatti c’è il sito foodbeats.it