La pizza di Giuseppe Pignalosa è numero 1, 2 e 3 al mondo
Kat’s ho trovato il mio orgasmo da pizza!
“La virata della primordiale, e a lungo perseguita, morbidezza come bambagia al crunch attuale, al croccante che avverti nel morso dello spicchio, è pari al gridolino orgasmico che si dissolve nell’estasi della completa dissolvenza al palato”.
Wow mi sono detta mentre il solito pizzicorio si impadroniva delle mie parti più esposte al piacere. Le papille, che avete capito.
Mi sono sentita Sally con tutto quel crunch che si spandeva all’intorno.
Anche se lui non si chiama Harry. È Tommy.
Poi ho chiesto al capo. Scusa ma il velo di croccante di cui avevi scritto a proposito della pizza di Pignalosa non era precedente a questo altro crunch?
Mi sono dovuta sorbire un pistolotto sul “celodurismo gastronomico”. Ve lo riassumo per comodità: la primogenitura si vende per un piatto di lenticchie (cit. biblica) “basta che sia buono”.
Non sono rimasta soddisfatta e sono tornata alla carica.
“Scusa ma da quando e mondo è mondo, chi inventa per primo è inventore. Anche al tempo del web 4.0”.
“Benedetta ragazza, non è reale quello che esiste, ma quello che viene rappresentato. Altrimenti non potremmo titolare che la pizza di Giuseppe è la migliore del mondo”, mi ha replicato.
“Ma io sono per la verità oggettiva”, ho risposto.
Mi ha liquidato: “Ha ragione Tommy (in verità ha scritto Tommaso, ma ormai io sto cercando l’orgasmo da pizza di Sally modello pastrami), non ti preoccupare”.
Mi sono sentita come Harry davanti al finto orgasmo di Sally anche se dovrei stare dalla parte di Sally. Però il capo ha ragione: Sally finge e Harry si beava di finzioni.
“Scusa capo, ma io ho letto che Francesco Martucci è numero 1 alla pari di Franco Pepe nel mondo”, e ho girato prontamente il link.
“Sì, ha ragione Lucy”, mi ha scritto, “e anche Alby e Barbie”.
“E che fa la migliore pizza fritta del mondo anche se è terzo!”.
“Ha ragione Faby“.
“Ma tu dici che il velo di crunch di Pignalosa è il numero 1”, l’ho contraddetto.
“Ha ragione anche Vincy”, mi ha scritto penso spazientito.
Non me la sono sentita di continuare con la capricciosa di Franco Pepe, anzi Acquerello Capriccioso, che è arrivata seconda rispetto alla capricciosa di Giuseppe Pignalosa (c’è la data sul blog Pepe in Grani e l’avvertenza “una pizza ideata in esclusiva per il nuovo numero di Food&Wine Italia”).
E non mi venite fuori con il celodurismo gastronomico perché sono pronta a scommettere che la capricciosa sarà il tema del prossimo articolo di Tommy come lui stesso annuncia.
È vero però che Franco Pepe fa comporre la capricciosa al tavolo dal commensale: mi dicono che è una nuova modalità come la corresponsione di un prezzo per il diritto di taglio della pizza o per la prenotazione di 10 € a persona per la sala degustazione, bambini esclusi (che proprio non possono entrare).
Dovrei consigliare a Giuseppe Pignalosa di far prendere ai suoi clienti gli ortaggi direttamente dall’orto verticale: risparmierebbe sul costo del personale e ognuno si sceglierebbe i funghi che più gli piacciono!
Rischiamo di annegare nei flutti di comunicazione che si inseguono tra assistenti e assistiti.
Ma devo registrare il mio personale giro di mail che arriva a tutto e a niente per colpa di questo orgasmus interruptus da crunch.
Insisto.
“Guarda che la pizza di Francy è moderna che è molto meglio di contemporanea e di tradizionale”. Voglio smontare al capo il teorema dell’evoluzione darwiniana della pizza napoletana.
Mi ha risposto con un link a Doctor Wine sui vini contemporanei.
E due righe.
“È giusto moderno per Francy perché era avanti ma è arrivato tardi. Moderno è nuovo rispetto al vecchio. Contemporaneo è nuovo in ogni momento. Non ti hanno mai detto che l’era moderna è quella aperta dalla scoperta dell’America e l’arte moderna è semplicemente un rifiuto del passato per aprirsi alla sperimentazione e possibilmente all’incompiuto?”.
Ecco, io lo odio il mio capo quando fa così.
Ma lo amo perché fa come quello che disse non ragioniamo di lor, ma guarda e passa.
Il mio capo la sa lunga.
E non mi tacciate di celodurismo gastronomico.
Ora lo posso affermare: la pizza di Giuseppe Pignalosa è numero 1, 2 e 3 al mondo. E tutti giù per terra. Dal ridere.
PS. Tommy ti prego, scrivi recensioni oggettive la prossima volta, altrimenti qui finiamo con il pensare che bisogna portarsi le mutande di ricambio per andare in pizzeria. E non sappiamo bene per quale motivo saremmo costretti, maschietti e femminucce, a cambiarle!