Milano. Il gelato di Pavè nella nuova gelateria che apre in via Cesare Battisti
Ieri sera, anteprima. Oggi, da mezzogiorno, inaugurazione. Domani, apertura. Lo avevamo anticipato: apre Pavè Gelati e Granite, in via Cesare Battisti a Milano, vista Palazzo di Giustizia. Una gelateria “sorella minore” di Pavè, il locale che in breve tempo (aperto un quattro anni fa mi sembra) è diventato uno dei punti di riferimento per i foodie e non-foodie milanesi.
Era un loro desiderio – loro sono Luca Giovanni Diego, triade motrice di Pavè – neanche tanto segreto, quello di fare anche il gelato: per motivi di spazio, non era stato possibile in via Casati, e ora, finalmente, lo è diventato qui.
L’aspetto è simile a Pavè, anche se più essenziale; di Pavè ritornano i colori, l’atmosfera, e alcuni prodotti in vendita (cioccolati, biscotti, torte).
Dietro il bancone (il gelato è in carapine: niente distesa di colori, ma quel tanto di mistero, e di gusto, che il contenitore suggerisce), una lavagna metallica su cui vengono presentati i gusti: che vanno da vaniglia pistacchio cioccolato panna nocciola (in gelato, non montata) a sbrisolona, tonka (ovvero, torta frangipane al pistacchio, marmellata lampone, mousse al cioccolato bianco con infusione di tonka), pane burro & 160, tarte tatin (giusto per ricordare di chi e cosa stiamo parlando…). Una decina di gusti di gelato, cinque sorbetti, tre granite.
Quattro posti a sedere (sedili da vecchio cinema), una panchina fuoti.
A quanto pare la gelateria è un lavoro per donne: dopo Vittoria del Gelato Giusto e le gelataie di Naninà, ecco arrivare Simona Carmagnola – anzi, ritornare: lei è milanese, amica d’infanzia della suddetta triade, e dopo essere andata a Pisa per motivi di studio, e avere iniziato a lavorare al banco in gelateria, ed essersi lasciata prendere la mano, e passare in laboratorio, ha deciso – o è stata corteggiata e convinta – ed è ritornata qui (evviva!).
La gelateria pisana era De’ Coltelli: e ci dispiace per loro.
All’anteprima ieri sera, ho assaggiato un cucchiaino di tutto quello che c’era (una scelta di gusti): non c’è il fiordilatte, che è uno dei parametri che uso per capire quanto mi piace una gelateria, ma c’erano la vaniglia e la panna (sarà il mio primo esperimento: una coppetta panna e vaniglia da rimescolare assieme come facevo da bambino).
Panna non troppo pannosa, vaniglia profumata e delicata: iniziamo bene. L’altro criterio, il pistacchio: anche questo non eccessivamente “pistacchioso”, non sparato, bene.
Ottimo il sorbetto di nocciola (cruda); e mi son piaciuti sbrisolona e pane burro e marmellata (la loro 160: confettura di albicocche “al 160%”); e la granita; ma anche il resto.
Gelati gustosi, leggeri, non “grassi”. Gusti “tradizionali”, ma anche gusti “Pavè”: sono loro, indubbiamente. Le materie prime sono quelle che usano in pasticceria, naturalmente con molto territorio lombardo (latte Polenghi, panna Gioia, frutti rossi di StraBerry di Cassina de’ Pecchi).
Un progetto nato e portato avanti e realizzato nel giro di otto mesi (non so se compresa l’opera di convincimento di Simona). Per decretarne il successo, penso che basterà molto meno – otto settimane? otto giorni?
[Immagini: Emanuele Bonati]