Gastrocrazia: al ristorante più del Gastrofighetto potè il Gastrofregno
Ma di cosa parli maledetto Guardiano del Gusto? Gastrocrazia? Gastrofighetto e Gastrofregno?
Ohibò, care lettrici e cari lettori, Gastrofighetto e Gastrofregno sono le due categorie massime di critici e di raccontatori seriali di cene e di esperienze e percorsi al ristorante. O forse percorsi esperenziali. Sono loro che costituiscono la Gastrocrazia. Cioè coloro che hanno il potere di riempire i locali o di svuotarli con un cenno sui social. Con l’ovvia eccezione degli Intoccabili, gli chef star e i maestri pizzaioli che preparano i banchetti per gli dei dell’Olimpo.
Il Gastrofighetto come il Gastrofregno non mangia: assaggia a volte degusta. Anche se i piatti tornano belli puliti in cucina. A voi, poveri mortali, al massimo è concessa una recensione su TripAdvisor. Che vi relega al ruolo di comprimari e di pallinari.
Il Gastrofighetto, riassumo ma ne avrete da leggere avendo pazienza, da del tu allo chef blasonato e ne parla solo ed esclusivamente con il nome di battesimo. Se ci sono due Mario, uno sarà l’altro Mario. Ed è chiaro l’intento classificatorio che pone l’uno dietro l’altro.
Il Gastrofighetto consiglia il cuoco su acidità e consistenze, il pizzaiolo su blend e idratazione. Mio dio ci sarò rientrato anche io nella categoria senza avvedermene.
Gastrofregno vs Gastrofighetto
Il Gastrofregno è più difficile da inquadrare rispetto al gastrofighetto. Parte dal basso della cucina che però diventa alta nel momento in cui il godimento da pizza assurge a estasi contemplativa. Uguale a quella che si prova al cospetto dell’edizione annuale del nuovo menu degustazione di un tre stelle Michelin.
Insomma è un democratico che non va a cena in un luogo costoso per menare vanto con i follower. Lui ci va perché crede alla cucina. E perché deve spiegare al resto del mondo il motivo per cui non ha capito che la pizza a portafoglio è migliore delle cinque consistenze di Bottura.
Però signore e signori non vi sconvolgete. Anche queste stoccatine o stoccatone, a seconda della lunghezza dei post, nascondono quello che in epoca preistorica si chiamavano affettuosità giornalistiche.
Ottime per accendere discussioni che al tempo dei social confidano sul consenso piuttosto che sull’informazione.
Un bell’argomento divisivo come e peggio di una recensione negativa per zuppa tagliente o per richiesta di Green Pass mentre piove.
Perché l’importante è che se ne parli. Poi ognuno di voi deciderà se i sente più Gastrofighetto o più Gastrofregno.
Intanto vi lascio ai due post feisbucchiani di Fulvio Marcello Zendrini e di Dominique Antognoni che vi spiegano tutto. Sono in ordine di apparizione temporale (se non mi ha fregato la time line di Mark).
E mi limito a mandare due bacetti ad entrambi perché mi piace leggerli anche quando non parlano di gastrofighettismo o di gastrofregnaggine.
1. Perché essere Gastrofighetto e non Gastrofregno
“Io…, un gastrofighetto.
Leggete fino in fondo, prima di commentare, se volete.
Vita, morte e miracoli di Fulvio Marcello Zendrini.
E’ una condanna.
Un disastro.
Una croce.
Da nord e da sud del nostro meraviglioso paese, pieno di nduje, prosciutto, provole, mozzarelle, paste, risi, pizze , amarono, Baroli, Amaroni, Chianti, Cerasuoli e Aglianici, pieno di Gravner, Antinori, Planeta, Ceretto, Gaja e …., da tempo si leva un sol grido:
A MORTE IL GASTROFIGHETTO!
E chi è il gastrofighetto, direte voi?
Chi è e cosa fa il gastrofighetto
Il gastrofighetto è quell’individuo di mezza età, felice della vita anche se mai sazio (e non solo di nuove esperienze…) alla continua ricerca di nuovi “posti”, nuove “esperienze enogastronomiche”, nuovi locali e nuovi indirizzi.
Il gastrofighetto cerca, sempre, incessantemente.
Legge, chiede, si informa, si sbatte…
E prenota voli, ristoranti, treni, enoteche, pizzerie e focaccerie.
E non si ferma davanti a nulla.
Se un locale è “pieno”, cerca di capire chi conosce chi, chi può raccomandarlo a chi, chi può intercedere per chi.
Ed è però pronto a far lo stesso (la malattia è comune a molti…) per chi glielo chiede, per chi ha bisogno di un indirizzo, di una buona parola, di un consiglio o una foto su un piatto o un vino.
E così il gastrofighetto prende la sua strada, la percorre e la racconta, la mangia, la beve, incontra altri gastrofighetti e scambia opinioni con loro sulla via.
Amico e consigliere
Ma prima ancora, mossa fondamentale, diventa amico, consigliere, confessore dei suoi cuochetti, che idolatra ed esalta, credendo e confidando nella loro straordinaria abilità e nel loro parlare, esaltare il gusto e l’estetica attraverso le loro fatate preparazioni.
E così i piatti diventano quadri, le tavole stanze di un museo, i ristoranti teatri e i camerieri attori e ballerini, guidati dal capocomico maître e dal regista in cucina con la toque in testa.
Che spettacolo!
Che gran divertimento!
E che incredibile soddisfazione!
E il gastrofighetto vero cerca sempre la… ricerca, quasi in un gioco di parole, perché sa che la ricerca porterà a nuove strade, sa che Gualtiero Marchesi, Paul Bocuse e Ferran Adria’ vennero derisi per molto tempo prima di essere osannati.
Sa che Caravaggio, povero Michelangelo Merisi, e Leonardo o Galileo vennero insultati e cacciati, prima Irina [sic] studiati in Accademie e Università.
Insomma … il gastrofighetto non ha mai tregua: cerca…e si difende dagli attacchi. Gusta… e si protegge da quelli che gli dicono “e poi sei andato a mangiare una pizza…”.
Resistete, o gastrofighetti di tutto il mondo!
Continuate nella vostra opera.
Anche se vi dicono che “questo fenomeno dei cuochi sta per finire”.
Macché finire!
Il Gastrofighetto dà il tu agli chef
Io so cosa vuol dire!
So cosa vuol dire essere perseguitato e deriso perché ci piacciono le 5 stagionature di parmigiano di Massimo, o il meraviglioso piccione di Niko, o gli spaghetti amari di Mauro, o quelli al lievito di Riccardo, o la crema catalana con la ‘nduja di Nino, o l’insalata (questa poi! Un’insalata a 55 euro !!!) di Enrico o il risotto rape rosse e taleggio dell’altro Enrico, o ancora il pollo “reale” di Antonio.
E il rancido ( si… avete letto bene!) il rancido di Isa e Flo ?
O mangiare sugli stecchini da Beppe?
E la minestra di pasta mista di Gennarino? E il casoncello crudo cotto di Alberto…
Gli spaghetti al cipollotto di Alessandro e Fabio? Volete mettere? …e le verdure dell’Antonia? E la dolce Assenza di zucchero della Sicilia?
Lo so benissimo che poi fate una corsa anche dall’Irina , da Gianluca, da Pasquale e Gaetano, da Giovanni e Giuseppe, da Antonio Luigi, Luca e Caterina, da Giacomo, dalla Nadia e dalla Valeriona !
Perché?
Perché anche loro fanno ricerca, continua, incessabile e indefessa, ricerca di materie prime, erbe, fiori, carni, pesci, formaggi e odori.
Resistere, resistere, resistere
Resistete!
Tanto …alla fine, sono solo invidiosi, gli altri. Sono vecchi…aperti solo a esperienze conosciute.
Paurosi, incapaci di apprezzare il nuovo, il diverso.
Non mollate, gastrofighetti di tutto il mondo!
Perché? Perché io, nel mio piccolo, sto con tutti voi. Lla ricerca del bello, del buono, del nuovo non ha mai fine. Finiranno loro, non voi!
Parola del RE dei Gastrofighetti:
il vostro Fulvietto.
PS: perché chiamo gli chef tutti per nome?
Perché ometto i cognomi?
Come dice il mio grande amico Antonio Albanese…
… PERCHÉ ME LO POSSO PERMETTERE, VAH!
Buon appetito e buona lettura a tutti”.
2. Gastrofighetto e Gastrofregno alla prova dei social
“La questione è antipatica assai. L’argomento sensibile, visto che va di mezzo la nostra disponibilità economica. Perché ammettiamolo, chi si vanta di essere un gastrofighetto, oltre a essere un idiota per compiacerci di ciò, è anche sprezzante nei confronti di chi si limita a cenare come un comune mortale.
Chi prende il bus per andare al lavoro lo fa per necessità, non perché disdegna di salire sulla Mercedes. Per cui il manipolo di megalomani antipatici che si autoconsiderano gastrofighetti non è che ha una visione superiore sulla vita.
Semplicemente spesso guadagnano più degli altri, che per contenere le spese vanno in pizzeria, oppure in hamburgheria.
Poi c’è anche da dimostrare che si gode di più in una camera mortuaria minimal rispetto ad una hamburgheria, ma non divaghiamo.
Certo, il servizio, la ricerca, ma sull’esito della serata e sull’umore dei commensali, parliamone.
Il punto è che per colpa di questi egocentrici presuntuosi e permalosi va di mezzo l’alta ristorazione stessa.
Chi non la frequenta, però ha la sfortuna di conoscere i gastrofighetti, si fa una pessima idea del mondo stellato. Come dar loro torto? Vedi un logorroico irritante che si vanta di quanto lui possa capire e conoscere, come se a qualcuno potesse fregar de meno.
I gastrofighetti rovinano l’alta ristorazione
Va di mezzo l’alta ristorazione seria, perché allontana chi pian piano vorrebbe magari avvicinarsi al mondo elegante dei vari Cracco, Alajmo, Berton, Bartolini e via dicendo. Uno pensa: “se vado in mezzo a tutti questi mi sento a disagio”. Chi non si sente a disagio in mezzo ai gastrofighetti? Sono arroganti, rumorosi, invadenti nel voler a tutti i costi farti sapere quanto sei primitivo e quanto loro invece siano dei connaisseuuuuurs.
Non è nemmeno detto che lo siano. Semplicemente hanno una disponibilità economica maggiore, sono invitati, oppure provengono da famiglie benestanti, altri invece bazzicano il settore, essendo agevolati in vari modi. Diciamola tutta, la gran parte non paga, o se paga lo fa con dei soldi ereditati, beati loro.
Uno di questi disturbatori si aggira per i social e sgomita per far capire al mondo che lui dà del tu agli chef. Come se noi ci rivolgessimo con “Sua maestà”. Tutti danno del tuo allo chef e ci mancherebbe altro. Solo per questioni di lavoro ci si rivolge con il lei.
Il tizio, caricaturale fino all’inverosimile, tagga sempre un centinaio di persone, con il chiaro intento di avere l’attenzione dei poveri cristi. Poi inizia a sproloquiare sul nulla.
Non è che andando in una macelleria pugliese sei meno intelligente e raffinato di uno che si vanta di dare del tu a Bottura. Semplicemente ti piace (anche) quel mondo, apprezzi da matti quei gusti, oppure preferisci star attento con le spese.
La teoria della Rapa di Renè
I gastrofighetti, pace all’anima loro, sono un danno per tutti. Certo, per fortuna nessuno dà loro retta, però sono irritanti e fastidiosi come il gesso sulla lavagna. Perché vogliono che tu riconosca la loro presunta superiorità. In cosa, non si sa.
Poi dubito che per sette giorni pranzo e cena si siedono da Bottura. Vanno una volta e urlano per un anno. Nessuno vuole avere a che fare con loro. Gli amici li detestano, e non potrebbe essere diversamente.
Immagino che se mi vedessero seduto qui alla macelleria … di Ginosa, farebbero quella smorfia tipica di chi vive con il complesso di superiorità. Pensano di capire di più, di essere dei clienti raffinati, ma non è che se adori il gusto primitivo e cavernicolo dei fegatini sei un coglione e se invece assaggi una barbabietola da Redzepi sei un fenomeno. Anche perché c’è tanta gente che da Redzepi c’è stata senza sbandierarlo, amando allo stesso modo spiedini e cucine stellatissime.
Morale? Questi qui stanno uccidendo la favola dell’alta ristorazione e anche il merito di chi la crea. Stanno distruggendo il desiderio. Sono dei veri idioti, e per di più pure dannosi”.
E ora tocca a voi: sei Gastrofighetto o Gastrofregno?
Le due categorie dello spirito al tavolo del ristorante, della pizzeria, del pub, della macelleria – confessatelo – allignano dentro di voi. Usciteli e ricordate tutte le volte che avete detto “ci vorrebbe più spinta verde”. Dichiararlo vi farà stare molto meglio.