Il nuovo Dpcm sul coronavirus è legge. Ristoranti e bar: cosa cambia
Il temuto orario di chiusura anticipata dei ristoranti e delle pizzerie nel nuovo Dpcm di ottobre, adottato per frenare il contagio della seconda ondata del Coronavirus, c’è. Ma è meno forte di quanto si temeva. Ristoranti e pizzerie dovranno chiudere, ma non alle 23 come era stato ventilato. La chiusura è quella di Cenerentola, a mezzanotte.
[Aggiornamento: il nuovo Dpcm Coronavirus del 18 ottobre]
Alla fine è stata adottata una linea più morbida per evitare di penalizzare ulteriormente le attività di ristorazione che stanno vivendo questo autunno come un incubo. Le anticipazioni normative della Regione Campania, con la chiusura delle sale e degli ingressi alle 23, aveva fatto temere il peggio.
Anche se alla fine dei conti chiudere alle 24 il ristorante è peggio che fermare gli ingressi in sala alle 23. La disposizione del Dpcm anti coronavirus recita: “Le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite sino alle ore 24.00 con servizio al tavolo e sino alle ore 21.00 in assenza di servizio al tavolo”. Attività, quindi a mezzanotte chiudono cucine e forni e non possono restare i clienti in sala. Almeno così sembra di capire.
Cosa cambia con i nuovi orari
La norma è maggiormente penalizzante per tutte quelle attività di ristorazione in piedi. Se l’intenzione è di limitare al massimo la movida, prevedendo multe per i clienti che sostano davanti ai locali, il contraccolpo lo riceve anche lo street food. Niente piadine, hamburger o panini, né pizze a portafoglio. La chimica della fame dei nottambuli non va d’accordo con la necessità di evitare gli assembramenti.
Resta consentito il delivery e l’asporto, quest’ultimo con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze dei locali dopo le 21. Resta l’obbligo di rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro ai tavoli snack o ai banconi, ma per analogia con i tavoli lo stop alle consegne dovrebbe essere alle 24.
Quanto agli orari, era (è?) maggiormente permissiva l’ordinanza della Regione Campania con il divieto di far entrare clienti dopo le 23 ma senza obbligo di chiusura delle cucine. Quindi, in teoria, i clienti già seduti in sala potevano continuare a cenare fin dopo le 24. Egualmente, per il delivery non era previsto un orario di chiusura stringente.
Non c’è traccia, invece, del numero massimo di commensali a un singolo tavolo stabilito dall’ordinanza della Regione Campania in 6. Anche qui bisognerà comprendere se e quali Regioni vorranno dettare norme più stringenti sull’intero territorio regionale o su porzioni di esso. Potranno farlo, mentre misure meno restrittive dovranno essere concordate con il Governo.
Il testo nel Dpcm per la ristorazione (lettera ee)
le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite sino alle ore 24.00 con consumo al tavolo e sino alle ore 21.00 in assenza di consumo al tavolo;
resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l’attività di confezionamento che di trasporto, nonché la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze dopo le ore 21 e fermo restando l’obbligo di rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro;
le attività di cui al primo periodo restano consentite a condizione che le Regioni e le Province autonome abbiano preventivamente accertato la compatibilità dello svolgimento delle suddette attività con l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e che individuino i protocolli o le linee guida applicabili idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi;
detti protocolli o linee guida sono adottati dalle Regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali e comunque in coerenza con i criteri di cui all’allegato 10;
continuano a essere consentite le attività delle mense e del catering continuativo su base contrattuale, che garantiscono la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, nei limiti e alle condizioni di cui al periodo precedente;
Le feste private nel Dpcm anti coronavirus
Ha tenuto, invece, la linea Maginot del privato. O almeno, in parte. Il ventilato divieto di feste private a casa, che aveva fatto nascere sui social la figura del delatore di condominio a seguito delle incaute parole del ministro Speranza, è diventato una raccomandazione.
Meglio non essere in più di 6 invitati, oltre ai componenti il nucleo familiare convivente, e tenere la mascherina rispettando la distanza interpersonale. Un quadro non proprio esaltante per pranzi della domenica e festicciole di compleanno.
Ma le feste private sono anche quelle che si tengono in ristoranti e locali. O meglio si tenevano perché per il Dpcm anti coronavirus “restano sospese le attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso. Sono vietate le feste in tutti i luoghi al chiuso e all’aperto”.
Il compleanno si potrà festeggiare al ristorante o in pizzeria. Ma stando seduti al tavolo e rispettando le regole del distanziamento. Oltre ad indossare la mascherina quando non si è seduti al tavolo.
Il testo del Dpcm che riguarda le feste, le riunioni a casa, le fiere
(…) restano comunque sospese le attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all’aperto o al chiuso. Sono vietate le feste nei luoghi al chiuso e all’aperto. Le feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose sono consentite con la partecipazione massima di 30 persone nel rispetto dei protocolli e delle linee guida vigenti. Con riguardo alle abitazioni private, è fortemente raccomandato di evitare feste, nonché di evitare di ricevere persone non conviventi di numero superiore a sei. Sono consentite le manifestazioni fieristiche ed i congressi, previa adozione di Protocolli validati dal Comitato tecnico-scientifico di cui all’ art. 2 dell’ordinanza 3 febbraio 2020, n. 630, del Capo del Dipartimento della protezione civile, e secondo misure organizzative adeguate alle dimensioni ed alle caratteristiche dei luoghi e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro;
Validità del Dpcm anti coronavirus di ottobre
La misure del nuovo Dpcm anti coronavirus saranno valide per 30 giorni.
Il testo del Dpcm coronavirus di ottobre in PDF
Ecco il link per scaricare il testo integrale del Dpcm di ottobre.