IBF Roma 2012. Free Lions non c’è e noi assaggiamo Area 51 e Rivale
Disclaimer: Quando leggerete questo io già sarò 2 passi avanti nel delirio… perché sono all’IBF 2012 di Roma!
Negli ultimi mesi si è sentito parlare con gran fermento di una realtà viterbese, prodotta nella culla della civiltà etrusca. Il birrificio artigianale Free Lions nasce ufficialmente nel settembre 2011. Diventa realtà il sogno che Andrea Fralleoni, Homebrewer prima e adesso Mastro Birraio di Free Lions, aveva anelato per molto tempo. Il birrificio si trova a Tuscania, comune ricco di storia legata anche al popolo che avrebbe formato la prima stazione di quella cittadina che sarebbe arrivata a noi col nome di Roma (Tiè, mo mettece ‘na pezza…).
Il progetto Free Lions ha una fase preparatoria di circa 2 anni, dallo schizzo alla messa in opera dell’impianto. Andrea si è messo totalmente in gioco, gettandosi anima e cuore in questa avventura che vuole far diventare la sua principale attività.
Di questa realtà laziale ho assaggiato 2 birre. La RivAle, una Golden Ale, e l’Area 51, un APA.
La RivAle non mi ha impressionato positivamente. Sono partito molto curioso e leggendo anche altri pareri pensavo meglio, forse sarà la strambata del gusto (allora sì che capisco le navi da regata sull’etichetta….). Un’ apertura che inizia con un fruttato e lascia quasi subito spazio al maltato forse per me eccessivo, di crosta di pane che me la fa sentire così sbilanciata in chiusura sull’amaro non tanto erbaceo quanto medicinale, persistente nel retrogusto. Inoltre non scende con estrema facilità: la bevibilità recitata sia sul dépliant che letta in giro purtroppo non l’ho trovata. Forse la lancia ha beccato un agglomerato urbano di lieviti e me li ha scaraventati nel bicchiere, succede a chi beve birra non filtrata… Ma avendo letto pareri diametralmente opposti al mio di sicuro sono io a essere controtendenza.
Andiamo dall’altra parte dell’Atlantico e passiamo all’Area 51. American Pale Ale, già il nome ce lo fa capire, la famosa zona a nord di Las Vegas di cui tutti sanno e parlano ma che nessuno ha mai visto (?!) nella quale dovrebbe esserci il famigerato Hangar 18 cantato dai Megadeth e dove dovrebbero essere studiati UFO alieni e quant’altro…
Diciamo subito che mi è piaciuta, non grido al miracolo, ma è una birra gradevole senza dubbio.
Ambrata carica con schiuma a grana fine mediamente persistente, al naso i profumi non sono decisi ma sono tipici dello stile, agrumato e erbaceo grazie ai luppoli Cascade e Amarillo. Al palato apre il malto pale con un piacevole dolce e crosta di pane per poi lasciare il posto all’amaro erbaceo ma non estremo dei luppoli, chiude leggermente atipica allo stile, una tostatura dei malti lievemente superiore allo standard che comunque si fa apprezzare e la rende a suo modo particolare. Come la sua cugina d’oltreoceano, non scende manco a calci, l’imbocco ti invoglia ad alzare il bicchiere ma è solo un impressione, il sorso ti riempie la bocca e devi mandarlo giù tipo mangia e bevi. Ciò nonostante (cara ti amo, direbbe Elio) finita la mia american pint (ma quant’ è bello ‘sto bicchiere eh? Tanto!) ne ho ordinata subito dopo un’altra.
Mi dispiace non vedere Free Lions nell’ elenco dell’IBF, avrei assaggiato volentieri le sue altre produzioni. Poco male, le andrò a cercare per i banconi della capitale….
La prossima settimana resoconto dell’IBF, ma già vi anticipo il Save the Date: lunedì 14 Maggio a Roma in via Rosazza 4 si festeggia un compleanno… A seguire le info pratiche.