Svezia. Il ristorante che piace ai più giovani è a Malmö
Da Copenaghen sono andata a Malmö, la terza cittadina della Svezia, collegata alla Danimarca dall’Øresund bridge, un meraviglioso ponte di una quindicina di chilometri.
In una galleria del centro cittadino si trova il Malmö Konsthall, un museo di arte contemporanea che propone mostre, esposizioni e uno spazio dove creare collage con le proprie mani. Per passare da un lato all’altro di questo spazio, si passa tra i tavoli di Smak, un ristorante dall’arredamento minimalista che permette di pranzare o cenare tra quadri e statue d’autore.
I piatti vengono cambiati ogni giorno e il menu settimanale è consultabile (in svedese) sul sito del locale. Sulla lavagna sistemata sul tavolo addobbato in stile shabby chic c’erano quattro proposte: merluzzo al vapore su purea di patate, crostini di pane e verdure, (tipico) pudding di carne (così me l’hanno tradotto i camerieri vichinghi, ma in realtà è simile a un polpettone) su crema di verdure, con cipolle croccanti e ribes. Poi una zuppa e un piatto veg che non sono stati minimamente presi in considerazione né da me, né dai miei commensali.
La particolarità di questo posto è la modalità di consumazione: si sceglie uno dei piatti principali, poi tutto il resto è incluso nel prezzo dalll’acqua con tanto di ghiaccio (nonostante in Svezia nemmeno ad agosto ce ne sia bisogno) e di limone, pane, burro, condimenti, tè caldi, latte (?) e caffè.
Ci sediamo. Mentre aspettiamo i piatti al tavolo, facciamo un giro al buffet. Un concetto di banchetto molto lontano da quello che l’italiano medio ha in mente: poche proposte, ma molto gustose e ben preparate, eccetto l’insalata di broccoli.
Menzione d’onore va alle patate novelle al forno, cotte con tutta la buccia e condite con sale grosso aromatizzato. Il farro è condito in modo molto semplice, con del ravanello e un filo d’olio, i fagioli cannellini e le cipolle hanno un sapore equilibrato e tutte le verdure, sia cotte che crude, sono gustose sia come antipasto che come contorno.
Pochi minuti ed ecco che i piatti (inaspettatamente abbondantissimi) arrivano, ben presentati nella loro semplicità, molto caldi e coloratissimi. Prima di alzare le forchette, però, il cameriere (sì, quello vichingo di prima, tutto occhi azzurri e barba bionda/roscia) ci invita a tagliarci un po’ di pane e a spalmarci sopra del burro, come si usa fare lì.
Ci alziamo e seguiamo il suo consiglio scegliendo pane nero ai semi o filone semplice e provando un burro saporito ma non stucchevole, quasi delicato.
Così come delicato è il merluzzo dei paesi del Nord.
Più forte il sapore della carne, che non si lascia “sottomettere” dal gusto fortemente dolce delle cipolle rosse e dei ribes.
I dolci sono a parte: versioni rivisitate del tiramisù, bicchierini con biscotto, crema e frutti di bosco, carrot cake con marmellatine e mousse riempivano il bancone, ma alcuni dei miei commensali erano troppo pieni per un assaggio dolce.
Dopo un caffè, che pur essendo svedese non era peggio dei vari Starbucks, Baresso, Costa, facciamo i conti, tra quadri e mostre che proseguono anche tra i muri del ristorante.
Eccolo, il conto: 135 corone svedesi il piatto di pesce, 145 quello di carne. Al cambio odierno, un euro sono 9,42 corone, perciò il merluzzo è costato 14 €, il pudding di carne 15. Come detto, tutto il resto, dolci e vino esclusi, è compreso nel prezzo. Considerando che in Svezia un caffè al bar viene a costare 3 €, una bottiglia d’acqua da mezzo litro al supermercato 1,5 € e un cheeseburger da Mc Donald’s quasi 2 €, il prezzo è assolutamente conveniente.
Vi sfido a trovare un ristorante tipico più conveniente di questo. E con una formula così intelligente soprattutto per chi, come me, è un pozzo senza fondo.
[Immagini: Valentina Lupia, Charlotte T. Strömwall, wikimedia]