Colomba Tiri: chissà se vale i 37,90 euro che costa nello shop online
Siamo convenuti su questa pubblica piazza virtuale, noialtri presunti esperti e voi lettori, per chiedere conto a Vincenzo Tiri del perché la sua colomba artigianale costi 37,90 euro nello shop online.
Prezzo che non offende l’intelligenza di quelli come noi, mossi dall’ostinata necessità di mangiare solo cose indimenticabili. Ma non è una richiesta da poco di questi tempi.
Vincenzo Tiri, lo sberluccicante re del panettone e della colomba
Vincenzo Tiri è il pasticciere che ha fatto il botto con il panettone, spinto da una specie di setta. Un think-thank composto dal primo livello direttivo dei più cliccati magazine gastronomici. Scatti di Gusto, Dissapore, Gambero Rosso, Passione Gourmet.
Il disegno è chiaro, fare di un ragazzone dai modi gentili lo sberluccicante re del panettone. E del borgo abbarbicato di Acerenza, dove il forno di famiglia esiste dal 1957, la turris non eburnea ma aurea di tutti i grandi lievitati, colomba di Pasqua compresa.
Missione compiuta. In pochi anni Tiri è diventato il serial classic delle ricorrenze che non stufa mai. È Natale? È Pasqua? Vecchi e nuovi guru irrorano ogni giorno nell’etere instagrammatico stories piene di procaci lievitati delle feste. Tutti comprati, manco a dirlo, nello shop online di Vincenzo Tiri.
Che lavora giorno e notte per soddisfare richieste in quantità elevate, ma a forza di panettoni aspirazionali fotografati sui social è lui stesso un influencer. Ma non un influencer frou-frou che cerca nel food contemporaneo un modo di legittimazione culturale. È opinione generale che sia molto bravo, questo anche fa la differenza.
Tiri Bakery Caffè
In mezzo, nella fortunata Potenza, c’è stata l’apertura spartiacque di Tiri Bakery & Caffè, la caffetteria con punto vendita dov’è Natale (o Pasqua) tutto l’anno.
Un bar a vetro che rasserena potentini e non con soffici brioche lavorate a tre impasti, lievitate per 72 ore. Stesso metodo che rende unici panettone e colomba, qui tagliati a fette e arricchiti da soavi cremine. Più quel ruffianissimo “Dolcecuore” (mai provato?).
Perché la colomba di Vincenzo Tiri costa 37,90 euro nello shop online
Risposta breve.
- Perché –e lo dico a voi che riempite la tavola di cose buone da sempre– avrete in cambio la cosa più buona rintracciabile alla voce colomba artigianale.
Risposta lunga e noiosa articolata in 3 punti.
- Perché è una colomba che tre fasi d’impasto rendono prosperosa come una pin-un degli anni Cinquanta. Complici 72 ore di lavorazione e la lievitazione perfettamente espressa.
- Perché è fatta con ingredienti non proprio scadenti. Burri (sì, plurale) di centrifuga nord-europei. Arancia staccia lucana candita in proprio. Bacche di vaniglia naturale del Madagascar. Uova di categoria A. Mandorle e zuccherini saldati in una glassa che non si spezza e crocchia sotto i denti.
- A me interessa meno. Ma la confezione piace ai santoni del packaging. Perché –dicono– è senza tempo, un vantaggio competitivo ora che l’estetica Instagram, tutta design moderno-nordico, avocado toast e manicaretti impraticabili ma così fotogenici, è ufficialmente superata.
Ma li vale tutti?
Chi l’ha assaggiata con me dopo una cena monacale per non essere satolli giura che sia indimenticabile. Uno non pronto psicologicamente a tanta bontà ha azzardato che è un dolce di genio e rango.
Le classifiche dei migliori panettoni, o delle colombe, si sa che lasciano il tempo che trovano (ma proprio per questo sono affascinanti, sono una specie di bibliografia del goloso). Ed ecco dunque che non solo Vincenzo Tiri è assurto a primo incantatore di lieviti, grazie ai suoi dolci regolarmente al primo posto: ma soprattutto ha superato ogni rivale anche sulla colomba di Pasqua.
Per noi tutti la risposta alla domanda del titolo è un grande sì.