Riaperture dei ristoranti in zona gialla: tutti a casa alle 22 e le altre FAQ
Pronti partenza via per le riaperture dei ristoranti in zona gialla. Sulla bilancia del confronto tra norme del nuovo decreto e le vecchie che regolavano le attività di ristorazione c’è chi perde e chi guadagna.
Il guadagno maggiore, inutile ricordarlo, è la possibilità di cenare. La perdita maggiore è per ristoranti, pizzerie e anche bar che non hanno tavoli all’aperto. Dovranno aspettare fino al 1 giugno per riaprire le sale interne. E solo per il pranzo. Parallelamente, c’è la possibilità di cenare all’aperto, ma il coprifuoco che scatta alle 22 limita l’orario di esercizio.
Nella partita tra aperturisti e rigoristi, insomma, ci hanno perso i ristoranti. L’obiettivo, ahinoi, sembra sempre quello sbagliato. Siamo passati dalla guerra del metro in meno (la distanza tra i tavoli) alla guerra dell’ora in più (dalle 22 alle 23). Il risultato politico cambia con gli esponenti di questo o di quel partito che si intestano il risultato ottenuto. Ma dall’alfiere Bonaccini che aveva issato lo stendardo del metro alla bandiera con l’orologio di Salvini, il risultato per i ristoranti è lo stesso. Azzoppati.
È una guerra che sembra impossibile da vincere. Anche perché il dividi et impera nel mondo della ristorazione sembra pagare bene. Attenzione. Non è una logica negazionista. Il virus c’è e corre, inutile negarlo. Assieme alla preoccupazione che un briciolo di libertà in più possa mettere a repentaglio l’agognata estate con minori restrizioni. Natale avrebbe dovuto insegnare qualcosa, ma purtroppo non è così.
Anticipare di due – tre settimane le riaperture dei ristoranti in zona gialla potrebbe costarci molto. Speriamo che non sia così. Ma gli appelli alla prudenza e alla responsabilità personale, sottolineati anche dagli spot della Presidenza del Consiglio, non lasciano tranquilli. Al pari delle prove generali di quel “liberi tutti” cui abbiamo assistito nell’ultima domenica di maggiori (?) restrizioni.
Riaperture dei ristoranti in zona gialla: le regole
Così, mentre imperversano le manifestazioni contro la dittatura sanitaria e si è anche fatto il paio del 25 aprile della liberazione con il 26 aprile delle riaperture, andiamo a una guerra che ha nuove regole di ingaggio.
Le FAQ in questo caso sono quanto mai utili. A partire dalla prima.
1. Si può restare a tavola fino alle 22?
No. Entro le 22 bisogna stare a casa. Quindi tocca regolarsi con la distanza che separa il ristorante dalla propria abitazione. Nonostante l’uscita della ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini sul Messaggero che ipotizzava il limite delle 22 per uscire dal ristorante, è intervenuta una circolare del ministero guidato da Luciana Lamorgese. I prefetti sono tenuti a far rispettare l’orario del coprifuoco. Con buona pace dell’idea del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che aveva ipotizzato uno scontrino-pass. Esibendo la ricevuta del ristorante sarebbe stato possibile guadagnare il tempo del rientro.
Quindi, se non volete discutere sul costo complessivo della cena, evitate il pairing con la multa. Entro le 22 tutti a casa.
Può uscire più tardi dal ristorante solo chi ci lavora. Sono coperti dalle esigenze di lavoro rispetto all’inizio del coprifuoco.
2. Cosa succede in caso di pioggia
Giove Pluvio è fuori dalle regole del CTS e dal decreto che prevede le riaperture dei ristoranti in zona gialla. Se piove, i commensali possono decidere di aprire l’ombrello o andare via.
In nessun caso è ammesso che entrino nelle sale al chiuso magari per aspettare che passi lo scroscio.
3. Assisteremo a un fuggi fuggi per non pagare il conto?
Sui social la domanda relativa alle riaperture dei ristoranti in zona gialla è rimbalzata con insistenza. Se piove come facciamo a farci pagare il conto? Qui vengono in gioco l’onore e le responsabilità individuali, c’è poco da fare. Tra l’altro è caldamente raccomandato di portare il POS al tavolo per il pagamento anche se brillano le stelle. E se fosse necessario andare alla cassa, potrà farlo soltanto un solo commensale e con le dovute distanze e precauzioni. Leggi, indossare la mascherina. Proprio come si farà per andare in bagno (per fortuna non è stata prevista l’installazione di wc chimici all’esterno).
4. Riaperture dei ristoranti in zona gialla: e i bar?
Sui manuali di giurisprudenza potrebbe entrare a pieno titolo l’esempio dei bar in zona gialla per comprendere il concetto di caso specifico. I bar sono quelli che il piatto della bilancia lo hanno ricevuto in testa. Nel senso che la regola precedente era migliore. Ora devono effettuare servizio all’aperto, ammesso che lo abbiano. Insieme ai tavoli, ovviamente.
Il bancone diventa, fino a nuova norma, un relitto del passato buono per illustrare una moda scomparsa in una parodia di Alberto Angela. Probabilmente una conseguenza dell’anticipo delle riaperture dei ristoranti in zona gialla. Ai posteri e agli studiosi l’ardua sentenza.
5. L’apericena tanto odiata salvata dal coprifuoco
Il coprifuoco sdogana senza precedenti l’apericena, orribile crasi per indicare una cosa metà figa e metà risparmio. Aborrita da tutti i gastrocritici per manifesta incapacità di regalare un percorso esperenziale, ritorna in auge per cercare di ottimizzare i tempi del servizio della cena. Al tavolo ci si siede alle 19? Per la cena a lume di sole è fuori dalle nostre più radicate ideologie. Si cena quando è buio, ma così facendo c’è solo il tempo di un veloce light dinner. Nuovo genere di menu che enfatizza le prestazioni di velocità. Altro che slow food.
6. Divieto di tavolate: massimo in 4
Non vedevate l’ora di sedervi tutti insieme per brindare alla ritrovata libertà. Soprassedete su qualsiasi cosa contenga il germe della festa e conseguentemente dell’assembramento. A tavola si può stare massimo in 4. Di più solo se si è conviventi e ci si assume la responsabilità della dichiarazione parentale.
Ai ristoranti tocca conservare per 14 giorni le generalità (con telefono) nel caso di tracciamento. Operazione che richiama al massimo la ricerca indiana delle orme in un film western, ormai. Ma la regola va rispettata.
7. Obbligo di prenotazione
Tra tante regole, divieti e date, manca l’unica statuizione che avrebbe favorito ristoranti e pizzerie: l’obbligo di prenotazione. Direte, una rottura in meno. Sbagliato. L’unico sistema per ottimizzare il tempo del servizio è avere un tempo certo e regolarsi sugli afflussi.
La solita solfa della prenotazione va bene per gli stellati non funziona. Anche la micro pizzeria con 4 tavoli in croce se ne avvantaggerebbe. Ma la voglia anarchica sicuramente prenderà il sopravvento. Fatene voi una regola. Al pari dei clienti che mai come in questo momento dovrebbero aiutare i ristoratori evitando improvvisate, file ed assembramenti, show down.
8. La distanza tra i tavoli e i plexiglas
Anche all’esterno va rispettata la distanza di un metro tra tavolo e tavolo. Nel complesso gioco di disegnare un layout sicuro su una pedana 5×5, ricordate che i famigerati plexiglas o, meglio, le pareti in vetro, possono aiutarvi. Per distanziare di meno i tavoli e offrire un minimo di riparo in caso si alzi la bora sui vostri tavoli. Chi li ha messi nelle sale interne già dall’anno scorso, ha regalato ai propri clienti sicurezza, ambiente ovattato e a se stessi qualche posto in più.
La barriera funge anche da avvertimento silenzioso: l’emergenza non è passata. Meno lavoro in chiacchiere per gli addetti alla sala nei confronti di clienti recalcitranti a disinfettare le mani e a indossare la mascherina per il cambio acqua.
9. La conquista dello spazio all’aperto
Entrare nella mappa dei ristoranti e delle pizzerie all’aperto a qualsiasi latitudine è l’obiettivo contingente. È possibile utilizzare i marciapiedi e le strisce blu o bianche dei parcheggi? Sì, ma bisogna avere l’autorizzazione dall’ente comunale di concessione. Fipe e ANCI, cioè l’Associazione dei Comuni, stanno lavorando a un protocollo condiviso per evitare il mostro della burocrazia. Il consiglio è evitare di affidarsi all’amico del cugino per la richiesta.
Tenete anche conto che fino a giugno è stata sospesa la tassa per l’occupazione del suolo pubblico. E c’è anche l’intenzione di concedere una proroga. Richiedete lo spazio pubblico perché a giugno allo stato della norma il servizio al chiuso è possibile solo a pranzo. Mal che vada, avrete l’opzione della combo chiuso – aperto. E potrete sfruttare al massimo le riaperture dei ristoranti in zona gialla.
10. Il meteo e il calendario prossimo futuro
Sugli schermi dei telefonini dei ristoratori ha sempre campeggiato l’app del meteo. Ora avremo la perfetta coincidenza tra ingredienti di stagione e stagionalità dei tavoli. Ma date un occhio anche al calendario e ai colori della regione. In zona arancione e in zona rossa restano in piedi le norme che consentono l’asporto fino alle 22 (tolto il tempo per fare rientro a casa) e le consegne a domicilio.
Poi c’è la vexata quaestio delle nuove libertà da riconquistare che vanno sotto il paragrafo “riaperture graduali”. L’assunto del rischio ragionato è che si continui a stare in zona gialla, perché in zona arancione e in zona rossa non si potrà mangiare nelle sale all’interno fino al 31 luglio. Nemmeno a pranzo. Il 31 luglio è la data di scadenza (attuale) dello stato di emergenza.
È stato annunciato che a metà maggio ci sarà un nuovo monitoraggio per stabilire se sarà possibile posticipare il coprifuoco o anticipare l’apertura delle sale al chiuso. Nella migliore delle ipotesi, in zona gialla si potrà cenare fino alle 23. E si potrà pranzare al chiuso.
Meglio tenerlo a mente e stendere un planning con i costi e i ricavi prima di riavviare l’attività. O dichiarare guerra seguendo il politico di turno. Nel cassetto trovereste solo le loro promesse e non certo gli scontrini che servono a reggere la vostra attività.
Purtroppo sono le regole non scritte delle riaperture dei ristoranti in zona gialla.