I ristoratori che protestano multati per assembramento a Milano
I titolari di ristoranti, bar e pub riuniti sotto le insegne di Ho.re.ca Lombardia, la componente regionale del gruppo Facebook che ha organizzato la protesta delle luci del 28 aprile e la consegna delle chiavi ai sindaci il 29 aprile, hanno avviato un’altra manifestazione di protesta a Milano davanti all’Arco della Pace.
Motivo della protesta, la concreta possibilità che 2 mila esercizi pubblici della città su 7 mila non apriranno più alla data indicata dal Governo per la riapertura e cioè il 1 giugno.
A simboleggiare i locali vuoti, le sedie disposte tutt’intorno che potrebbero rimanere tali anche a riapertura avvenuta.
C’è bisogno di aiuti concreti e immediati, è la richiesta: la cassa integrazione per i dipendenti che ancora non hanno ricevuto i soldi, il taglio della tassa sull’occupazione del suolo pubblico (prevista probabilmente nel nuovo decreto “Maggio) come quella dei rifiuti e il sostegno per gli affitti (anche qui annunciati)
La risposta, purtroppo, arriva sotto forma di multe per assembramento.
Come ha documentato il programma L’Aria che tira condotto su La7 da Myrta Merlino.
Problemi con l’autocertificazione, “è penale” grida una ristoratrice mentre l’inviato mostra i verbali con la sanzione di 400 € che diventano 280 se pagati entro 30 giorni.
La Fipe interviene
“Multare i ristoratori milanesi, accusandoli di assembramento, è come sparare sulla croce rossa. Questa non era una manifestazione organizzata dalla Fipe, ma chiedo allo Stato di mettersi una mano sulla coscienza e fare un gesto di apertura nei confronti di imprenditori e lavoratori disperati. Allo stesso tempo però, è importante che i ristoratori comprendano che, soprattutto in questo momento, è fondamentale non farsi prendere la mano: le proteste sono sacrosante ma le manifestazioni devono essere organizzate in modo serio, coinvolgendo prefetture e forze dell’ordine e nel rispetto della sicurezza di tutti. Altrimenti finiscono per essere contro producenti”.
Così Aldo Cursano, vicepresidente vicario di Fipe – Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, commenta i fatti avvenuti stamattina all’Arco della Pace a Milano.
“Fipe da mesi, anche nel corso di audizioni in Parlamento, ha denunciato il rischio di problemi sociali – prosegue Cursano – e ora la rabbia sta montando. Gli imprenditori sono giustamente esasperati per essere stati lasciati soli da uno Stato che ha promesso di aiutarli ma che in due mesi non ha saputo dare loro alcun contributo concreto per sopravvivere. E qui non parliamo di attività basate sulla rendita o di finanza, ma di persone, titolari e dipendenti, che vivono solo se lavorano. Aziende schiacciate dai debiti che hanno bisogno di ossigeno ora, o rischiano di finire anche loro in rianimazione. I contributi a fondo perduto devono arrivare subito alle imprese, così come la cassa integrazione per i dipendenti e la liquidità promessa. Altrimenti per centinaia di migliaia di persone diventerà difficile persino arrivare a fine giornata, non a fine mese”.
“Ai ristoratori – conclude il vicepresidente Fipe – chiediamo di resistere e supportare, nel rispetto delle regole della convivenza civile, la nostra azione quotidiana nei confronti dei governo. Ma al presidente Conte chiediamo di prendere in mano la situazione subito, altrimenti controllare la rabbia diventerà molto difficile”.