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18 Novembre 2020 Aggiornato il 19 Novembre 2020 alle ore 07:51

Coronavirus. Nuovi ristori per i ristoranti che però sono troppi, dice la Fipe

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte interviene all'assemblea annuale della Fipe e promette nuovi aiuti a un settore in difficoltà
Coronavirus. Nuovi ristori per i ristoranti che però sono troppi, dice la Fipe

Le nuove misure di restrizione e chiusure nell’Italia a zone ha penalizzato bar, ristoranti e pizzerie per evitare un nuovo lockdown generalizzato. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo dichiara nell’assemblea pubblica on line della Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi.

“So che dopo l’adozione dei protocolli per il distanziamento che avete rispettato in maniera rigorosa siete rimasti delusi dalle misure restrittive, ma credo che tutti ci rendiamo conto, dopo questa ondata di pandemia così violenta, così veemente in tutta Europa, che i protocolli non sarebbero stati sufficienti: saremmo stati tutti travolti. Da qui la necessità delle nuove misure restrittive e delle limitazioni alla socialità”.

La dichiarazione va incontro alle perplessità degli operatori della ristorazione che segnalavano l’incongruenza degli assembramenti sui mezzi di trasporto pubblico. E la questione spinosa delle scuole e delle lezioni in presenza.

Per limitare la socialità, dunque, occorreva limitare le occasioni di incontro e di diffusione del contagio. I ristoranti sono involontari focolai soprattutto per quello che avviene prima e dopo la tavola.

Davanti alla priorità del Governo di contenere i contagi prima che sia troppo tardi, i ristoranti hanno pagato il pedaggio più pesante.

Nuovi aiuti a bar e ristoranti

soldi

Giuseppe Conte ne è consapevole: “C’è un disagio diffuso sociale e anche psicologico da parte di tanti cittadini e operatori economici”. Ma avverte che “Dobbiamo tenerne conto: quanto più rapidamente riusciremo a contenere il contagio, tanto più rapidamente potremo ridare la fiducia necessaria a ripartire”.

Per ripartire è necessario sostenere le aziende perché la situazione economica peggiora. Occorre guardare nel lungo periodo perché l’impatto della pandemia richiede “un impegno finanziario prolungato nel tempo e anche più corposo di quanto sin qui fatto”.

Tradotto, occorrono nuovi incentivi. “L’affitto per i commercianti è un costo importante, gravoso per chi opera nelle aree più esposte alla crisi. Sono consapevole di quanto sia sentito questo tema, incontro spesso tanti singoli esponenti di questa categoria. Dobbiamo ragionare su schemi di incentivazione fiscale senza penalizzare i proprietari di immobili”.

Per Fipe rischio chiusura di 50 mila esercizi

no alla chiusura alle 18 per i ristoranti

“Nonostante le risorse messe fino ad ora dal governo lo sforzo non è sufficiente per prevenire le chiusure e gli scenari più catastrofici per il 2020, che parlano di 50mila imprese a rischio e 300mila posti lavoro in bilico”. È il commento di Lino Stoppani, presidente della Fipe.

Il 4° trimestre dell’anno si chiuderà con una perdita di fatturato di 10 miliardi di euro, pari al 40%.

La previsione per la fine dell’anno è di una flessione di 33 miliardi di euro su 96 complessivi.

Numeri che richiedono un intervento deciso. “A seguito delle nuove restrizioni, occorre infatti rifinanziare i contributi a fondo perduto per compensare le perdite dei locali, occorre consolidare i crediti di imposta sulle locazioni commerciali e prevedere moratorie fiscali, contributive e creditizie”.

Troppi ristoranti, bar e attività di ristorazione: lo dice la Fipe

E bisogna riscrivere le regole del settore per assicurare un futuro alle attività. Che però sono diventate troppe anche a causa di un processo di liberalizzazioni a tratti semplicistico.

“Da anni Fipe denuncia il rischio bolla dovuto a un eccesso di offerta: 4,6 imprese ogni mille abitanti. Troppe”, spiega Stoppani (dal minuto 12 l’intervento).

Laura Castelli

E sembra di ascoltare di nuovo le parole del vice ministro Laura Castelli.

A luglio, l’esponente del dicastero dell’economia, aveva commento così la situazione. “Questa crisi ha spostato domanda e offerta, le persone hanno cambiato il modo di vivere, e bisogna aiutare gli imprenditori dei nuovi business che sono nati in questo periodo. Certo che se una persona decide di non andare più al ristorante bisogna aiutare l’imprenditore a fare un’altra attività e non perdere l’occupazione e va sostenuto anche nella sua creatività, magari ha visto un nuovo business. Io credo che negare che questa crisi abbia cambiato la domanda e l’offerta in termini macro economici sia un errore. Vanno aiutato le imprese, sposteremo le tasse”.

Non è un allineamento ma poco ci manca.

Il futuro della ristorazione è la qualità, dice la Fipe

Stoppani indica nell’espansione quantitativa e non qualitativa i motivi della fragilità di tante imprese della ristorazione. E sottolinea che occorre ripartire da un rafforzamento dei requisiti professionali per l’accesso al settore. Una strategia che deve essere accompagnata da una politica volta a sostenere la domanda del consumatore da un lato e l’imprenditoria di qualità dall’altro.

E sintetizza il cambiamento del quadro in cui bar, ristoranti, pizzerie si troveranno ad operare in un futuro che sembra essere già arrivato.

“Il ricorso massiccio allo smart-working non si esaurirà con l’attenuarsi della pandemia. Per far fronte alle conseguenze negative che produce e continuerà a produrre sui pubblici esercizi è necessario lavorare non solo sul cash back, per stimolare i pagamenti elettronici, ma anche sull’azzeramento dell’Iva, almeno per tutta la durata della crisi. Allo stesso tempo è essenziale dare vita a un’importante iniziativa di rinnovamento e aggiornamento del sistema dell’accoglienza turistica italiana, rafforzando l’integrazione fra le componenti ricettive e la parte dedicata alla ristorazione e ai servizi”.

Una presa d’atto che lo Stato deve fare di più. Ma che la soluzione alla crisi della pandemia deve essere cercata anche all’interno del settore della ristorazione, del turismo e del divertimento.

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