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12 Marzo 2022 Aggiornato il 14 Marzo 2022 alle ore 10:45

Scaffali vuoti nei supermercati. Pesce, olio: cosa manca, cosa è razionato

Gli scaffali non sono vuoti, ma in qualche supermercato olio, zucchero e farina sono razionati. Manca il pesce, il poco che c’è costa caro
Scaffali vuoti nei supermercati. Pesce, olio: cosa manca, cosa è razionato

La psicosi da scaffali vuoti si è impossessata di una parte degli italiani nonostante il rischio non sia reale. 

Lo ha assicurato ieri Federdistribuzione, secondo cui non esiste al momento nei supermercati italiani un problema di disponibilità di prodotto a scaffale.

Il problema, al contrario, può essere generato proprio dai cittadini che, vittime della sindrome da scaffali vuoti, prendono d’assalto i vari punti vendita.

Un intervento rassicurante che non nasconde alcune situazioni critiche. 

Nelle corsie dei supermercati non spaventano tanto gli scaffali vuoti quanto i prodotti razionati, acquistabili solo in quantità limitate.

Nei mercati manca il pesce, e il poco che si trova ha prezzi esorbitanti. Le portate a base di pesce sono sparite anche dal menu di alcuni ristoranti. 

Ma sono aumentati i prezzi di moltissimi prodotti. In diverse zone d’Italia, verdura, frutta, formaggi, carne, affettati, perfino il pane costano in media il 30% in più rispetto a un mese fa.

Scaffali vuoti in Sardegna

A innescare la psicosi in Sardegna è stata una serie di messaggi su Whatsapp. 

Così, mercoledì 9 marzo si è sparsa la voce di uno sciopero degli autotrasportatori I contro il caro carburanti. Lo sciopero sarebbe iniziato lunedì 14 maggio e durato per due settimane. 

Il giorno dopo, la paura di esaurire le scorte alimentari e di trovare gli scaffali vuoti ha spinto migliaia di sardi a prendere d’assalto i supermercati. 

In particolare a Nuoro sono spariti i tipici prodotti di prima necessità. Quindi pasta, olio, acqua, farina, pane carasau, latte a lunga conservazione. 

Il sindaco della città è stato costretto a diffondere su Facebook un messaggio per i suoi concittadini smentendo che gli approvvigionamenti alimentari fossero a rischio. 

Spesa razionata e prodotti che possono mancare 

Esselunga scaffali vuoti
Scaffali vuoti da Esselunga ai tempi del primo lockdown

Il pesce non si trova o costa caro

In questo caso non c’entrano gli scaffali vuoti nei supermercati. Ma nelle pescherie e nei mercati all’ingrosso il pesce non si trova. Se ne sono accorti i consumatori di molte zone d’Italia. 

La spiegazione è semplice, da una settimana i pescherecci non escono in mare per lo sciopero indetto contro il caro carburanti. 

Mentre il poco pesce reperibile portato a terra dai pescatori che non hanno partecipato allo sciopero costa molto di più. Si parla di aumenti del 30% all’ingrosso, e fino al 50% nelle pescherie e nei ristoranti. 

Ieri a Torino il branzino costava 38 € al chilo.

Il costo del carburante per la pesca è aumentato del 70% in meno di due mesi. Solo a inizio anno il gasolio costava 35 centesimi al litro, una settimana fa era arrivato a 86 centesimi e ieri a 1,30 € al litro. 

Peraltro il taglio delle uscite in mare dei pescatori favorisce le importazioni di pesce straniero.

Nelle ultime notti, anche al mercato ittico del Centro agroalimentare Roma, uno dei principali d’Italia, il pesce disponibile è stato poco. 

Con un effetto simile a quello degli scaffali vuoti nei supermercati, nei banchi erano disponibili solo varietà di piccola taglia: sogliole, triglie e acciughe. 

Lo sciopero dei pescherecci ha svuotato completamente i banchi di prodotto italiano, proprio quello che, negli ultimi anni, ha fatto registrare consumi pro capite in crescita costante.

La scarsità del pesce inizia a riflettersi inevitabilmente sui ristoranti. Arriva da Sanremo la notizia dei primi locali che, costretti a limitare l’offerta dal fermo dei pescherecci, hanno levato dal menu i piatti di pesce diventato all’improvviso troppo costoso. 

Non scaffali vuoti ma farina e zucchero razionati

Ieri è stato il giorno di Firenze, per la prima volta si è parlato della possibilità che gli scaffali dei supermercati restino vuoti per effetto della guerra in Ucraina.

È stata Unicoop Firenze a fissare un tetto all’acquisto di zucchero, farina e olio di semi. Prodotti in pratica “razionati”, perché i clienti devono limitarsi a comprarne quattro confezioni. Oltre non si va. 

Un provvedimento assunto, hanno spiegato dal supermercato fiorentino, per garantire a tutti i clienti la disponibilità dei prodotti. In realtà il timore è che, in mancanza di misure simili, scatti nei clienti la fobia da accaparramento che lascerebbe gli scaffali vuoti.

Una misura preventiva, insomma, alla luce di quanto successo ai tempi del primo lockdown, malgrado per ora non esista un rischio concreto di scaffali vuoti.

Olio di semi e di girasole: scorte quasi esaurite

Olio di semi razionato in un supermercato Unicomm di Belluno (@Corriere delle Apli)

Ne abbiamo parlato ieri, in alcune catene di supermercati in Toscana e Liguria, Coop tra queste, dopo giorni in cui i ristoratori uscivano con i carrelli stracolmi di bottiglie, è stato messo un tetto agli acquisti di olio di girasole.

Gli scaffali non sono vuoti ma si possono acquistare solo due o quattro confezioni a scontrino. A un prezzo, particolare non irrilevante, quasi raddoppiato rispetto al solito. 

Situazione simile in Liguria, dove la guerra in Ucraina ha fatto sentire i suoi effetti nei supermercati. 

Succede anche nei discount. Giovedì, in provincia di Imperia, all’Eurospin di Vallecrosia, i clienti non hanno trovato gli scaffali vuoti. Ma sono stati avvisati da una serie di cartelli nelle corsie dedicate, della vendita razionata di olio di semi. All’ingrosso Metro di Ventimiglia è successa la stessa cosa. 

“A causa della grave situazione internazionale”, si leggeva nei cartelli, i clienti potevano acquistare solo cinque confezioni da un litro di olio di semi di girasole per scontrino. E due confezioni da un litro di olio di semi di mais. 

Scaffali vuoti per scorta alimentare

Scaffali vuoti e situazione anomala anche nei supermercati al confine tra Italia e Svizzera.

Nei giorni scorsi il Governo svizzero ha diffuso informazioni sulle scorte alimentari di cui un bunker anti nucleare dovrebbe essere dotato nel caso di inasprimento del conflitto.

Nonostante le rassicurazioni del governo sull’assenza di un’emergenza in atto, in poche ore i supermercati italiani sono rimasti con gli scaffali vuoti. In particolare perché i prezzi dei prodotti sono più convenienti rispetto agli omologhi svizzeri.

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