Il marketing si è ubriacato?
Lo confesso, sono perplesso. La Ducati è stata la mia prima moto da strada. Lontano 1985. L’avevo vista al Motorshow sotto il marchio Cagiva (i fratelli Castiglioni di Varese l’avevano acquisita) e con il nome Alazzura 350 (scelta obbligata per restare nei parametri di legge). Motore desmodromico a “L”, stessa architettura delle Ducati di oggi, grande tiro in basso, gommatura già al tempo ridicola rispetto alle 400 nipponiche.
Un’arma letale sulle curve strette della Costiera Amalfitana per la sua capacità di piega possibile anche grazie al telaio a doppia culla che sembrava uscito da un negozio di idraulico. Ecco, piega. E che ti studiano i micidiali uomini del marketing dopo aver aperto i trend Ducati Caffè? L’abbinamento con il vino! Che nella mia mente di seguace della scuola marchesiana è quanto di più lontano rispetto alla guida su due ruote.
Non discuto sulla qualità del vino delle Cantine Ceci che ha realizzato due prodotti particolari: “Otello per Ducati Caffe’,” una versione personalizzata per Ducati Caffè dell’amatissimo Otello Nero di Lambrusco, e “Piega”, il nuovo Decanta 68.2, anch’esso vestito Ducati Caffè. Ma mi chiedo se tutto sia sempre brandizzabile. Anche perché si comincia a far confusione seria.
Per rendere glamour il pacchetto Piega con il vino, non poteva non spuntare la conigliera di turno. E qui un attento osservatore avrebbe da ridire: ma come, Playboy non è lo sponsor del team di Lucio Cecchinello con il pilota francese Randy De Puniet e la Honda?
Vuoi vedere che Stoner è andato giù per provare la Piega in bottiglia? Visto che l’obiettivo era di esaltare le eccellenze dell’Emilia Romagna (Ducati ha la sua sede a Bologna) non si poteva pensare a qualche piatto? A me qualcosa viene in mente 🙂