San Benedetto del Tronto, cena di pesce a 508 €: il ristorante ha ragione?
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Tutti a (stra)parlare dello scontrino da 508 € diventato virale da San Benedetto del Tronto. E nessuno che voglia o sappia indicare qual è il ristorante autore di tale supposta nefandezza. Nè tantomeno qualcuno che si chieda quanta parte di ragione assegnare all’uno (ristoratore) o agli altri (commensali).
L’errore in tutta questa storia di una cena per 4 persone da 508 € a San Benedetto del Tronto è in una mancata comunicazione.
Un qui pro quo che sul piatto della bilancia sarebbe costato 508 € scontati a 480 €. Poi diventati 400 € dopo le rimostranze del cliente autore del post su Facebook.
Il primo sconto di 28 €, circa il 5%, possiamo considerarlo l’attenzione per il cliente che il ristoratore ha già visto seduto ai suoi tavoli.
Quello di 108 €, che ha fatto scendere da 508 a 400 € il conto finale, è uno sconto importante. Riconosciuto dal ristoratore al cliente per l’errore di cui si diceva prima.
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Cioè non avere in carta il prezzo del piatto di linguine con le magnose invece che con l’astice. Il prezzo delle linguine con l’astice, regolarmente dichiarato nel menu, è di 35 €. Prezzo che nella dichiarazione a voce dello chef è stato ritenuto uguale dai commensali. Sbagliato.
Ma non è che sarebbero andati meglio delle loro previsioni sul conto come racconta nel post l’autore. Presi dal toto scontrino, i 4 amici al tavolo avevano ritenuto già un prezzo di 250 € troppo elevato per quella cena.
Che, ricordiamo, era composta da
- 4 antipasti degustazione
- 4 crudi
- 4 primi
- 2 bottiglie di Ballabio rosé
- 2 bottiglie d’acqua
- 4 coperti
Rifacciamo i conti dello scontrino da 508 € dello chalet di San Benedetto del Tronto
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Rifacciamo i conti, come se i 4 clienti dello chalet tra i più noti della riviera avessero preso le linguine con astice o aragosta. Così facendo passiamo da 508 € a 368 €.
Comunque ben lontani dalla loro più pessimistica previsione di 250 €, cioè 62,5 € a testa. Almeno a stare alle dichiarazioni del post.
E molto vicino al super sconto praticato dal ristoratore dopo le proteste del commensale. 400 € invece di 368 se avessero mangiato le linguine con astice o aragosta.
Diamo per scontato che nel caso di piatto fuori menu sarebbe meglio chiedere quanto costa questa deviazione. O, meglio, la sala o lo chef dovrebbero comunicare il prezzo diverso per un piatto comunque dichiarato migliore di quello individuato. Tra l’altro, a quanto pare di capire, nemmeno comunicato allo chef.
Immagino la scena. “Avremmo scelto le linguine con l’astice”. “Vi prego, stasera abbiamo dei fantastici batti batti, sapete i plà-plà o magnose che dir si voglia”. Ma l’attenzione era tutta per la pasta da abbinare: tagliatelline, spaghetti, linguine (Mancini)?
E invece i batti batti costano cari. Il titolare ha mostrato la fattura di acquisto delle magnose al Corriere Adriatico. Due chilogrammi circa a 194,75 € + IVA. E la quantità utilizzata nei piatti dei 4 commensali costa 180 € IVA compresa.
Il rapporto qualità – prezzo, questo sconosciuto
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Alla fine dei conti, i 4 amici hanno pagato la loro cena 32 € in più di quello che avrebbero speso se non avessero scelto le magnose.
Va bene, direte voi, ma dove vuoi andare a parare con questo ragionamento e questi conti?
Semplice. Il rapporto prezzo – qualità, che dovrebbe essere alla base della scelta di un ristorante, non è di semplice applicazione. 250 € (già considerati elevati) invece dei reali 368 € sono una differenza di 118 €, cioè circa 30 € a testa. Vuol dire i reali 92 € a testa invece dei presunti e pessimistici 62,5 €.
Stando alle dichiarazioni del ristoratore, il conto era stato portato da 508 a 480 € per facilitare la divisione. Quindi 120 € a testa.
Il che vuol dire che prima di lanciarsi in encomi o in affossamenti via social, il rapporto qualità – prezzo andrebbe considerato.
Ma possiamo dire di aver imparato che in caso di proposta fuori menu va chiesto il prezzo. E che San Benedetto del Tronto con questa storia del conto da 508 € ha ricevuto tanta pubblicità.