Bruxelles manda il vaffa al terrorismo con le patatine fritte
Oltre che simbolo di una cucina gioiosa, le frites, le patatine fritte diventano, nella giornata in cui Bruxelles è vittima di due attentati terroristici, anche la risposta alla violenza, alla paura, a quel senso paralizzante di angoscia che ti impone di guardare il mondo con occhi diversi, consapevoli, disincantati.
A un paio d’ore dall’esplosione, infatti, sulla pagina dell’Obs, portale di informazione francofono compare un imponente, inequivocabile, sonoro, vaffa, (o un più elegante vas te faire enculer come direbbero i cugini d’Oltralpe) nella forma, naturalmente, di croccantissime frites.
Il modo più diretto e universalmente riconoscibile per non temere un errore di interpretazione.
E per chi non le conoscesse, le frites nascono da una patata, la Bintje, che si coltiva solo in Belgio e nel nord della Francia e che beneficia di un naturale clima umido, perfetto per la loro crescita ottimale.
Vengono tagliate in uno speciale formato (alto che banali fiammiferi) che ne garantisce croccantezza e morbidezza al tempo stesso e soprattutto sono fritte, spesso due volte, nel blanc de bœuf, il grasso bovino che dà alle patatine fritte un sapore, un odore, e un aspetto assolutamente inconfondibili.
Da oggi spiegano anche molto altro.