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26 Aprile 2012 Aggiornato il 27 Aprile 2012 alle ore 15:13

L’oro di Napoli/16 Terrazza Calabritto, cibo chic e vista sulla città

Uno squillo sul cellulare e... quasi non credo ai miei occhi quando leggo il numero sul display. “Sofia! Sei proprio tu?” “Ue Ciuciù, ma allora ti sono
L’oro di Napoli/16 Terrazza Calabritto, cibo chic e vista sulla città

Uno squillo sul cellulare e… quasi non credo ai miei occhi quando leggo il numero sul display.
“Sofia! Sei proprio tu?”
“Ue Ciuciù, ma allora ti sono mancata?”
“E si capisce! Sparisci senza dire niente, ti ho cercata dovunque… mi hai fatto preoccupare!”
“Uh Gesù non ti facevo così sensibile, né affettuosa, a dirla tutta…”
“Ma insomma, si può sapere che fine hai fatto?”
“Affarucci miei. – tronca la mia pizzaiola preferita, cambiando repentinamente discorso – Che te ne fai stamattina? Ti andrebbe un bel pranzetto in mia compagnia?”

So bene che insistere con la mia curiosità non servirebbe, e, in fondo, non ho neanche voglia di tenere il punto: mi sono davvero mancati i miei appuntamenti gastronomici con Sofia.

E così, tempo un’ora, mi ritrovo a passeggiare con Sofia nelle vie blasonate del centro di Napoli: Via Filangieri, Via dei Mille, Via Calabritto.

“Ciuciù, oggi avrei proprio voglia di pesce, dove ce ne possiamo andare?”

Visto dove ci troviamo la risposta è quasi obbligata: per non perdere la meravigliosa vista di Piazza Vittoria e del mare oltre Via Partenope, porto la mia evasiva Sofia – che ancora non si è sbottonata sui suoi trascorsi impegni – da Terrazza Calabritto.

Terrazza Calabritto è nata nel 2001, proprio a Piazza Vittoria, vicino all’angolo con la via dalla quale prende il nome. Due piani: all’ingresso un piccolo ma accogliente lounge bar, per un aperitivo proprio al centro della città, ma non nel caos della movida più giovane, e, al piano superiore, la “terrazza” vera e propria, il ristorante, con le sue vetrate sul panorama napoletano. L’ambiente è semplice ma curato, la sala è illuminata dalla luce delle grandi vetrate, i tavoli essenziali.

Sofia si guarda intorno e si accomoda elegante su una sedia grigio-azzurro di uno dei tavoli più vicini alle finestre – “Ciuciù, la nostra Napoli è sempre uno spettacolo, è ‘o vero?”.

Un cameriere ci racconta il menu a voce: il pesce è l’unico vero protagonista di un menu che presenta un notevole numero di opzioni; tra gli antipasti spicca una grande selezione di crudi di mare che però non solletica Sofia.

Scegliamo piuttosto gamberetti al vapore su letto di insalatina di carciofi: eccellenti i gamberi, buono il gioco di consistenze con la callosità del carciofo, fresco ed equilibrato il piatto.

Non ci lasciamo sfuggire neanche le polpettine di tonno con semi di papavero: la panatura è compatta, la frittura ben eseguita e la carne del tonno gustosa.

Un occhio alla carta dei vini: scelta non ampissima, ma curata, ricarichi nella media. Eppure, la mia amica ed io ci sentiamo molto moderate, oggi, e preferiamo un’inedita sobrietà.

Notevoli i primi: un risotto con scampi, polpo e cozze profumato agli agrumi, eccellentemente cotto e piacevolmente profumato e pappardelle vongole, calamari con carciofi e pesto di olive nere.

Sulle pappardelle, probabilmente, avrei evitato le olive nere che tendono a coprire un po’ troppo gli altri sapori, anche se il piatto rimane comunque più che godibile, ancora una volta per la qualità della materia prima che contraddistingue ogni piatto.

Per restare più leggere, o più probabilmente per lasciare un congruo spazio per i dolci, prendiamo come secondo solamente una tempura di gamberi e verdure: anche qui la frittura è ben eseguita, la pastella è dorata e non oleosa ed i gamberi davvero buoni.

La parsimonia iniziata con il secondo si infrange con la scelta dei dolci: gelato alla vaniglia con meringa in cestino di cialda, a dir poco buonissimo e un piccolo rotolo di lingua di gatto al cioccolato con base di pan di spagna e mousse di caffé. Ben presentati e decisamente buoni entrambi, neanche il tempo di girarmi e Sofia ha già immerso il suo cucchiaino nel mio dessert.

Il conto è decisamente sostenuto: viaggiamo oltre i cinquanta euro a persona senza vino, ma la freschezza della materia prima e la realizzazione dei piatti vale sicuramente la somma.

Piccolo appunto per il servizio, cordiale, ma molto alla buona; probabilmente, vista la qualità della cucina, una virata ad una maggiore raffinatezza non ci starebbe affatto male.

“E brava la mia Ciuciù!” – esclama satolla e soddisfatta Sofia a fine pasto – “Mi sa proprio che ho fatto bene ad eclissarmi per un po’: si vede che fai di tutto per riconquistare la mia compagnia.”

E’ una peste, Sofia, ma sì, io la adoro proprio per questo.

[Foto: Renato Bevilacqua]

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