Chiusi ristoranti e negozi. Aperti alimentari e consegna a domicilio
Giuseppe Conte ha deciso: “Saranno chiusi tutti i negozi tranne quelli per i beni di prima necessità, come farmacie e alimentari. Resta consentita la consegna a domicilio”,
L’Italia chiude per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. La medicina è restare a casa.
Ferme tutte le attività commerciali che non siano di prima necessità. E tra questi rientrano i negozi di alimentari anche se Conte precisa subito che non è necessario assaltare i supermercati perché non c’è pericolo di restare senza cibo.
Ed anzi sottolinea che sarà sempre possibile la consegna a domicilio dei cibi pronti. Quindi chiusura di ristoranti, pizzerie e pub al pubblico, ma cucine e forni aperti per consentire la consegna a domicilio che deve essere effettuata con tutte le precauzioni del caso.
Tutti devono rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.
Restano aperti anche i ristoranti nelle aree di servizio stradali e autostradali e nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti e negli ospedali. Anche in questo caso c’è la caratteristica della prima necessità.
Una decisione che riguarda tutta la “zona protetta” quindi tutta l’Italia anche se alcune regioni come la Campania hanno stabilito con ordinanza che non sarà possibile la consegna a domicilio del cibo cucinato nei locali: niente pizze abbiamo titolato e ora non solo dopo le 18 ma per tutta la giornata, a tutte le ore e senza distinzioni.
Una differenza che si somma all’appello di numerosi ristoratori, i Responsabili Italiani che premono per spegnere del tutto i motori e chiedono rassicurazioni sul futuro del settore in termini di sostegno economico di ristoranti e locali.
Sono sospese le attività di bar, pub, ristoranti per tutto il giorno e non solo dopo le 18 e fino alle 6 del come era stato stabilito fino ad ieri, ma resteranno aperte edicole e tabacchi.
In Italia saranno garantiti i trasporti, le attività agricole, i servizi bancari, assicurativi e postali.
Giuseppe Conte ha anche deciso insieme ai ministri di nominare un commissario per le terapie intensive con “ampi poteri”: Domenico Arcuri.