Coronavirus e spesa a domicilio. Come farla in sicurezza
In tempo di coronavirus la spesa si fa con il delivery.
Pochi sono infatti i prodi che sfidano la sorte recandosi al supermercato, e questo non tanto per l’ansia da Covid-19, ma piuttosto in quanto atterriti davanti all’idea di passare una buona parte della giornata in coda aspettando il proprio turno di entrata, come risultato del contingentamento degli ingressi disposto per cercare di evitare un contagio di massa.
Quindi, dicevamo, sono sempre più i cittadini che si rivolgono al “delivery”, alla consegna a casa, una modalità che ci permette di far arrivare la nostra spese tranquillamente sul portone di casa o sul pianerottolo senza pericolo e senza contatto umano, come previsto dalle normativa, e in tutta sicurezza.
Sicurezza, già.
Ma quanta “sicurezza”?
E’ sicuro che tutti noi ci stiamo ponendo dei grandi interrogativi riguardo alla sicurezza del cibo recapitato in casa, e il dubbio di trasportarsi dentro casa da noi stessi, insieme al latte e alle patatine, anche il maledetto virus si fa sempre più strada nella nostra mente: “sarà sicura questa bottiglia di latte, oppure qualche cliente, infetto a sua insaputa, non ci avrà starnutito sopra? Chissà, magari qualche addetto al super che l’ha riposta negli scaffali era già contagiato senza saperlo, oppure lo era chi l’ha messa nella busta per il trasporto, toccandola con le sue mani infette, oppure era contagiato il rider che ce la porta a casa, chissà!”. E intanto l’angoscia di fare autogoal portandoci in casa il nemico cresce, e guardiamo con diffidenza la confezione di salame, novello cavallo di Troia, che solo un attimo prima guardavamo invece con concupiscenza.
Bene, per fare un po’ di chiarezza, riassumiamo allora quanto sappiamo oggi riguardo alla sicurezza della spesa a casa, verificando alla luce di autorevoli pareri se effettivamente dovremo metterci lì a disinfettare ogni singola confezione di sottilette o se potremo addentare tranquillamente le fette di pan carrè senza farci venire un attacco di ansia.
A far luce su questi comprensibili dubbi, è intervenuto il Dott. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università Statale di Milano, che in un’intervista al Corriere chiarisce i seguenti punti.
La sopravvivenza del virus sulle superfici. Anche quelle degli alimenti.
«È vero – afferma Pregliasco – il virus può sopravvivere qualche giorno, ma lo ribadiamo, con una carica virale irrisoria”. Oltretutto, riguardo al rischio di portarci a casa insieme a yogurt e biscotti anche il Covid-19, tale eventualità pare abbastanza remota: “Intanto dovrei avere la sfortuna che qualcuno ci abbia tossito sopra – continua Pregliasco – quindi, come su tutte le superfici, vale sempre la stessa cosa: non devo mettermi le mani in bocca e le mani vanno lavate spesso. Non ritengo necessario disinfettare la busta di plastica» continua il virologo.
Parole confermate dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, che in merito alla permanenza dei virus sulle superfici, comprese quelle delle confezioni di alimenti, ha chiarito che «la possibilità che il coronavirus si trasmetta attraverso gli oggetti, compresi i cibi confezionati è una possibilità che non possiamo escludere ma è altamente improbabile”.
“I dati – specifica Brusaferro – mostrano come il virus può sopravvivere da qualche ora a qualche giorno laddove queste superfici rimangano completamente protette o non vengano esposte a pulizia, a opere di disinfezione o a fenomeni naturali come sole e pioggia. Ma sappiamo anche che è molto sensibile ai disinfettanti a base di cloro e alcol e che si trasmette attraverso droplets o contatto attraverso mano”.
Più specificatamente, secondo uno studio in fase di pubblicazione sul New England Journal of Medicine ma già circolante nel mondo scientifico, emerge che il coronavirus sopravvive da qualche ora a un paio di giorni su diversi tipi di superfici. In laboratorio sono stati presi in esame quattro tipi di materiale, rame, cartone, acciaio inox e plastica, e si è analizzata la permanenza del virus su di essi. Per il rame, è risultato che la carica virale si dimezza dopo 2 ore e si annulla dopo 4, che sul cartone la carica è dimezzata in 5 ore e si azzera dopo 24, che sull’acciaio la carica si dimezza in 6 ore e si azzera in 48 e che per la plastica la carica si dimezza in 7 ore e si azzera dopo 72.
Occorre però anche ricordare che il virus “non ha le gambe”, come afferma il virologo Burioni, cioè non arriva alle nostre vie respiratorie da solo, ma ce lo portiamo noi stessi, toccando le superfici eventualmente contaminate e poi portando le mani sul viso, vicino a naso e bocca, anche inavvertitamente. Solo in questo caso le superfici dove potrebbe essere presente il virus diventano pericolose, ed è per questo che il consiglio da seguire scrupolosamente e coscienziosamente rimane sempre lo stesso: lavare sempre le mani con sapone, per almeno 60 secondi, con costanza e regolarità, ed evitare il più possibile di portarsi le mani al viso.
E con questi due semplici ma fondamentali accorgimenti, potrete tranquillamente assaltare il vostro pacchetto di patatine da mezzo chilo formato famiglia che avrete acquistato per insaporire questi lunghi periodi di isolamento.
Alla dieta, penserete dopo.
[Link: Corriere. Immagine Facebook/Gabriele Bojano]