Bevo rosa e vedo (Gambero) Rosso: basta con guide, file e poco vino!
Partenze promettenti , aspettative non soddisfatte e file, file, file. È andata così alla Città del Gusto del Gambero Rosso la tanto attesa serata en rosé I Drink Pink.
Per aperitivo avevano pensato bene di offrire al pubblico (di pochi eletti) uno show cooking con tre nomi dell’enogastronomia romana: Stefano Callegari di Trapizzino, Massimo D’Addezio, il genio dei cocktail al Co.So (premiato anche dalla guida della Pecora Nera con 5 pecore), e Gianfranco Pascucci, una stella Michelin al Porticciolo di Fiumicino e pesce a gogò.
Mancava, invece, Andrea Berton da Milano.
Il tema dello show cooking a sei mani era la presentazione delle Guide Pratiche, ovvero, i “libretti d’istruzioni” a tema monografico: frutta, riso, pesce e pane&pizza, con le spiegazioni di “com’è fatto” con i disegnini , i relativi consigli per gli acquisti e le immancabili ricette, degli chef e della cucina del Gambero Rosso.
Utili? Certo, ma dovranno sgomitare parecchio per farsi largo tra gli ennemila ricettari “per tutti i gusti” che affollano le nostre librerie. Ad ogni modo, è stato bello vedere “le sei mani” in azione che hanno ideato per l’occasione un aperitivo vero e proprio: un daikiri al passion fruit e peperoncino e un trapizzino imbottito di pesce spada.
In effetti, un bel daikiri serviva. Perché I Drink Pink è stata una delusione totale: solo 17 produttori presenti (contro i 70 del Bere Rosa della scorsa settimana tanto per fare un confronto), nessuna etichetta particolarmente interessante tranne le scritte (Fashion Victim tanto per dirne una) o i disegni (farfalle o orsetti) .
A quel punto mi sono domandata quale criterio di scelta fosse stato seguito. Memore delle edizioni degli anni precedenti, aspettavo più proposte, più brio, più festa e … meno file.
Cosa c’entrano le file, direte voi? Se ne sono formate di lunghissime per conquistare un boccone tra un bicchiere e un altro. A dire il vero non so nemmeno cosa sia stato sfornato visto che sono allergica alle file: piuttosto di perdere una mezzora, non mangio (e detto da me, vi assicuro, è grave).
Non ricordo la gente così affamata alle altre manifestazioni alla Città del Gusto. La ricerca del “comfort food”, sebbene magro, è stato l’unico modo di compensare il rosa sbiadito del Gambero Rosso.
E ora so che penserete “ma non solo sei invitata e ti metti a criticare” oppure “potevi startene a casa” (sapendolo), ma voi dal Gambero Rosso che ha scritto un pezzo importante della cultura gastronomica italiana non vi aspettate sempre il massimo?
E ora, se volete, si tagghi chi può!