Green pass ristoranti e pizzerie: fa paura la norma anti variante delta
Green pass per andare ai ristoranti, in pizzeria, al bar. Ma anche per sedersi al cinema, entrare nei musei, nei centri commerciali, prendere aerei o treni.
La strategia francese per contrastare la diffusione della Variante Delta spiegata e applicata dal Presidente francese Macron ha sortito i primi effetti. In Francia in una sola serata quasi 1 milione di prenotazioni per le vaccinazioni.
Non si punta all’obbligatorietà dl vaccino contro il Covid (ad eccezione dei sanitari che in assenza non potranno lavorare e ricevere lo stipendio) ma sugli effetti. Cioè sulla possibilità di ricevere il Green Pass, il salvacondotto per svolgere una vita “quasi” normale.
E gli effetti della decisione francese sono rimbalzati subito in Italia accendendo il dibattito politico. Il Presidente Mario Draghi è favorevole a un’applicazione del medesimo sistema.
E quindi green pass per entrare in ristoranti, pizzerie, bar e salire sui mezzi di trasporto. Lo appoggia il PD, contrari Lega e FDL (raggelante per la Meloni), il M5S dice che è prematuro parlarne.
E invece tutto sembra fuorché prematuro parlarne (come spiegato qui). C’è da decidere subito sulla proroga dello stato di emergenza da cui dipende anche la struttura delle operazioni vaccinali. E bisogna evitare una terza ondata in autunno che rimetterebbe in moto le zone a colori con limitazioni e chiusure.
Il ragionamento che sarà all’ordine del giorno la settimana prossima (ma già domani ci sarà una riunione informale) è evitare che la libertà di non vaccinarsi finisca con il comprimere la libertà di chi si è vaccinato.
L’ipotesi green pass ristoranti verso l’applicazione
In Francia il lasciapassare che attesta l’effettuazione del ciclo vaccinale sarà necessario dal 21 luglio per entrare in luoghi che accolgono più di 50 persone. Da agosto chi vorrà accedere a bar, ristoranti e centri commerciali dovrà esibire il green pass. Egualmente sui mezzi di trasporto ad eccezione del trasporto locale.
Un irrigidimento che in Italia è stato accolto con favore dai presidenti delle Regioni Campania e Liguria, Vincenzo De Luca e Giovanni Toti. Luca Zaia dal Veneto chiede di contare i ricoverati e non i contagiati e di tracciare.
Ma anche così la situazione non appare tanto rosea per una possibile applicazione del green pass ai ristoranti.
A preoccupare il premier, il ministro Speranza e gli scienziati è quel 56% in più sui numeri delle ospedalizzazioni in una settimana e il raddoppio dei decessi registrati da Londra, che ieri erano 50. Lo evidenzia il Corriere nel flusso di dati che sono all’esame della cabina di regia italiana.
Abbiamo le vaccinazioni ma i numeri sembrano peggiori dello scorso anno. Vero che non bisogna seguire le sensazioni ma la salita costante dei contagi è un dato. Nella giornata di lunedì i nuovi casi erano 888 e i decessi 13, il tasso di positività ha sfondato il tetto dell’1 per cento (1,2) e c’è da considerare che i dati della domenica sono storicamente più bassi.
Maria van Kerkhove, responsabile tecnico dell’Oms, ha apertamente parlato dell’“effetto devastante” dei festeggiamenti per le partite degli Europei. Domenica sera davanti alla finale ha tweettato: “Dovrei divertirmi a guardare il contagio avvenire davanti ai miei occhi?”.
Il green pass ristoranti è migliore delle zone a colori
Di fronte all’eventualità di un ripristino delle zone a colori che penalizzerebbero immediatamente i ristoranti, la soluzione green pass appare migliore. La discussione sulla limitazione della libertà personale è riassunta proprio da Zaia, contrario al green pass ristoranti. “Se c’è chi rivendica la libertà di non vaccinarsi, c’è anche chi è già vaccinato e adesso rivendica più libertà”. Dove inizia e dove finisce la libertà dei vaccinati e dei non vaccinati è il crinale su cui muoversi. Ma è indubbio che a pagare le conseguenze di una mancata applicazione della strategia green pass alla francese saranno proprio ristoranti, pizzerie, bar.
In capo a due settimane, molte regioni si affaccerebbero alla zona gialla. I contagi per effetto della Variante Delta sono in aumento in 19 regioni. Praticamente tutta l’Italia. Abbiamo lasciato la zona gialla con parecchie deroghe per i ristoranti, una per tutte l’apertura sia a pranzo che a cena, al chiuso come all’aperto. E abbiamo salutato il coprifuoco.
Ma quale potrebbe essere l’ordine delle limitazioni per nuove zone gialle, arancioni e rosse?
La discussione green pass ristoranti assomiglia terribilmente alla discussione metro di distanza al ristorante dell’anno scorso. Per evitare distanze eccessive, la ristorazione è entrata nel girone dei dannati del contagio. Chiedere la non applicazione del green pass per ristoranti, bar, pizzerie potrebbe sortire un effetto simile.
Non è d’accordo la Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi, che spinge sulla sensibilizzazione a favore della campagna vaccinale. Quando, evidentemente, la migliore sensibilizzazione sarebbe dichiararsi pro green pass ristoranti. Che diventerebbero a norma di legge covid free. Un’isola felice che dà accesso solo a chi a completato il ciclo della vaccinazione.
La reazione della Fipe
“La campagna vaccinale va sostenuta, incoraggiata e, possibilmente, velocizzata. Questa è la nostra migliore arma per un ritorno alla stabilità delle nostre vite. Quello che tuttavia non è accettabile è che, per raggiungere l’immunità di gregge, si finisca per penalizzare sempre le solite categorie. I Pubblici esercizi hanno pagato più di ogni altro settore nei 16 mesi della pandemia. Sia in termini di perdita di fatturati che in termini di posti di lavoro. Andare ancora una volta a pesare sulle nostre attività significa compromettere la ripartenza. Se proprio si vuole percorre questa strada, che il vincolo del vaccino valga per ogni tipo di attività. Dal teatro, alla palestra, al supermercato, a ogni altro luogo. Altrimenti è discriminatorio.
Se, invece, l’obiettivo è sensibilizzare i giovani sull’importanza delle vaccinazioni, facciamolo insieme. Come Fipe-Confcommercio siamo disposti a collaborare con il governo per una campagna di comunicazione capillare a ogni tavolo e a ogni bancone. Ma basta provvedimenti punitivi sempre contro i soliti settori”.
Così Roberto Calugi, Direttore generale di Fipe-Confcommercio, la Federazione italiana dei Pubblici esercizi.
[Link: Corriere, Repubblica, Cybersecurity]