Hot Chip Challenge, patatine piccanti in una bara: sono illegali?
I Nas e il Ministero della Salute già si erano interessati al caso Hot Chip e proprio per la Challenge, la sfida rilanciata sui social.
Ora ad occuparsi della patatina super piccante contenuta in una confezione a forma di bara è l’Antitrust. L’ipotesi di reato, una fattispecie di pratica commerciale scorretta in violazione del Codice del Consumo, è stata ravvisata dall’Unione Nazionale Consumatori (Unc).
Del passaggio all’Antitrust ne da notizie appunto l’Unc. “Dopo il ministero della Salute che ha assegnato ai carabinieri del Nas il compito di indagare sulla patatina, ora è la volta dell’Antitrust che ha accolto in pieno le nostre tesi. Una battaglia importante che stiamo facendo considerato che la patatina è venduta liberamente, anche ad adolescenti, come se fosse una sfida”. Così spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unc.
La preoccupazione è che il richiamo al challenge, alla sfida, possa indurre soprattutto i più giovani a trascurare le normali regole di prudenza e vigilanza.
Cos’è la Hot Chip Challenge
“Quanto riuscirai a resistere senza correre a bere qualcosa che spenga questo incendio?” è il claim dell’Hot Chip che rimbalza su TikTok.
Possibile che una patatina per quanto piccante desti tanta preoccupazione? Oltre ai risvolti di pratica commerciale scorretta, ci sono un paio di casi che mettono in allarme. A settembre, un quattordicenne del Massachusetts è morto per aver ingerito una patatina simile (la One Chip Challenge) a quella in vendita in Italia.
Il mese scorso, Diego Simili ha raccontato ai suoi follower (mezzo milione su TikTok) di essere finito in ospedale. Proprio dopo aver ingerito la patatina super piccante.
La Hot Chip Challenge è una patatina di mais condita con i due peperoncini tra i più piccanti al mondo, il Carolina Reaper e lo Scorpion Trinidad Moruga (la classifica la vedete qui). Chi compra la bara – a un prezzo di circa 9 € – ne trova una sola da maneggiare con cura. Bisogna indossare il guanto, contenuto nella confezione, per portarla alla bocca.
Cosa si vince
A quel punto inizia la challenge: vince chi resiste di più al sapore piccantissimo. Non bisogna bere latte, acqua o mangiare molliche di pane per attenuare il bruciore alla gola, alla bocca e allo stomaco. Le performance di resistenza sono incentivate dall’azienda Ceca che distribuisce la patatina super piccante. Sul sito c’è l’invito ad inviare i video e quelli più divertenti vincono uno smartphone.
Con una simile promessa è mettere il turbo al challenge sui social dove l’invito diventa virale. E gettare fuoco sulla benzina anche se sulla confezione ci sono avvertenze che dovrebbero mettere in guardia il consumatore.
Le avvertenze della Hot Chip Challenge
“Non è destinato ai bambini”, è il primo avvertimento. Cui segue, per tutti, “Il consumo è a tuo rischio”.
Ancora: “In caso di difficoltà respiratorie di lunga durata dopo il consumo, si chieda consulto ad un’assistenza medica”.
Per concludere: “Valuta attentamente se puoi accettare questa challenge”.
Su cosa deve decidere l’Antitrust
Secondo l’Antitrust, “il Professionista nella distribuzione e commercializzazione del prodotto, attraverso il richiamo ad una challenge avrebbe sfruttato l’elemento della sfida e della relativa pericolosità come leva per accrescere l’attrattività del prodotto, e di conseguenza delle vendite, in modo da indurre i consumatori (specie, minori adolescenti) a trascurare le normali regole di prudenza e vigilanza”. Una condotta, scrive ancora l’Unc nella nota, “connotata da profili di particolare pericolosità in considerazione della giovane età, comunque adolescenziale, dei potenziali acquirenti ovvero in considerazione della risonanza che la stessa sfida è in grado di avere attraverso la massiccia diffusione sui social media”, che “potrebbe integrare una fattispecie di pratica commerciale scorretta in violazione del Codice del Consumo”.
Inoltre, per l’Unc ci sarebbero gli elementi perché “l’Autorità deliberi la sospensione provvisoria della vendita in Italia di Hot Chip Challenge. E questo sia sotto il profilo del fumus boni iuris (parvenza di buon diritto) che del periculum in mora. Le condotte del distributore del prodotto sarebbero “caratterizzate da rilevanti profili di aggressività ed ingannevolezza”. Che “sono ancora in atto e possono produrre effetti gravi e irreparabili in quanto idonee, anche in considerazione della diffusione delle stesse tramite siti internet e social media, a porre in pericolo la salute e la sicurezza dei consumatori, in particolare, quelli più fragili e vulnerabili in quanto minori e adolescenti”.
Il procedimento riguarda la società Dave’s s.r.l., in qualità di distributore in Italia del prodotto denominato Hot Chip Challenge della società Hot-Chip s.r.o. con sede legale nella Repubblica Ceca.