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7 Marzo 2012 Aggiornato il 9 Marzo 2012 alle ore 06:53

8 marzo, la Coop si dà alla moda nel giorno della festa della donna

L'8 marzo Coop entra ufficialmente nel settore moda con Vesto Solidal, la linea equo-solidale e sostenibile firmata da Katharine Hamnett
8 marzo, la Coop si dà alla moda nel giorno della festa della donna

Coop si dà alla moda e lancia la sua insolita creatura merceologica a Bologna domani, 8 marzo, giorno della festa della donna. Si chiama “Vesto Solidal” ed è una linea di moda disegnata dalla stilista inglese Katharine Hamnett, pioniera della moda etica e sostenibile. I prodotti, lanciati per la collezione primavera-estate, sono stati realizzati in cotone biologico proveniente dall’India, coltivato e lavorato con tecniche e metodi eco-sostenibili. Alla sfilata interverranno anche la stilista e 50 studenti del corso di moda della scuola Aldrovandi-Rubbiani di Bologna, che saranno protagonisti  di sketch tra i corridoi del supermercato.

Della collezione fanno parte capi per donna, uomo e bambino, soprattutto magliette, con la stampa degli slogan legati al successo della stilista inglese come “Knowledge is power”, “Choose love”, “Genius” e “Save the future”.

Oppure “Together it is possibile”, dedicata al 2012, proclamato dall’Onu anno internazionale della Cooperazione.

Jatharine Hammett non è nuova agli slogan stampati sulle magliette e infatti è assurta all’onore della cronaca per aver indossato, in presenza di Margaret Thatcher, una t-shirt con con su scritto: “58% don’t want pershing” (il 58% delle persone non vuole armamenti nucleari). Vesto come penso è lo slogan di questa stilista sulla scena internazionale dagli anni Settanta e esplosa negli anni Ottanta con le t-shirt di protesta contro il nucleare (“Nuclear Ban Now”) e la deforestazione (“Preserve the Rainforests”).

Le t-shirt, le polo e i leggins della linea Vesto Solidal, tutti certificati Fairtrade, il marchio di garanzia del commercio equo e solidale, sono realizzati in cotone biologico. Una scelta non casuale, come racconta la stessa Katharine Hamnett: “La coltivazione del cotone convenzionale copre solo il 2,5% circa della superficie agricola mondiale, ma utilizza più del 10% di pesticidi e circa il 25% degli insetticidi impiegati in tutto il mondo. Più di qualsiasi altra coltura e presenta i peggiori effetti dell’agricoltura chimica. Io non potevo e non posso stare a guardare senza fare niente. Molte delle sostanze chimiche proibite per l’agricoltura convenzionale in Europa perché pericolose per l’uomo, sono ancora consentite e utilizzate abbondantemente nei paesi dove si coltiva cotone, Cina, India, Pakistan, Turchia, Egitto, Brasile, Africa…”.

L’appuntamento è domani, alle ore 11, nella sala Eureka dell’Ipercoop Centro Lame.

[Fonte: e-coop.it, helpconsumatori.it]

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