Fuffblogger: Visintin attacca il corso di scrittura gastronomica
Cosa accadrebbe se non fosse più possibile fare recensioni di ristoranti?
Prima di strapparvi parannanze, gettare smartphone e fare un falò dei menu gelosamente custoditi, andate a leggere Valerio M. Visintin.
Non fare più recensioni è il suo incubo personale. Si sveglia e al Corriere gli comunicano che non potrà più fare il suo lavoro di incorruttibile recensore.
All’annuncio si sono mosse legioni per prevenire questo infausto accadimento che priverebbe la gastrosfera dell’invincibile recensore mascherato. Cori di prefiche si sono sollevati al cielo in forma di scongiuro.
Per altra parte si sono udite genti che hanno stappato bottiglie di champagne per la felicità di levarsi dalle pa…delle l’incorruttibile critico che, in ordine sparso, rifugge da pranzi stampa, presentazioni addomesticate, buoni pasto, affettuosità fornellesche forse peggiori di quelle giornalistiche. Salvo trovarsi un attimo dopo in commenti stile Lercio.
I misurati e i pontieri, da buoni centristi, hanno commentato simultaneamente “quando non attacca i colleghi, VMV è godibilissimo”.
Godibilissimo una ceppa, hanno esclamato con evidente non riferimento all’attrezzo del macellaio i/le cosiddetti/e “fuffblogger”, la nuova genie di recensori che si aggira indomita tra i vicoli della (propria) promozione e del social marketting.
Già, perché, il binocoluto Visintin, che ci vede meglio di un’aquila, ha sicuramente messo nel bersaglio qualche abile inventore/rice di nuove professionalità “fuffologiche”.
Trattasi nello specifico dell’organizzatore/trice di corsi finto-quasi-semi-professionali. Nel pratico, somministratore/trice di indicazioni per svolgere attività gastrorecensiva.
Bisogna imparare a fare i fuffblogger, dice tra le righe l’anonymous del risotto. Ed essere pronti a sborsare un 200 euretti per poter mettere in CV la pratica disbrigata che consegnerà ai posteri il sapere gastroculturale.
Confesso, sarò ammalato di retropensiero, ma la freccia è stata scoccata per andare in centro. Solo che – probabilmente – lo capirà solo il/la destinatario/a.
Io ho preso la strada più economica perché come tutti quelli che circolano tra piatti e tastiere bado al risparmio, agli sconti e allo scrocco di indicazione di cui mi voglio pregiare di essere inventore: si assaggia alla presentazione per evitare di buttare al vento quattrini. Poi si ritorna a fornello-forno-sala-zia ben rodati.
Lo so, non mi crederete e quindi vi dico la strada economicissima. Comprare a 14,90 € – prezzo pieno – la guida I Ristoranti di Puntarella Rossa e mandare giù a memoria il decalogo di Visintin. Che, crepi l’avarizia, vi riassumo qui visto che la copia me l’ha passata chi è andato alla presentazione e ha incontrato anche il recensore mascherato.
Che non ha voluto firmarla altrimenti sarebbe scattata la corsa alla firma sugli scontrini che avrebbe svelato il volto del misterioso Giustiziere dei fuffblogger.
Leggete e imparate. È tutto gratis.
Il Manifesto del Critico Gastronomico Incappucciato
- Visiterà i ristoranti senza annunciarsi
- Dovrà dire tutta la verità
- Scriverà a beneficio esclusivo dei lettori
- Non avrà timore di produrre giudizi severi
- Non accetterà regalie
- Non passeggerà a braccetto con i cuochi
- Giudicherà oltre il grado di cottura di un uovo, il chilometro zero e il marketing
- Rifuggirà come la peste l’uso abbondante di tipico e tradizionale
- Studierà con dedizione
- Svolgerà il suo lavoro seriamente senza prendersi troppo sul serio.
Ora che avete capito perché di Visintin ce n’è uno e uno solo, partite con le tastiere e rispondete: chi organizza questo corso gastrorecensivo per futuri fuffblogger?