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Ristoranti
28 Luglio 2018 Aggiornato il 9 Ottobre 2019 alle ore 21:51

Amatrice e dintorni per scoprire gricia e amatriciana

Andare ad Amatrice, a due anni dal sisma, è stata un’esperienza forte. Ma anche sorprendente. Immaginavo di incontrare persone tristi, sconfitte,
Amatrice e dintorni per scoprire gricia e amatriciana

Andare ad Amatrice, a due anni dal sisma, è stata un’esperienza forte. Ma anche sorprendente.

Immaginavo di incontrare persone tristi, sconfitte, sfiduciate, invece ho incontrato gente incredibilmente forte, positiva, fiduciosa ed entusiasta, dallo spirito combattente e ottimista.

Non so da dove arrivi questa forza d’animo: forse un’esperienza del genere non lascia scelta: o sei forte e sopravvivi, o ti abbatti e sei finito, non so davvero, ma ho smesso di sentirmi in difetto perché non ho perso casa né vita, e sono andata in giro per scoprire cosa posso fare per contribuire almeno un po’ alla rinascita della zona colpita.

E’ stato semplice: l’Italia ha la fortuna di poter vivere di turismo e di enogastronomia, anche se sono sfruttati relativamente poco e non sempre bene.

Non è così però per Amatrice e dintorni. Il Consorzio Salariaè e il suo progetto Alte Terre, ad esempio,  hanno riunito 21 aziende tra agriturismi, ristoranti e produttori di specialità locali, per raccontare le bellezze naturali del territorio e ospitare i turisti.

Il presidente del Consorzio, Emidio Gentili, non solo è un ottimo comunicatore e aggregatore, ma anche uno chef eccellente e un padrone di casa impeccabile, attività che svolge nel suo agriturismo Lu Ceppe.

Si trova a due passi da Cittareale, poco distante da Amatrice, che ha subito i danni anche essa , diventata in parte una città fantasma.

Il territorio intorno è incantevole, ricco di verde, di pascoli con pecore e mucche, una fonte con il santuario di Capodacqua, i meli selvatici qua e là, e le case distrutte che stonano con il paesaggio bucolico.

Mi vergogno ammetterlo, ma per l’emozione o qualche complotto astrale, mi sono venute male le foto di tutte le specialità di Emidio: l’amatriciana, la gricia e i ravioli con ricotta e noci.

Comunque mi sento di affermare che la sua è una cucina che ti accoglie e ti abbraccia, coccola il palato e lo conforta. E’ una vera cucina di casa fatta con amore, una cucina sensoriale senza trucchi e senza inganni.

Molto buoni i salumi, tutti fatti in casa, dalle bestie di allevamento.

Saporite e tenere le carni grigliate, sempre di produzione propria.

Anche i dolci sono fatti in casa, rustici i biscottini e la crostata con la marmellata di albicocche.

Il pernottamento con una mezza pensione costa 45 € a testa, e li vale tutti.

Il giorno seguente, ad Amatrice, ho visto quello che è diventato il corso principale, il centro della vita sociale e commerciale: una strada vuota, un lungo corridoio delimitato dalle lastre di metallo che passa in mezzo ai ruderi. Visione surreale.

Andando più in là però la vita riprende forma, oltre i palazzi distrutti ci sono già due nuovi centri commerciali con le botteghe che vendono i prodotti locali.

500 metri più avanti, nella frazione di San Cipriano, sorge l’Area del Gusto, costruita in soli 7 mesi grazie alle donazioni raccolte da Corriere della Sera-RCS e La7 e il sostegno della Regione Lazio. Proprio qui si sono trasferiti una mensa scolastica e gli otto ristoranti storici di Amatrice, ed è qui che vengono le persone per mangiare una delle paste più famose nel mondo, l’amatriciana.

L’ho fatto anch’io. Vi avverto: se ci andate nel weekend e non prenotate, probabilmente non troverete un tavolo libero. Ecco la lista dei ristoranti, sceglietene uno e andateci.

  1. Da Giovannino
  2. Pica Patrizia
  3. Ma-Tru 
  4. La Conca
  5. Il Castagneto 
  6. Mari e Monti 
  7. Serafini Franco
  8. Ristorante Roma 

Al ristorante La Conca, come in tutti gli altri, regnano due piatti: amatriciana e gricia. Intorno a me c’erano persone che ne ordinavano due piatti a testa, e il motivo c’è: la pasta è buonissima.

Come se non bastasse, sulle tovagliette sono stampate le ricette di entrambe, nel caso voleste cimentarvi nelle preparazioni anche a casa. Ovviamente, a condizioni di avere in dispensa gli ingredienti giusti.

Niente antipasto, nemmeno per me: voglio mangiare sia l’amatriciana che la gricia (entrambe a 8 €). Buona la prima, un po’ asciutta la seconda, ma il guanciale è strepitoso e abbondante, e dona un sapore unico.

Una piccola grigliata mista: manzo e pecora, e un assaggio di arista di maiale al forno (12 €). Salsicce e arrosticini erano già finiti, ma vi assicuro, la gente era davvero tanta e vedevo passare i vassoi enormi pieni di carne. Forse avrei dovuto arrivare a mezzogiorno, ma almeno voi adesso lo sapete.

Un buon Montepulciano d’Abruzzo per accompagnare il pranzo: in queste zone non si produce né vino né olio, e sono stata “costretta” a guardare in direzione del vicino Abruzzo.

In cucina ho trovato padre e figlio, uniti come non mai nella loro impegno di portare avanti l’attività di famiglia.

Ma se voleste rifare a casa l’amatriciana, avreste bisogno di un guanciale fatto come si deve e di pecorino romano locale, più dolce e meno salato di quello che troviamo in giro. Oltre i “Kit Amatriciana” dei supermercati, potete trovare tutto l’indispensabile in una bottega del Caseificio Storico Amatrice.

Qui potete sbizzarrirvi: guanciali, ma anche prosciutti, salami, cacciatorini stagionati e morbido ciauscolo, tutti prodotti nell’azienda.

L’imbarazzo della scelta anche per i formaggi: pecorino romano, pecorino stagionato nelle grotte, formaggio di capra o caciotta vaccina. Ottimo rapporto qualità prezzo.

Nella bottega a fianco ho visto gli gnocchi ricci, un’antica specialità di Amatrice. Si servivano per pranzo della domenica nelle famiglie nobili, conditi con un ricco ragù di pecora, manzo e maiale. Gli gnocchi ricci si preparano con due impasti e tempi piuttosto lunghi che determinano il costo del prodotto: 20 € al chilo.

Per terminare questa gita insolita, ci vuole anche un giro nei dintorni, al lago o in montagna. Vicino ad Amatrice c’è il piccolo e grazioso lago di Scandarello.

Invece, ad una ventina di chilometri, a Campotosto, c’è un lago omonimo molto più grande. Le montagne che neanche vi dico, l’imbarazzo della scelta.

Ora ditemi, dove vorrete trascorrere il prossimo weekend?

Giulia Nekorkina
Moscovita di nascita, romana da 25 anni, Rossa di Sera da 10 anni, innamorata della vita, appassionata di bollicine, adora cucinare e mangiare. Il miglior museo è un mercato, il miglior regalo è un viaggio.
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