Vino. Il nuovo Sagrantino di Giampaolo Tabarrini è rivoluzionario
Giampaolo Tabarrini basta incontrarlo una volta per capire di avere davanti un vignaiolo che alla passione travolgente con cui lavora abbina una visione del Montefalco, e del Sagrantino, che non ha uguali.
L’elezione a nuovo presidente del Consorzio Vini di Montefalco, dopo una colonna come Filippo Antonelli, fa pensare che avrà anche gli strumenti per rinnovare profondamente il territorio.
Lo dicono le sue parole a commento dell’investitura, in breve “valorizzare, promuovere e tutelare le nostre eccellenze territoriali legate alla vitivinicoltura. La mia idea, perciò, è quella di introdurre elementi di rinnovamento nella gestione del Consorzio. È l’epoca che viviamo, quella della ripartenza, che ci impone il cambiamento”
Il rinnovamento in fondo l’ha già in casa. Vignaiolo di varie generazioni, ha preso in mano l’azienda negli anni Novanta. E le sta regalando un’anima moderna, sostenibile, ecologica e contemporaneamente molto legata alla tradizione del territorio.
Si trova in località Turrita, e non copre un’estensione enorme, come è d’altronde comune nella zona. Sono 15 ettari vitati, di cui 6 a Sagrantino e 4 a Trebbiano Spoletino, il restante a Sangiovese e Barbera. Per un totale di 60mila bottiglie circa prodotte ogni anno.
Un’azienda moderna e sostenibile
Eppure non c’è sforzo che non sia stato disposto a mettere in campo per conseguire l’eccellenza assoluta, sotto tutti gli aspetti.
La nuova cantina, ancora da terminare, nasce come risposta alla crescita del turismo del vino. 5000 mq su tre piani, pensati con grandi spazi implementati con tecnologie all’avanguardia, per accogliere e mostrare cosa significa fare vino e sagrantino da Giampaolo Tabarrini.
Che – come è chiaro sin da subito – non è un nome, ma una squadra affiatata composta da tanti cuori, dai famigliari ai collaboratori, e naturalmente l’enologo Alessandro Meniconi. Tanto che in un paio d’ore di chiacchierata non gli ho sentito usare altro che il ‘noi’.
Il progetto prevede di raggiungere l’autosufficienza energetica a breve. Per ora stanno ancora creando lo storico dei consumi per misurare il reale fabbisogno e tarare infrastrutture e investimenti. Che si contano già in una quindicina di milioni di euro.
La parte dell’accoglienza è ampia, illuminata quanto più possibile dalla luce solare. E costeggiata da un lungo bancone-cucina per le degustazioni, pranzi e cene, affidato a sua moglie Federica. Quando si scende in cantina, poi inizia lo spettacolo.
Domotica al servizio del vino
La bottaia e la barricaia si estendono per lunghi corridoi gestiti a livello di illuminazione e umidità. Luci intercambiabili, atmosfere oniriche e temperature gestite da una centralina elettronica (che si pilota via tablet), che controlla le uve a partire dalla vigna per garantire al vino le migliori condizioni di riposo e affinamento.
I dati raccolti vendemmia dopo vendemmia sono elaborati per estrarre i parametri ideali per le uve Tabarrini, parcella per parcella. Una tecnologia di precisione al servizio dell’identità territoriale.
Già dal suo blasonatissimo bianco dell’Umbria, Adarmando, un Trebbiano Spoletino 100% (che non appare in etichetta perché siamo fuori dalla Doc Spoleto), dedicato al nonno Armando, si capisce l’attenzione di Tabarrini per il territorio. Rese basse, fermentazione naturale, un bianco da lunghissimo affinamento e dalla personalità sorprendente, che fa incetta di consensi.
Non è quindi un caso se il Sagrantino di Giampaolo Tabarrini si porta a casa i massimi riconoscimenti da tutte le guide.
Sono tre le vigne che diventano altrettante etichette, Colle Grimaldesco, Campo alla Cerqua e Colle alle Macchie, diverse per esposizione, suolo, caratteristiche climatiche.
Le vigne di Tabarrini sono disposte lungo un canalone che convoglia vento ininterrottamente. E qualche metro più su o più in là fa già la differenza.
Il Sagrantino di Giampaolo Tabarrini è rivoluzionario
Ma col Sagrantino Giampaolo Tabarrini ha intenzione di fare anche altre cose. Sta brevettando un nuovo sistema di vinificazione, in acciaio e con le bucce, che sarà presentato (se tutto procede come deve) al Simei del 2023.
Perché un nuovo sistema? Perché è un Sagrantino rivoluzionario quello che uscirà da quelle botti d’acciaio. Trasparente come un pinot nero e pronto (sì, pronto!) dopo pochi mesi di affinamento.
Spillato direttamente dal serbatoio e assaggiato, un Sagrantino di 7 mesi dalla beva sorprendente, intrigante, di note fruttate e balsamiche, di violetta, frutti di bosco, e soprattutto, con i tannini perfettamente domati.
Non esiste ancora in commercio, e non si sa nemmeno con quale etichetta sarà proposto. Né con quale nome visto che l’attuale disciplinare del Sagrantino di Montefalco è piuttosto rigoroso in quanto a tempistiche di vinificazione e affinamento.
Sono 30 mesi minimo per il base, due anni e mezzo di capitali fermi in cantina. Che poi sono solitamente di più. Un Sagrantino di nuova annata per esprimersi ha bisogno di molto più riposo. Sono poche le aziende che immettono sul mercato Sagrantini di ‘soli’ 30 mesi, pur consentendolo il disciplinare.
Questo no. Questo sagrantino di Giampaolo Tabarrini dopo nemmeno un anno ha già tutte le caratteristiche per diventare una star. Beva elegante che non esige particolari abbinamenti per essere apprezzata, e soprattutto consente di rientrare in breve tempo almeno di parte degli investimenti di produzione.
Resta da vedere come reagirà il mondo del Sagrantino tradizionale a questa rivoluzione.
Ma con Tabarrini nuovo presidente del Consorzio di Tutela aspettiamoci di sicuro qualche sorpresa.
Azienda Agricola Tabarrini Giampaolo. Loc. Case Sparse n.58/C – Fraz, Turrita (Perugia). Tel. +390742379351