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8 Marzo 2020 Aggiornato il 5 Ottobre 2020 alle ore 10:24

Coronavirus: divieto di cena nei ristoranti in zona rossa per decreto

Dobbiamo ridurre le possibilità di contagio da Coronavirus tra le persone. Questa è la linea anche del nuovo decreto che il Governo ha emanato poche ore
Coronavirus: divieto di cena nei ristoranti in zona rossa per decreto

Dobbiamo ridurre le possibilità di contagio da Coronavirus tra le persone.

Questa è la linea anche del nuovo decreto che il Governo ha emanato poche ore fa e che estende la zona rossa a tutta la Lombardia e 14 province ubicate al nord.

Non si può entrare né uscire dall’intera Lombardia e dalle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola.

Un’area molto vasta in cui non sarà possibile andare a cena nei ristoranti: tutte le attività ristorative potranno essere aperte solo dalle 6 del mattino alle 18.

Niente cena, solo pranzo insomma.

A patto che sia rispettata la norma di mantenere una distanza di un metro tra un commensale e un altro.

Tradotto in soldoni, ristoranti e pizzerie e non solo più pub o locali senza servizio al tavolo dovranno chiudere nel pomeriggio.

Senza distinzioni di stelle, forchette, cappelli, scatti.

Pesa sulla decisione di chiudere tutto sicuramente le immagini poco rassicuranti dei Navigli a Milano presi d’assalto come se fosse un giorno di festa con le persone che se ne sono bellamente fregate della raccomandazione del metro di distanza.

Il Coronavirus fa paura a corrente alternata, perché in fondo in fondo si guarisce. Nei casi più gravi si fa un po’ di terapia intensiva e solo quelli che già avevano problemi di salute muoiono “con” il Coronavirus, non “per” il Coronavirus.

https://www.scattidigusto.it/2020/02/22/coronavirus-10-alimenti-di-cui-fare-scorta-in-caso-di-quarantena/

Una leggerezza di interpretazione perché nessuno pare voglia pensare che le strutture sanitarie del nostro Paese, cioè gli ospedali e le sale di rianimazione e di terapia intensiva che possono aiutare a uscire dalle crisi respiratorie provocate dal Coronavirus, sono limitate.

Non possiamo permetterci di ammalarci tutti insieme.

Ecco perché non si può andare al ristorante, in pizzeria, al pub, al wine-bar di sera.

Una decisione che sembrerebbe folle, ma guardando i nostri concittadini che hanno preso il treno da Milano per ritornare al Sud altrimenti restavano “bloccati” come poter dar torto a una disposizione del genere?

È chiaro che non siamo capaci di autogestirci nemmeno nell’osservare semplici statuizioni come evitare di stare vicini e di assembrarci.

https://www.scattidigusto.it/2020/03/02/droplet-la-parola-magica-che-aiuta-a-tenere-lontano-il-coronavirus/

E non sarà il comportamento giusto di pochi a salvarci. Purtroppo.

Per la ristorazione che perde fino al 3 aprile grandi nomi come Bartolini al Mudec, Da Vittorio dei Cerea, l’Osteria Francescana di Massimo Bottura o Le Calandre dei fratelli Alajmo, solo per citare i tre stelle Michelin (ma ne resterà fuori per un limite geografico minimo Uliassi – qui potrete rendervi conto dei ristoranti stellati in area rossa) è una batosta incredibile.

Potrebbe salvare la ristorazione il delivery e l’asporto? Ci vorrebbe una specifica ad hoc perché il decreto così formulato chiude l’attività in toto e quindi, ad esempio, non sarebbe possibile per una pizzeria aprire con le serrande abbassate per cuocere le pizze e inviarle a domicilio.

Ma un periodo così lungo che potrebbe creare le condizioni per un deserto della ristorazione dovrebbe prendere in considerazione altre formule.

Altrimenti anche la bella idea di Irina Steccanella di creare #irinacasa e di portare i piatti della trattoria dai colli bolognesi a domicilio si spegnerebbe.

Cosa che accadrà, per esempio, a Milano da Gino Sorbillo che aveva avviato l’attività di consegna delle pizze con Uber Eats o del bento box di Wicky’s.

https://www.scattidigusto.it/2020/03/06/roma-gli-effetti-del-coronavirus-sulla-gente-al-ristorante/

In uno scenario in rapida mutazione come quello imposto dal Coronavirus occorre esplorare tutte le soluzioni possibili per evitare che un comparto trainante come quello dell’agroalimentare e della ristorazione rischino un collasso da cui sarà lungo riprendersi.

Vincenzo Pagano
Fulminato sulla strada dei ristoranti, delle pizze, dei gelati, degli hamburger, apre Scatti di Gusto e da allora non ha mai smesso di curiosare tra cucine, forni e tavole.
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