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Birra
23 Marzo 2012 Aggiornato il 6 Aprile 2019 alle ore 21:03

La Trappe Puur, dall’Olanda la prima birra trappista biologica

La Trappe Puur è la prima birra trappista biologica. A fabbricarla sono i monaci olandesi. Fresca, vegetale, al naso un odore di oliva verde
La Trappe Puur, dall’Olanda la prima birra trappista biologica

La Trappe è una birra trappista, prodotta fin dal 1884 nell’abbazia Onze-Lieve-Vrouw Van Koningshoeven a Berkel-Enschot, vicino a Tilburg, nei Paesi Bassi.

La produzione è stata oggetto di discussioni tanto che nel 1999 i monaci chiesero di non fregiarsi del logo “Authentic trappist product”, denominazione che indica un prodotto fabbricato nei monasteri.

Il logo certifica che il prodotto rispetta i criteri definiti dall’Associazione trappista internazionale e cioè: prodotto fabbricato in un’abbazia trappista, o nei pressi, e comunque sotto la supervisione dei monaci, utilizzo di una parte del ricavato dalle vendite per opere di carattere sociale.

Sette sono i  birrifici riconosciuti come tali: a parte La Trappe, che è nei Paesi Bassi, gli altri sei si trovano in Belgio: Orval, Chimay, Rochefort, Westvleteren, Westmalle, Achel. Nel 2005 l’associazione trappista internazionale ha restituito a La Trappe il logo “Authentic Trappist Product” sulle sue birre (la definizione trappistenbier tuttavia l’ha sempre mantenuta).Della Produzione Trappista oggi parliamo della Puur che assieme alla Quadrupel Oak Aged è l’ultima creazione dei frati olandesi.

La Puur (pura) è la prima birra trappista biologica. Bionda non filtrata di 4,7° alcolici, la più leggera della produzione dell’abbazia olandese. Processo di produzione tutto sotto il controllo dalla società di certificazioni olandese Skal. Brassata usando luppoli bio venduti senza intermediari direttamente dal produttore all’abbazia e adoperando esclusivamente tecnologia verde.

Come recita il sito “La produzione moderna con i suoi standard di qualità ha comunque mantenuto tutti gli elementi importanti e distintivi; non solo sulla ricetta o l’etica del lavoro dei monaci, ma anche il rispetto per la natura e la connessione con altre persone. La ricetta per la Purr nasce anche dalla combinazione di una continua ricerca di eccellenza e una devozione appassionata per la birra, con una buona gestione dei doni di Dio in mente. Questa filosofia si integra con il desiderio del birrificio di agire con responsabilità sociale. In tutte le parti dell’organizzazione, i dipendenti sono consapevoli del valore e della potenza dell’uomo e della natura. Rispettoso e innovativo modo di trattare con loro contribuiendo ad un mondo sano e bello per le generazioni future”.

Passiamo alla birra.

Provata spillata a CO2, si presenta giallo paglierino con riflessi verdi e nonostante la non filtratura mantiene una certa trasparenza, cappello di schiuma soffice a bolle medie e di buona persistenza.

Al naso è fresca, vegetale, non erbaceo ma proprio vegetale fresco. Quello che mi ha colpito al naso è stato l’odore di oliva verde, tant’è che temevo che mi si fosse fucilato il naso. Poi però Roberto Antonini, uno dei 2 proprietari del Mad For Beer che l’ha spillata, mi ha rivelato di aver provato la stessa sensazione la prima volta che l’ha assaggiata.

In bocca conferma tutto il vegetale del naso, corpo medio scarico e bevibilità eccezionale, bilanciatisima la luppolatura, il retrogusto è tagliato secco.
Forse non una birra per tutta una serata, ma un apripista perfetta, anche come birra da pasteggio per poi passare a qualcosa di più deciso.

 

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