Umbria. Le 5 migliori cantine per un weekend tra Spoleto e Montefalco
Complice la stagione ancora mite, settembre è il momento di ritagliarsi momenti piacevoli, magari con un weekend in Umbria tra cantine e borghi. Il minitour tra Spoleto e Montefalco copre una distanza complessiva inferiore a 50 km, ma così densi di storie e di esperienze da sembrare molti, ma molti di più.
Due sole province (Terni e Perugia) e ben 15 denominazioni d’origine per l’Umbria, un territorio dove olivo e vite hanno trovato un ambiente ideale già dai tempi degli etruschi. La morfologia è per lo più collinare, con diversi profili climatici ma comunque con buone escursioni termiche, estati calde e inverni rigidi, una giusta umidità e laghi che contribuiscono alla ulteriore caratterizzazione dei vini.
Il passato medievale parla ancora oggi dalle torri di avvistamento che punteggiano il paesaggio, borghi in pietra, castelli e città cinte con bastioni, mura e feritoie. E tra loro, a contendersi gli sguardi, cantine antiche e moderne, vigneti a perdifiato, delimitati da strade bianche battute che invitano all’esplorazione. Per apprezzare tanta ricchezza ci vuole un approccio slow, bisogna lasciarsi portare. Partiamo?
1. Fattoria ColSanto
Da Bevagna, su via di Montarone, a pochi minuti dal centro del paese si apre il vialetto costeggiato dai filari, che conduce a un casolare del 1700, elegante e sobrio. Dal 2001 è proprietà di Livon, una delle aziende vinicole più importanti del Collio, che ha deciso di investire nella Docg Montefalco per arricchire il catalogo con rossi importanti e prestigiosi.
La parte a vigneto ammonta a circa 20 ha, coltivati a Sagrantino, Sangiovese, Montepulciano e Merlot, ma anche a Trebbiano Spoletino, altra eccellenza locale (che però in questa parte di territorio non può comparire in etichetta, essendo fuori dalla doc Spoleto). Nell’ambito delle referenze di tradizione, Livon comunque sperimenta: legno, coccio pesto, anfora e clayver sono tutti impiegati per esplorare le potenzialità di queste uve.
Il Montefalco Rosso, blend di Sangiovese e Montepulciano è già un bel biglietto da visita. Ampio e morbido, sosta sulle bucce per 15 giorni, e poi fermenta e matura in legno (botte grande per il 70%) e in acciaio per la restante parte.
Con il Cantaluce, da tre diversi cloni di Trebbiano Spoletino da vigne di circa 40 anni iniziamo a salire di livello. Sulle fecce fini per 7/8 mesi, parte in barrique nuove e parte in botte grande, è un bianco che si fa notare, sia per il corredo aromatico che spazia dai fiori di camomilla alla frutta esotica, dalle note leggermente fumé e smaltate a una bocca di carattere, intensa e assertiva che non teme abbinamenti importanti.
Il Sagrantino, poi, qui si sdoppia. Alla versione tradizionale – l’annata 2015 è davvero una gran bella beva, di spezie, liquirizia, viola e bosco – se ne affianca una ‘sperimentale’ che prevede l’eliminazione dei vinaccioli dal mosto in fermentazione. Senza snaturare un vino di per sé importante, l’idea è di conferirgli una migliore bevibilità e contribuire alla sua diffusione. L’annata 2017 affina in barrique di rovere ma resta comunque molto fresco, con il frutto ancora in primo piano. Mora, amarena, fiori, pepe e fumo di pipa, tanta struttura ma anche tanta eleganza.
Si finisce in bellezza con il Montarone, il Sagrantino passito che da queste parti è un must-have. La 2015 è da non perdere, per equilibrio e intensità. E poi con la grappa (di Sagrantino), tra le migliori che abbia assaggiato.
Volendo, l’ospitalità di Fattoria ColSanto prosegue nelle bellissime camere con formula bed& breakfast.
Fattoria Colsanto. Via Cantalupo, località Montarone, Bevagna (Perugia). Tel. +390742360412
2. Cantine in Umbria: Scacciadiavoli
Tornando verso Montefalco, e prendendo la SR316, a 15 minuti si raggiunge Cantina Scacciadiavoli, una delle più antiche aziende vinicole della zona. L’attività risale alla seconda metà dell’Ottocento, voluta dal principe Ugo Boncompagni Ludovisi, a cui si deve l’impianto di uve da taglio bordolese e l’impostazione delle tecniche di cantina.
Dopo diversi passaggi di proprietà, nel 1954 è approdata nelle mani della famiglia Pambuffetti di Foligno, e oggi sono i cugini Liù e Jacopo, la quarta generazione di vignaioli, a gestire l’azienda. Scacciadiavoli è grande, i suoi 40 ettari vitati coprono sia la Docg Sagrantino che la Doc Spoleto, per un totale di circa 250mila bottiglie l’anno. Le referenze sono molte, declinate sui vitigni di zona, quindi Sagrantino e Sangiovese, ma anche il Grechetto e naturalmente Trebbiano Spoletino.
Posto di indiscutibile bellezza, una cantina su quattro piani di cui uno interrato per sfruttare la gravità, parzialmente scavata nella collina. Risale alla prima concezione del Boncompagni Ludovisi, con barricaia infinita e l’antica botte a muro da 1100 hl che ancora oggi viene usata per il Montefalco rosso.
Da non perdere le bollicine metodo classico, tre referenze con base Sagrantino vinificato in bianco, di cui una celebrativa.
Il Brut è sagrantino 85% e Chardonnay 15%, fresco, minerale, con le note fiorite di camomilla che giocano con sentori agrumati caldi, di cedro e ananas. Il Brut Rosé è 100% Sagrantino, sta sui lieviti 24 mesi e sprigiona note fresche di melograno, mela annurca, bacche di bosco fresche, un sorso piacevolissimo ed elegante. Il Rosé pas dosé (sagrantino 85% e Chardonnay 15%) vuole celebrare i 10 anni delle bollicine Scacciadiavoli, tanti quanti affina sui lieviti: cremoso, con note di pasticceria, di zenzero, di frutta secca, si presenta di bella struttura e intensità.
Sul piano dei fermi, oltre al Sagrantino e al Montefalco Rosso, ottimi esempi delle denominazioni della zona, molto interessante è il Trebbiano Spoletino (che rientra nella Doc Spoleto) vinificato in anfora, elevato in anfora e botte per 9 mesi, e poi bottiglia. Canta le potenzialità del Trebbiano Spoletino, è un vino intenso, speziato, da assaporare con calma, per consentirgli di sprigionare tutto il suo bouquet.
Notevole anche il bistrot della cantina, con cui giocare ad abbinare le bottiglie. La mano è di Giulio Gigli, che da pochissimo ha aperto il suo ristorante Une, a Capodacqua, vicino Foligno.
Cantina Scacciadiavoli. Località Cantinone, 31. Montefalco (PG). Tel. +390742371210
3. Cantine in Umbria: Colle Ciocco
Da Scacciadiavoli ci dirigiamo verso Montefalco, per incontrare, poco prima delle mura cittadine, Colle Ciocco, di Lamberto ed Eliseo Spacchetti. Cantina famigliare per atmosfera e accoglienza, si estende per 22 ettari – di cui 14 vitati – lungo i pendii di dolci colline, a 400 metri slm.
Si coltivano il Sagrantino, il Sangiovese, il Grechetto e il Trebbiano Spoletino, ma anche il Viognier, che qui trova una sua collocazione nel loro Clarignano, 20% in blend con il Grechetto, per un bianco secco e accattivante, fresco e non impegnativo, in cui le note fiorite del viognier vanno ad ampliare il corredo del Grechetto.
Torna anche per il 20% nel Montefalco Doc Bianco, stavolta insieme al Trebbiano Spoletino (oltre a un 10% di Chardonnay), elegante, fresco ma già con un pelo di complessità in più rispetto al precedente, sapidità e persistenza.
Ma è il Tempestivo (in etichetta Trebbiano Spoletino 100%, rientra nella Doc Spoleto) che mi ha conquistato, per una grazia e intensità notevoli. Criomacerazione delle uve, diraspatura soffice e via in acciaio, dove il mosto fermenta e resta sulle fecce per 3 mesi. Poi bottiglia per altri 3.
E’ nelle uve la magia, non nelle tecniche di cantina, e questo è un vino da sorseggiare con calma, per apprezzare tutte le sfumature di cui si ammanta nel calice. Frutta gialla, matura e tropicale di pesca e ananas all’inizio, che virano sul cedro e il lime, mentre un che di zafferano inizia a farsi strada, man mano che la temperatura aumenta. Mandorla, lieve fumé, e rosa essiccata chiudono l’esperienza, insieme a un sorso lungo, equilibrato e gratificante (l’annata è la 2019). Si abbina bene con carne bianca, formaggi, pesce cucinato, ma anche da solo ha il suo perché.
Prima dei rossi della zona, interessante anche il Brixio, Umbria Igt rosato a base di Sangiovese (70%) e Sagrantino (30%) con le sue note di frutti rossi freschi e roselline che vengono spiazzate da una bocca intensa e sorprendentemente strutturata.
E’ il preludio al Montefalco rosso, blend di Sagrantino (70%), Merlot e Sangiovese (15% ciascuno). L’annata 2016 mi colpisce per il bouquet finissimo e intenso, che inizia con la frutta di bosco, la ciliegia e vira verso il tabacco da pipa, la buccia d’arancia e il karkadè, mentre fresia e violetta fanno capolino. La bocca è giovane e fresca, asciutta e schietta, tonda, lunga, con sentori balsamici di eucalipto e mentolo in chiusura.
Con il Sagrantino si sale ancora di qualità. L’annata è superlativa (2015) e si ritrova nel calice, che attacca intenso di marasca ma ancora giocato sulla freschezza, con la scorza d’arancia che stempera la dolcezza della violetta. Freschezza confermata in bocca, ancora giovane, con tannini percepibili ma piacevoli, e un sorso lungo che lascia ricordi di pout pourri, di cannella, noce moscata ed eucaliptolo. Un Sagrantino elegante da tenere in cantina e stappare a distanza di qualche anno per la curiosità di vedere come evolverà. Perché evolverà.
Dopo il Sagrantino, però, c’è la specialità della casa, il Sagrantino passito. Che è già stupendo da vedere in fase di lavorazione, con i grappoli ben distesi ad appassire sui graticci. Da assaggiare è ancora più appagante. La 2012 si presenta con profumi di amarena e di nocciola, una bocca pulita, elegante ed equilibrata, decisamente fresca anche per un vino passito.
E per chiudere in bellezza, Colle Ciocco ha anche due grappe da vinacce di Sagrantino, che vengono distillate da Berta, in Piemonte. La barricata è buona, ma la bianca, con le sue note di pera e mela annurca, per me stravince.
Colle Ciocco. Via Benozzo Gozzoli 1/5. Montefalco (PG). Tel. +390742379859
4. Cantina Ninni
Si passa per Montefalco, lungo le antiche mura, per imboccare la provinciale 455 verso Spoleto. Pochi chilometri e si arriva a Località Terraia, dove Gianluca Piernera ha costruito la sua seconda vita. Da elettricista a vignaiolo con una visione molto precisa, ha acquistato terreni e vigne e dato forma a Cantina Ninni, una delle realtà più giovani ma anche più affermate del territorio.
Arrivare da Gianluca è come ritrovarsi nel romanzo di Richard Adams La collina dei conigli: orecchie e codine saltellanti praticamente ovunque. Sono i custodi dell’equilibrio biologico delle vigne, che non hanno mai visto prodotti di sintesi, diserbo o altre scorciatoie chimiche.
Quelli di Cantina Ninni sono vini fatti con l’uva, come ama ripetere Gianluca. Comprata la casa nel 2006, trovata la vigna, e anche una vocazione. Oggi ha 12 ettari di proprietà più 1,3 ha in affitto da cui deriva il Poggio del Vescovo, il suo Trebbiano Spoletino 100%, vinificato in acciaio con bassissimi solfiti aggiunti. Giallo paglierino, schietto, sapidissimo e lungo, dall’attacco vinoso e deciso, un vino naturale nella miglior interpretazione del termine.
I terreni hanno una componente argillosa prevalente per i primi 50 cm. Poi a un metro ci sono marne che danno finezza e profumi, e le viti di Cantina Ninni sono vecchie abbastanza da approfittarne. Alcune arrivano anche a 80 anni, e sono ancora a piede franco, non intaccate dalla fillossera che ha decimato la viticoltura a inizio Novecento.
Da quei terreni Gianluca ricava le uve per il suo Misluli (dal nome di sua figlia Ludovica), Umbria IGT, blend di Procanico e Malvasia lunga non aromatica. Una vigna che ha trovato e che ha deciso di riportare alla sua miglior espressione.
Misluli macera sulle bucce per 60 giorni. E’ un orange a tutti gli effetti, intenso, complesso, con note salmastre che stemperano la frutta gialla, la mandorla, la citronella, il pompelmo e donano persistenza e pulizia.
Con una filosofia come la sua, Gianluca non poteva esimersi dallo sperimentare con il metodo ancestrale, che peraltro gli riesce benissimo.
Due le referenze, un bianco l’Edoardo, 100% Trebbiano Spoletino imbottigliato durante la fermentazione. Esce con la sua naturale acidità, il profumo del sambuco, della susina, qui ancora lievemente acerba, piacevole, fresco e goloso.
Come anche il Pilurusciu, l’ancestrale da Sangiovese 100%, che ritorna nelle note di fragolina, ciliegia rossa, sensazioni lievemente tanniche al sorso, che è asciutto e accattivante. Qui i solfiti aggiunti sono pari a zero.
Da viti vecchie a piede franco è anche il Diavolacciu, un blend in vigna vecchia di Sangiovese, Montepulciano e Barbera e… basta. Non chiarificato (come tutti gli altri vini di Gianluca), con una minima aggiunta di solfiti.
Fermenta in rovere (lieviti autoctoni, ovviamente), poi se ne va direttamente in barrique per 9 mesi, prima dell’ulteriore affinamento in bottiglia.
Un po’ scontroso all’inizio, lasciategli il tempo di abituarsi al calice, e regalerà sensazioni sovrapposte di frutta rossa, di china, mirto, fiori scuri, pepe e cenere. Una bocca intensa, appena tannica, di struttura e personalità, che chiude con componenti balsamiche ed erbe essiccate. E ancora tanto tempo davanti.
Quelli di Gianluca Piernera sono vini di carattere, fatti con estrema cura sia in cantina che in vigna, con rese bassissime. Che è l’unico modo di fare il vino naturale buono, pulito e senza difetti. Il prezzo, leggermente superiore alla media, è più che giustificato.
Cantina Ninni. Località Terraia, 61. Spoleto PG. Tel. +393355450523
5. Cantine in Umbria: Colle Uncinano
Meno di 10 km in direzione di Spoleto, e si inizia a scorgere il mulino del 1500 ristrutturato e riadattato ad agriturismo che oggi è parte del complesso di Colle Uncinano. Cantina, ristorante e resort con piscina in mezzo alla natura.
L’area vitata si estende per 20 ettari sulle pendici dei colli Martani, a circa 350 metri slm, e in posizione tale da garantire correnti d’aria ed escursioni termiche, che unite alla presenza di marne argillose nel sottosuolo favoriscono complessità e longevità dei vini. Che sono parecchi, anche se declinati sui vitigni tipici del territorio. Sangiovese, Merlot e Sagrantino per i rossi, Grechetto e Trebbiano Spoletino per i bianchi, con l’eccezione di Sauvignon Blanc e Marselan (incrocio di Granache e Cabernet).
Partendo dal Grechetto, almeno due le referenze da assaggiare, l’Araminto silver e l’Araminto 2010. Entrambi in purezza, si distinguono per il tempo di affinamento, pari a 10 anni in bottiglia per l’Araminto 2010.
Diversissimi gli esiti, a dimostrazione che anche un vitigno considerato generalmente ‘semplice’ può riservare belle sorprese.
Nella 2018 prevalgono le note fresche ed esotiche, con ananas e cedro in pole position, affiancati da un lieve idrocarburo. La bocca attacca fresca, appena smaltata, ma strutturata e persistente.
Dopo 10 anni in bottiglia, invece il naso vira sulla frutta secca, sulla buccia d’arancia essiccata, con accenni di zenzero e uva passa. Il sorso è intenso, lievemente ossidato, con note di albicocca secca, noci, sensazioni gliceriche marcate e una retrolfattiva intensa.
Anche il Sauvignon Blanc di Colle Uncinano ha diverse carte da giocare. Non filtrato, si presenta con un bouquet molto fresco e agrumato, più balsamico del solito, gentile ed elegante. Margherite bianche, camomilla, limone e lime accompagnano una bocca tesa, mentolata e piuttosto lunga.
Col Trebbiano Spoletino poi ci si diverte parecchio. Il base (ho assaggiato l’annata 2019) si apre con un bouquet tipico di mela delicious, pera Williams e note smaltate. Una lieve surmaturazione, fa pensare subito allo zucchero d’orzo e allo zenzero, confermate in un sorso avvolgente e intenso.
Il Trebbiano Spoletino Superiore (2018), che passa per una criomacerazione di 18 ore, si apre alla frutta dolce ed esotica, come pesca e mango, e alla mandorla appena tostata, con un finale che accenna al marzapane.
Struttura e piacevolezza connotano la beva. Il Trebbiano Spoletino macerato (2017) fa anche un lieve passaggio in legno (2,3 mesi in barrique usate). Resta sulle bucce per 2 giorni e esplode al naso con l’incenso, la resina, l’agrume candito, mentre struttura e sensazioni tanniche garantiscono una beva asciutta e intrigante.
Anche sui rossi Colle Uncinano ha da raccontare. Tra le tante etichette in catalogo, da provare senz’altro i top di gamma. Il sangiovese del Soviano Regale, che matura almeno 6 mesi in tonneau di rovere. La ciliegia vira sull’amarena, e l’eucalipto dona freschezza a una beva importante, strutturata e intensa.
Il Reo Superbo 2010, Merlot in purezza che riposa 18 mesi in barrique e tuttavia ne esce vincitore. La potenza dell’uva vince sul legno, che si percepisce nella rotondità. Addolcisce le note fruttate, ma non intacca le componenti fruttate e balsamiche, fresche, di erbe aromatiche e rabarbaro.
Il Cruor Nobile, infine, a base Sagrantino in blend con il Merlot, dal sorso materico e tannico, e bouquet complesso, di frutti di bosco di visciola, di anice, di menta, pepe lungo e cenere. Questa bottiglia era del 2010, una verticale di annate vecchie sarebbe interessante.
Colle Uncinano. Loc. Uncinano. Spoleto (PG). Tel +393803454401