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29 Aprile 2021 Aggiornato il 20 Giugno 2021 alle ore 10:42

Apre Carlo al Naviglio. La lunga storia tra Cracco e i bistrot a Milano

Cracco apre a Milano Carlo al Naviglio, nuovo bistrot con prezzi accessibili, orari lunghi e cucina liquida. Storia dello chef con i bistrot
Apre Carlo al Naviglio. La lunga storia tra Cracco e i bistrot a Milano

È una lunga storia quella tra Cracco e i bistrot aperti a Milano, che sta per vivere un nuovo capitolo con l’inaugurazione di Cracco al Naviglio. Locale ambientato in uno spazio gigantesco, soprattutto nella parte all’aperto, con tanto di edificio storico annesso, oggi hotel 4 stelle.

Ripercorriamola insieme per capire come lo chef vicentino –sempre discusso ma sicuramente tra i più noti d’Italia– ha modificato la formula dei bistrot francesi, adattandola alla realtà di Milano secondo le regole della cosiddetta “bistronomia”. Ovvero cucina raffinata a prezzi abbordabili, in ambienti piacevoli e informali.

Cracco a Milano con Carlo e Camilla in segheria, febbraio 2014

Carlo e Camilla in segheria tavolo

I nomi scelti da Cracco per i suoi bistrot di Milano fanno pensare a una serie di tendenza su Netflix, solo che cambiano leggermente con il passare delle stagioni. Nel caso dell’ex giudice di MasterChef si modificano di poco, apertura dopo apertura.

Il locale di via Meda, in zona Tibaldi, inaugurato il 22 febbraio 2017 e aperto dalle 18 alle 2 di notte, è il primo nella proficua relazione di Cracco con questo particolare format di ristorazione. Se “Carlo” è senza dubbio lo chef veneto, il riferimento a “Camilla”, che evoca la coppia di reali inglesi, nessuno l’ha capito mai del tutto.

La segheria, invece, è una ex fabbrica per la lavorazione del legno. Spazi enormi dove regnano due lunghi tavoli comuni a ”T” da 60 posti circa, manifesto programmatico del bistrot, e lo stile post-industriale tutto travi a vista, muri scrostati e mattoni. Eleganti, invece, in contrasto con i tavoli spogli e senza tovaglie, i lampadari in vetro e le sedie di design.

Socia di Cracco nel suo primo bistrot a Milano è la proprietaria dei muri, Tanja Solci, mentre il gestore è il cognato dell’ex giudice di MasterChef: Nicola Fanti da Sant’Arcangelo di Romagna, fratello della moglie Rosa.

In cucina ci sono due giovani componenti della brigata di Cracco, Simone Gobbi e Emanuele Pollini, protagonisti di una cucina semplice, raffinata anche se non apprezzata da tutti. Per cenare si superano facilmente i 50 euro, prezzi non da tipico bistrot francese, ma è la zona bar a diventare la vera attrazione della festa. Grazie agli impeccabili cocktail di Filippo Sisti, all’inizio ispirati agli anni Trenta e Quaranta.

Carlo e Camilla in segheria è al momento chiuso per mancanza di spazi all’aperto.

Cracco a Milano con Garage Italia, novembre 2017

Carlo Cracco e Lapo Elkann

Una ex stazione di servizio Agip Supercortemaggiore costruita su due piani nel 1953 in piazzale Accursio, rappresenta la nuova presenza di Cracco a Milano. Bordi arrotondati e tettoie spioventi dominate da un aereo da turismo.

La sede di Garage Italia, centro stile per progetti personalizzati di tutto quanto possiede un motore, voluto da Lapo Elkann, eccentrico rampollo della famiglia Agnelli, è un vero spettacolo. La ristrutturazione affidata all’archistar Michele De Lucchi, prevede anche un piano interrato e un terrazzo con giardino tropicale. In questo caso, l’immancabile cocktail bar è la scocca di una Ferrari 250 GTO.

Il menu del locale, aperto dalle 9:30 alle 2, è seguito da Gabriele Faggionato, cuoco giovane proveniente dalla brigata di Cracco, vicentino come lui. È organizzato intorno ai piatti della cucina regionale italiana, declinati secondo le preferenze della famiglia Agnelli. Per una cena completa si spendono circa 70 euro.

Ecco allora il “risotto dell’Avvocato”, con burro affumicato e scampi arrosto. O le “tagliatelle Millemiglia”, con coda di manzo e rucola. O ancora il vitello brasato con crema di pastinaca, che diventa la “guancia Maranello”.

Purtroppo le cose nel nuovo bistrot di Cracco a Milano, o forse tra i due soci, non funzionano come previsto. La società chiude il 2018 con un passivo superiore a 550mila euro. 

Ad aprile 2019 arriva l’annuncio che la joint venture tra Lapo e Carlo Cracco si conclude, in apparenza senza dissidi tra i soci. Il controllo di Garage Italia passa al 100% nella mani di Lapo Elkann, lasciando libero Cracco di dedicarsi a nuovi e imminenti progetti.

Cracco in Galleria, Febbraio 2018

Cracco in galleria dehors

Il faraonico spazio distribuito su 5 piani nei pregiati ambienti della Galleria Vittorio Emanuele, a pochi passi dal Duomo, non sono etichettabili come bistrot. Anche se al momento, funziona soltanto il Café al piano terra, il solo dotato di veranda.

La citazione del mega ristorante Cracco in Galleria di Milano in questo pezzo, serve solo a rimarcare la verve imprenditoriale che ha segnato gli anni post MasterChef di Cracco.

Carlo e Camilla in Duomo, Aprile 2019

carlo e Camilla in duomo insegna

Ufficialmente fuori da Garage Italia, Cracco riapre il locale bunker di via Hugo, a Milano. Lo stesso che per 10 anni, dal 2007 in poi, ha fatto da quinta alla sua evoluzione di chef. Quello che era ufficialmente il ristorante di Cracco prima che il trasloco in Galleria diventasse realtà nel febbraio 2019.

Un ritorno alle origini nel nome della discontinuità. Non solo tra le portate del menù. Nel locale che fu Cracco Peck, ora riconoscibile all’ingresso per un’insegna blu al neon, spicca il nuovo allestimento metropolitano dominato dai toni scuri. Tra specchi, opere di street art, pareti dipinte e gli enormi lampadari, si pavoneggia l’immancabile tavolo sociale, senza tovaglie, capace di mettere insieme numerosi commensali.

Guardati a vista dai clienti che preferiscono sedersi su una doppia fila di scalini per sorseggiare un cocktail o gustare l’aperitivo. In linea con le tendenze più recenti, l’orario del bar è no stop, si parte a colazione per arrivare al dopo cena.

Gabriele Faggionato, braccio destro di Cracco appena uscito da Garage Italia, assegna nomi curiosi ai menu degustazione da 4 portate –prezzo 60 euro– che confeziona per il bistrot. “Milanese Imbruttito”, per esempio, comprende vitello tonnato con capperi di Pantelleria, risotto con ossobuco, tiramisù con cardamomo.

Anche Carlo e Camilla al Duomo, altro bistrot di Cracco a Milano, è al momento chiuso per mancanza di dehors.

Carlo al Naviglio, maggio 2021

carlo al naviglio interno

L’ennesima avventura del Cracco imprenditore a Milano, fedele alla formula bistrot, ci porta sul Naviglio Grande. A piazza Negrelli, zona San Cristoforo, dove si trova il capolinea del tram numero 2, per spiegarci con i milanesi più giovani.

Agli altri basterà nominare il leggendario Ca’ Bianca, già rifugio del popolo della notte, attirato dal jazz (ci ha suonato perfino Chet Baker), dal cabaret e, ovviamente, dal fascino del Naviglio.

Nella nuova avventura Cracco è socio di Dino Scaggiante, veneziano, imprenditore alberghiero e proprietario di un complesso che definire locale è riduttivo, visto che comprende anche una parte destinata a hotel ambientata in una villa del Seicento.

L’immenso spazio all’aperto

Basti considerare l’immenso spazio all’aperto, visibile dal portone in legno che resta sempre aperto. Oltre duemila metri quadrati capaci di ospitare fino a 200 coperti, per la cena o l’aperitivo, distanziamento permettendo. Tutto tra giochi d’acqua, piacevoli spazi verdi, tettoie anti-pioggia e vetrate apribili.

Oltre al gigantesco dehors sul Naviglio, ecco gli ambienti per gli eventi, le cucine capienti, il dedalo di stanze e stanzette, comprese quelle del fumoir e del camino.

Per l’arredo della parte bistrot, che aprirà da lunedì a domenica a pranzo, cena e per aperitivo, si è fatto abbondante ricorso a quelli di Carlo e Camilla in segheria. Prevedibile aspettarsi anche sul Naviglio un’atmosfera simile, completata da sedute e divanetti Cappellini disegnati da Jasper Morrison, grandi lampadari, maxi tavoli, lunghi e bianchi.

Chef di Carlo al Naviglio è Luca Pedata, 32 anni da Napoli, già responsabile della brigata di Carlo e Camilla in Segheria. Il menu punta sui classici della cucina italiana modernizzati, presenti anche menu fissi per i gruppi più numerosi.

Non può mancare una nutrita carta dei drink per cui è stata ideata la definizione di “cucina liquida”. Nel senso che i cocktail del locale verranno preparati usando tecniche prese in prestito alla cucina.

La componente albergo di Carlo al Naviglio è una struttura chiamata Excel Naviglio con oltre 50 camere e 7 suite, classificata 4 stelle.

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