Assaggi. Sangiovese 2006 alla prova dei 9
Il pezzo di Cristiana sul sangiovese ha acceso la miccia e inauguriamo gli assaggi di scattidivino con una degustazione, appunto, di sangiovese del 2006 provenienti dalle principali zone della Toscana con la voluta eccezione di Montalcino (dedicheremo ai Rosso e ai Brunello una sessione specifica).
Abbiamo scelto i vini pensando “a una buona bottiglia di sangiovese” senza troppi limiti di denominazione e quindi di composizione. Nessuno dei vini assaggiati ha l’obbligo di essere sangiovese in purezza (anche se ce ne sono) e abbiamo cercato di schierare una selezione qualificata e rappresentativa.
L’annata 2006 è stata complessivamente buona, anche se le prime uscite di alcuni vini base ci avevano fatto immaginare risultati migliori sui vini più importanti, specialmente nella zona del Chianti Classico; i vini che abbiamo assaggiato sono risultati tutti di alto livello e abbiamo anche trovato un paio di campioni.
La domanda iniziale è stata: ma questi vini ci piacciono? Da bere, chiaro, quasi tutti i 2006 sono già stati recensiti un anno fa e i giochi sono in gran parte già fatti (e questo spiega qualche assenza poiché alcuni vini non sono più reperibili con facilità).
La nostra risposta è nella classifica finale, complessivamente positiva e assolutamente non scontata, in cui abbiamo privilegiato un vino di livello assoluto e uno riuscito particolarmente bene, comunque tutti e due in gran forma. Complessivamente il sangiovese ci è piaciuto (anche a Cristiana!) e questi 2006, nella loro varietà di denominazioni, zone e stili, evidenziano interpretazioni anche molto diverse tra loro ma più rispettose delle qualità originarie dell’uva di quelle che avremmo potuto incontrare fino a qualche anno fa. Tutto bene, quindi? Qualche ombra resta. Tra i nove vini di cui vi parliamo abbiamo trovato qualche eccesso, qualche tecnicismo è ancora evidente e non tutto appare armonioso ma la nostra valutazione complessiva è positiva.
Tra le conferme la più impressionante è quella del Castello di Ama, due vini che sono la descrizione perfetta di un sangiovese di qualità e che sono perfettamente equilibrati nelle loro caratteristiche: il Bellavista è un giovane senatore, la sua nobiltà si rende disponibile con l’energia di un purosangue; il Chianti Classico è oggi perfetto, una bottiglia seducente.
Anche il Fontalloro e l’Asinone si confermano validi esempi di due vini che possiamo definire classici della moderna Toscana. Giovane e irruento il sangiovese di Felsina che è perfettamente riconoscibile nelle sue caratteristiche di potenza; preciso e scolpito il vino di Poliziano, anche lui molto tipico nella sua nobile bellezza.
Quercetonda e Don Rufina sono le piacevoli sorprese di questo assaggio. Non siamo certo noi di SdV a scoprirli ma siamo molto contenti di averli inseriti nella selezione e ve li raccomandiamo anche se non sono di facile reperibilità. Vale la pena cercarli.
Il Fabrizio Bianchi di Monsanto è ancora molto giovane, viene dal nord del Chianti Classico che dà sempre vini lenti a maturare e lo stile della casa asseconda questa naturale tendenza. Un po’ di pazienza e le iniziali durezze spariranno.
Discreti i vini di Monteraponi e Melini, due realtà che rappresentano gli estremi in termini dimensionali del Chianti Classico: due vini affidabili e molto equilibrati anche se meno fascinosi e personali degli altri.
[table id=9 /]
La scheda tecnica della degustazione
Data e luogo: martedì 26 ottobre 2010, Trimani il wine bar a Roma
La commissione: Cristiana Lauro, Alessandro Bocchetti, Jovica Todorovic, Paolo Trimani
Legenda: G.R. = Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso (bicchieri); ‘E = Guida I Vini d’Italia de l’Espresso (punteggio in ventesimi); 2000V = Duemilavini Bibenda (grappoli) ; WA = Wine Advocate (punteggio in centesimi).
Foto: Vincenzo Pagano