Carlo Cracco ha aperto e chiuso più ristoranti che cassetti in cucina
Carlo Cracco, che “ha aperto e chiuso più ristoranti che cassetti della cucina”, protagonista della rubrica settimanale “Gli Insopportabili” sul quotidiano Il Giornale.
Una serie di ritratti “affettuosamente” dedicati da Luigi Mascheroni, giornalista e scrittore dalla penna acuminata, a personaggi famosi della politica, dello spettacolo, del giornalismo. E anche della tv nutrizional-popolare.
Si tratta in realtà di ritratti al veleno dei quali i protagonisti farebbero a meno volentieri. Compreso Carlo Cracco, che sul suo ristorante, anzi, ristoranti, su sua moglie, sui debiti, sulla pizza e su altre amenità, amerebbe leggere cose diverse.
Scopriamo allora cosa si dice su Carlo Cracco –“il mastro cuciniere più bello che buono”, come da titolo– nell’articolo del Giornale. Volendo agevolare la vostra lettura abbiamo suddiviso per argomenti graffi e morsi a metà tra un gatto e un cobra.
Carlo Cracco e i ristoranti
“Sei ristoranti fra aperti e chiusi, cinque stelle Michelin, un’azienda agricola a Sant’Arcangelo di Romagna dove produce frutta e beve vino, sei programmi tv. Poi dieci libri (e gli editori dicono sia pignolissimo, che in Veneto si dice ‘na sbalonada nei cojoni), parecchi fuori menu (catering, consulenze, show coking, banchetti, missioni all’estero..). Pochi allievi, molti fan e un rosso cronico nei conti, come da inchiesta Report sui bilanci dei mega cuochi”.
Carlo Cracco e i debiti dei suoi ristoranti
“Come imprenditore invece è coraggiosissimo: la sua storia di ristorazione è una carta di sfide, fallimenti, successi e perdite. Ha aperto e chiuso più locali che cassetti della cucina, a volte azzeccando il piatto (Carlo e Camilla in Segheria o il ristorante marinaro a Portofino). Altre meno (la chiusura di Garage Italia col divorzio da Lapo Elkann o il super Cracco in Galleria a Milano: il sogno di una vita, poi è arrivata la pandemia e l’insostenibile pesantezza dei debiti)”.
Carlo Cracco e le donne
“Poi è arrivato Carlo Cracco e le donne italiane, fino a quel momento in dieta permanente, hanno cominciato ad appassionarsi al ristorante dell’uovo marinato”.
Carlo Cracco, assurto a divinità in un Paese di affamati che parla solo di calcio, fig* e di cosa ha mangiato la sera prima, non si sa se sia migliore come cuoco, come imprenditore o come attore”.
“Cracco ha una squadra blu di ammiratrici e una rossa di detrattori. La prima vorrebbe assaporarselo tutto: «Carlo… uhmmm… stasera voglio succhiare il tuo astice»… La seconda sostiene che la sua cucina sia puro marketing: manca il retroterra culturale, un assembramento di ingredienti costosi senza tradizione né fantasia”.
“E poi Cracco, 1,83 per 78 chili e due etti di prosciutto veneto berico dop, è fisicamente magro, quindi non credibile. E anche affascinante, e come ha fatto notare qualcuno, non va bene: quando porti una donna a cena fuori, il più bello devi essere tu”.
Cracco e la moglie
“Cinquantasette fascinosi anni, segno naturalmente Bilancia – quella da cucina digitale Master-pro “by Carlo Cracco”, design elegante e display LCD retroilluminato, due matrimoni (la seconda moglie, una pierre di ristoranti romagnola molto smart, che gli ha rifatto trucco, look e parrucco, l’ha conquistata sfornando un piccione con patate e castagne…). Quattro Cracco-figli svezzati a carne di fagiano e salame di Mantova (ma oggi Cracco-padre è quasi vegetariano)”.
Carlo Cracco e la pizza nel ristorante in Galleria
“E dopo, da via Victor Hugo alla Galleria è un lungo percorso di degustazione. Applausi, salassi (pesanti, per i clienti), critiche e lodi (uguali), invidie (tante), copertine (quella di GQ con la cernia e le modelle nude fu censurata dal Giuri perché lesiva della dignità femminile). Polemiche: lo stucchevole tormentone della pizza Margherita a 16 euro (oggi il prezzo è 24 €, ndr), poi è arrivato Briatore e l’ha fatta pagare 22, e fra le due non si sa quale sia meno peggio”.
Le marchette pubblicitarie
“Molta, troppa pubblicità (dalle patatine croccanti di San Carlo Cracco al Coltello Masterpro “by Carlo Cracco” in acciaio inossidabile con manico soft-touch, perfetto per tagliare, sminuzzare e frantumare piccole ossa, e anche i coglion*…). E abilissime operazioni di réclame, come «il panino allo zafferano Oro Rosso». Non ne sentivamo il bisogno, ma ci tocca anche il caviale di senape e l’oro commestibile”.
“Vi siete mai chiesti cosa ci faccia Carlo Cracco nel living Scavolini invece che nel suo ristorante? Ecco, appunto. I debiti coi locali si ripagano in tv e sui set pubblicitari. Per il resto, al netto di qualche performance non proprio azzeccata (il suo menù sul Frecciarossa non raccolse il plauso dei clienti, nemmeno tra i suoi fan più accaniti, e sorvoliamo sull’uovo di cioccolato extra lusso firmato, la Pasqua scorsa, con Fabio Fazio)”.
Gli altri chef
“Commander-in-chief di tutti gli chef televisivi, cuochi, capocuochi, gastronomi, gastronauti e cocineros da ristorante, Carlo Cracco – da Creazzo, Creaso, terra di fichi succosi, del broccolo fiolaro e di vicentini magnagati – è sempre in cima alla pregiata lista degli chef influencer italiani, assieme all’allegra brigata di amici e nemici. Come Bruno Barbieri, Giorgio Locatelli, Antonino Cannavacciuolo e Massimo Bottura. L’Italia, purtroppo, è ciò che mangia”.
“Più macho rispetto a mamma Barbieri; meno internazionale rispetto all’ambassador Locatelli, homme du monde anche se l’è de Vergiàa; più ingessato e meno verace del Monzù Cannavacciuolo; infinitamente più populaire dell’intellettuale Bottura”.
Parentesi maltrattamenti Bottura
Luigi Mascheroni, autore della rubrica, deve avercela su –parecchio– con il nostro amato Massimo Bottura, e non perde occasione per criticarlo. Secondo quanto scritto nell’articolo Bottura è:
“Un guru che ti impiatta insegnamenti di vita conditi di retorica e di cazzate come quella della cucina sostenibile e responsabile”. E ancora:
“Carlo Cracco risponde a monosillabi anche quando non è impegnato al ristorante (ma non è un male: piuttosto che parlare per niente parla poco, mentre Bottura che crede di avere molto da dire alla fine parla per niente), e il suo senso dell’ironia è pari al tartufo che mette nei tagliolini d’uovo marinato (pochissimo)”.
Carlo Cracco, meglio in tv che al ristorante
“E poi c’è l’attore, che, va detto, è imbattibile: tanto di cappello, che in cucina si dice Toque blance. Carlo Cracco è bravissimo. Masterchef assoluto. Come appare in tv, è esattamente il contrario di come è. Tanto sembra sgradevole, scontroso, sadico – «La carbonara te ghe fè ai to amici», «Velo-ceee!!! Veloceee!!! Veloceeee!!!», «Te lo tiro drio» – quanto in realtà è gentile, umile, garbato. Ma costretto a fare la parte. Che gli riesce benissimo”.
“Paranza e paraculo. In cucina non si può ingannare, ma davanti alle telecamere vince il più bravo a far finta di essere quello che non è. Domanda. Ma un cuoco arriva in tv perché è bravo o diventa bravo perché è passato dalla tv?”
Storia dei ristoranti di Carlo Cracco
“Una risposta può essere la carriera, testa bassa e haute cuisine, di Carlo Cracco, uno fatto alla sua maniera. Carlito’s way. Ne hai di strada da fare se parti dall’istituto alberghiero di Recoaro Terme, ai confini dell’impero del gusto, a est del profondo nord, direzione ristorante Da Remo, Vicenza…”
“Ma se vuoi svoltare devi passare da Gualtiero Marchesi, la Milano da bere e da mangiare degli anni Ottanta. Cracco ha fame e sete. Si scola due stelle all’Enoteca Pinchiorri a Firenze. Torna da Marchesi, poi lo tradisce – da cui la celebre frase Tu coquus, fili mi! – quindi apre Le Clivie a Piobesi d’Alba, dove s’appunta al grembiule un’altra stella. Poi lancia a Milano il Cracco Peck. E dopo, da via Victor Hugo alla Galleria è un lungo percorso di degustazione” .
Gualtiero Marchesi
Cracco è anche particolarmente permaloso. Se gliela fai, poi se la lega al mestolo. Come con il suo primo maestro, Gualtiero Marchesi. Il quale, per i suoi ottant’anni, era il 2010, andò a cena nel ristorante di Carlo Cracco. «E come ha mangiato?», gli chiesero. «Non ricordo» fu la risposta. Che è la peggiore delle stroncature.