Bandiera toscana a Londra
Come molti già sanno, Marchesi de’ Frescobaldi ha aperto a Londra il suo primo ristorante e wine bar all’estero. Il sito prescelto è il palazzo illuminato di verde (in questi giorni) che è la sede di Harrods, probabilmente il più importante “negozio” del Mondo.
Diana Frescobaldi, a.d. della “dei Frescobaldi retail & restaurant”, ha diffuso questa dichiarazione: “Harrods è una garanzia assoluta per l’immagine e il prestigio, una vetrina ideale per i nostri vini. Abbiamo proposto loro il nostro modello e c’è stata subito completa sintonia nelle nostre due filosofie. Questa apertura è un passo importante per noi e, credo, di riflesso per l’enogastronomia italiana che da oggi entra con un ristorante wine bar nel tempio del lusso mondiale. Una prima significativa “bandierina” all’estero, un buon auspicio per future aperture”. Matthias Kiehm, Business Unit Director della Food Hall e dei Ristoranti di Harrods, è convinto che la combinazione tra il ricco patrimonio enologico della Marchesi de’ Frescobaldi e il cibo toscano sarà motivo di grande attrazione per i clienti dello Store.
Il Ristorante, ubicato nel Lower Ground Floor, nella parte dedicata al vino, si allarga su una superficie di 100 metri quadri e può ospitare contemporaneamente 48 persone di cui sei al bancone. La cucina proposta è toscana classica con pici, tagliata, bistecca alla fiorentina e caciucco abbinati ai vini Frescobaldi. Il layout del ristorante è decisamente moderno con una strizzatina d’occhio intelligente al colore classico della Regione Toscana e dell’advertising del turismo.
Un luogo di italianità nel cuore di Londra, dunque, che potrebbe rilanciare il messaggio del terroir toscano sull’Isola di Sua Maestà stando lontano dagli stereotipi del Chiantishire e dei casali. Voi siete d’accordo? O siete sulla stessa linea oleografica che Dissapore (https://www.dissapore.com/mangiare-fuori/paolo-lopriore-e-se-avesse-ragione-la-guida-michelin/) ha seguito sul caso Certosa di Maggiano e annesso ristorante Il Canto per cui tradizione e innovazione non possono andare d’accordo?