Chianti. La Trattoria del Pesce, ristorante che fa dimenticare la fiorentina
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Si chiama La Trattoria del Pesce e da quasi 40 anni glorifica il mare a Bargino, frazione di San Casciano in Val di Pesa, provincia di Firenze. Siamo nella Toscana più carnivora, terra di fiorentine succulente ed epiche.
Eppure…
Eppure proprio questa sfida – il pesce, diciamo, fuor d’acqua – ha fatto dal 1984 la fortuna della trattoria e della famiglia Falugiani-Corsini: due sorelle, i mariti, i figli. Fortunata e ultra-visibile anche l’ubicazione sulla via Cassia per Siena e a un passo dalle Cantine Antinori. Al pianterreno c’è il ristorante e al piano di sopra un piccolo hotel con 8 camere.
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E poi alla Trattoria amano molto l’olio, al punto che è l’avamposto dell’AIRO – Associazione Internazionale Ristoranti dell’olio. Sanno come offrirlo e come valorizzarlo, senza troppe complicazioni ma riconoscendo la complessità del prodotto.
Ho portato il solito carnivoro a cena alla Trattoria del Pesce. Io, che secondo le app e le teorie alimentari più recenti dovrei definirmi pescetariana, ero e sono di parte. Sapevo però che gli sarebbe piaciuto.
Un menu semplice a tutto pesce
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Lo chef è Lorenzo Corsini, mentre in sala c’è Filippo Falugiani. Il menu è classico o più creativo, descritto senza inutili maiuscole, compiacimenti, articoli o aggettivi (al bando i “La Nostra Insalatina”) e ricco di fuoricarta. Tutto il menu è di pesce, crudo o cotto in pari assortimento, con il cotto trattato nei più svariati modi. La cucina utilizza tanto le polpe più sontuose quanto il resto. “Materia prima di prima qualità” è la promessa.
Non fate come me, non lasciatevi ingannare da descrizioni come “fegatini”. Sono e saranno fegatini di pesce – come quelli che c’erano a sorpresa in uno dei nostri antipasti. Ma non voglio spoilerare subito la nostra cena.
Voglio solo dire due parole sull’olio EVO che ho assaggiato e su una definizione da assaggiatore, che mi mancava. E che probabilmente mancava anche a chi mi legge.
L’olio EVO può essere monoparticellare
A lato degli antipasti, Filippo Falugiani, padrone di casa e presidente dell’associazione AIRO suddetta, ci ha fatto assaggiare due oli molto particolari: un monocultivar dalla Puglia dell’azienda Torrerivera, dal bellissimo nome di “Uovo di piccione” e un monoparticellare dal Lazio, I&P Forte & Eccelso, cuvée del fondatore.
Monoparticellare? Sì, ma no worries: il gergo tecnico dell’olio EVO non è patrimonio di molti, come quello del vino. Se dunque monocultivar è l’olio derivato dalla frangitura di una sola tipologia di olive, il monoparticellare punta sul succo di un solo uliveto. Insomma, è il corrispettivo olivicolo del cru enologico.
Peraltro, di olio cru ne esiste tanto. Infatti non è questa la curiosità: è il termine “monoparticellare” che mi ha colpito. E qui si dimostra ancora una volta la suggestione del linguaggio. E dell’assaggio.
Un “Ristorante dell’Olio” senza carta degli oli
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L’assaggio, che avviene senza alcuna carta degli oli, è così per scelta. A La Trattoria del Pesce, l’olio EVO è soprattutto un’esperienza basata sulla fiducia nell’esperto che propone oli speciali al cliente, facendo da guida.
Si è invitati, per esempio, a provare un crudo di pesce al naturale VS condito con uno o più oli diversi e a esprimere le impressioni immediate.
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Il menu parla di “una selezione di oli ”. Non si dice quali e quanti. Sono tanti, in realtà, spesso in campionature ridotte e cambiano velocissimamente. Fatto salvo l’elevato turnover di assaggi, non c’è bisogno di formulare e aggiornare continuamente una lunga lista scritta.
Questo annulla il dibattito sulla carta degli oli nella ristorazione? No, propone un modello diverso, più consapevole e forse più snello. A patto di una crescente educazione sull’olio. Ma forse ce la faremo. Perché l’olio piace.
Come si mangia alla Trattoria del Pesce
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Pappa al pomodoro al sapore di mare, adornata di una cozza polposa – un classico rivisitato perché l’acqua è quella di cottura del pesce. Questo il benvenuto, l’amuse-bouche. Perfetta sintesi del concetto “pesce nella Toscana classica”.
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Sullo sfondo, pani e croccantina ai cereali.
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Nei calici, dopo aver tentennato tra fermo e bollicine, Vernaccia di S. Gimignano Il Colombaio di Santachiara a tutto pasto. A posteriori, scelta azzeccata dalla fornitissima cantina della Trattoria.
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Antipasto della Trattoria (17 €) – un misto variabile di otto assaggi freddi e caldi. Nel nostro caso, ben visibili sul piatto: Alici marinate e cipolle su fetta di pane abbrustolito. Un classico. Panino al burro fatto in casa, mayo senza uovo aromatizzata alle erbe, cernia marinata in sale e zucchero. Che delicatezza. E tonno rosso sott’olio, fagioli cannellini, pepe, sale aromatizzato – tonno e fagioli sì, ma solo di nome. Alle mie papille è tenero e gustoso, quindi molto di più.
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A concludere il quartetto dei freddi, Crème brûlée di fegatini di ricciola, fichi caramellati. Toc, toc, il cucchiaino bussa e spacca la crosticina di caramello. Sotto c’è una delizia, golosa anche per chi teme il particolare bouquet sensoriale del fegato, quale esso sia. I fichi rendono intrigante questo novello bocconcino.
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Tra gli antipasti caldi, Frittella di calamari su concentrato al pomodoro.
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E Supplì di tonno con maionese senza uovo dall’acqua di cottura del polpo. Sono di parte, adoro il polpo, perciò mi è piaciuto questo utilizzo della sua acqua in una salsa.
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Cozze e vongole, un altro classico.
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Duchesse di patate e ricciola su crema di melanzane che, con il suo gusto affumicato e persistente, ho tenuto per ultimo.
I piatti della Trattoria del Pesce
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Il bello dei primi è che arrivano fumanti nel loro tegame, come i ravioli ripieni di pesce bianco e spinaci con crema di capesante, porcini e tartufo (17 €). La porzione comporta un tegame a testa per mangiare direttamente, concludendo con una legittima e goduriosa scarpetta.
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Oppure trasferendo generose forchettate nel piatto, per una foto del ripieno a favore di sfondo bianco. Il raviolo è gigante. E benché il tartufo estivo non sia potente come quello invernale, piace l’accostamento con le capesante e i porcini.
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A seguire, Calamari e seppie sulla brace (17 €) – teneri e sodi, che non è una contraddizione. Spolverati.
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Due cantuccini per il mio commensale, affiancati da un doppio assaggio liquoroso: l’Amaro formidabile e la Ciociara, bottiglie dall’aria vintage.
Quanto costa la Trattoria del Pesce
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Il menu e i prezzi li trovate anche sul sito.
Se gli antipasti costano quasi come i primi e alcuni secondi (dai 12 € ai 18,50 €) è perché possono essere l’equivalente di un piatto. I crudi vanno a numero (ad esempio, le ostriche fine de claire a 3€ l’una) o a peso.
Per i primi si spende in media sui 17 €, appena di più per i secondi. Sui 10 € i dessert.
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Se perciò siete curiosi di sapere come si mangia pesce nel Chianti e amate l’olio buono, non solo toscano, l’indirizzo ce l’avete. Proprio qui sotto. E, ça va sans dire, meglio prenotare.
La Trattoria del Pesce. Via Cassia per Siena 122. Loc. Bargino – San Casciano Val di Pesa (FI). Tel +390558249045
[Immagini: iPhone di Daniela; La Trattoria del Pesce]