A Milano arriva la cacio e pepe di Felice al Testaccio che apre in via del Torchio
Uno dice: bella la vita, vai, ti siedi, mangi, torni a casa, ti risiedi, mangi qualcosa per riprenderti, e scrivi. Sembra facile. E invece non è tutto così semplice: una parte del “lavoro” consiste nel camminare in lungo e in largo per la città, spiare oltre le saracinesche abbassate, controllare da lontano i cantieri, a mo’ di “umarell”: le nuove aperture possono sbucare dove meno te lo aspetti.
Come quella, prossima futura, di Felice a Testaccio in via del Torchio – a due passi dal Chicco do Mexico del Carrobbio, di cui ho parlato un po’ di tempo fa (e che presto raddoppierà vicino alla Scala e a Montenapoleone).
Sarà un pezzo di romanità trapiantato a Milano – la Roma popolare, quella delle osterie, quella del Testaccio, quartiere che prende il nome da una montagnola di cocci (testae) e detriti, un po’ come il nostro Monte Stella, fatto con le macerie dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. E dire osteria e Testaccio in una stessa frase è come dire Felice a Testaccio, celeberrima trattoria fondata da Felice Trivelloni (ne abbiamo parlato un po’ di tempo fa) nel 1936.
E dire Felice a Testaccio vuol dire dire cacio e pepe, un piatto-firma, secondo alcuni ancora un paradigma, secondo altri un buon piatto e nulla più.
Probabilmente un parere “nordico”, anzi “milanese”, potrebbe essere illuminante: ecco perché sarò un assiduo frequentatore di via del Torchio nelle prossime settimane.
[Ha collaborato Federica Caretta]