McDonald’s diventa Buono e Basta in Russia: è il food autocratico

Buono e Basta non so come vi suona. In un commento a un ristorante vi fa subito venire la voglia di andare a provarlo? O vi rende l’autore un po’ antipatico? Me lo sono chiesto diverse volte, cioè tutte quelle volte che mi è suonato come un “non sapete che vi state perdendo”. E ho immaginato la tastiera soddisfatta del blogger-giornalista-influencer che guardava lo schermo illuminarsi con quelle parole che lo ponevano una spanna sopra gli altri. Ma questa volta è diverso perché Buono e Basta è una catena di fast food in Russia.
L’ho appreso leggendo un articolo di Rosalba Castelletti per Repubblica che indaga come sono cambiati i marchi delle multinazionali in Russia a seguito dell’invasione ucraina. La cosiddetta (dai Russi) “Operazione Speciale”. Che di speciale, senza volersi avventurare in analisi geopolitiche è adattare la realtà alla narrazione della super potenza.
È accaduto – lo ricorderete – che a seguito delle sanzioni, molti brand di abbigliamento, arredamento e ovviamente di food abbiano deciso di lasciare il Paese. E così all’improvviso decine di migliaia di locali sono diventati contenitori vuoti. O almeno così si pensava. Invece, gli oligarchi russi che costituiscono uno dei nervi dell’economia della Russia hanno acquistato quelle attività in dismissioni.
Buono e Basta, gli hamburger in Russia
Ma hanno fatto di più. Per dare un segno di continuità con un passato internazionalizzato ormai alle spalle, hanno imboccato la strada dell’autarchia. Presi i menu, hanno cambiato nomi dei piatti e anche dei brand. Così gli 850 punti vendita McDonald’s, tra le prime aziende ad abbandonare il Paese, sono stati acquistati dall’imprenditore siberiano Aleksandr Govor che li ha ribattezzati “Vkusno i Tochka”. Che suona appunto come “Buono e Basta” in Russia.
Molti di voi avranno da ridire sul concetto di Buono e Basta per definire gli hamburger di McDonald’s non fosse altro per le innumerevoli critiche che sono piovute sui panini planetari da tutto il mondo. Poco male, Aleksandr Govor ha anche ribattezzato alcuni cavalli di battaglia. Filet-o-Fish ora è Fishburger, il Royal Deluxe è diventato Grand Deluxe. Scomparsi i due archi dorati che compongono la M, in Russia avranno anche fatto a meno dello spot con il tic della fame che ha sconvolto dalla televisione sedentari impiegati sparsi per il mondo.
La Cola-Cola in Russia cambia nome

Ma più di Buono e Basta nella nuova Russia del food autarchico fa impressione la Coca-Cola. Nel senso che anche la bevanda tutta odio e amore che si era riuscita a imporre come sponsor delle Olimpiadi di Mosca del 1980. Nonostante – ritornano anche se in forme diverse – le sanzioni che avevano colpito i giochi simbolo di fratellanza tra i continenti. Nel 1986, Coca-Cola aveva avviato la produzione in URSS e fino al 2022 è cresciuta prospera. Ora c’è la Dobry Cola prodotta da una società svizzera che la imita moto da vicino. Invece, la russa Ochakovo, famosa per il kvass, tipica bevanda fermentata dell’Est Europa a basso tasso alcolico, ha lanciato la Cool Cola, la Fancy e la Street. Sarebbe la triade Coca-Cola, Fanta, Spite.
Buono e Basta deve aver pensato anche il rapper putiniano Timur Junusov, noto come “Timati”, nel momento in cui Starbucks ha abbandonato la Russia. Insieme al ristoratore Anton Pinskiy e alla società di costruzioni Sindika, ha riaperto le caffetterie russe con il nuovo marchio “Stars Coffee”. Via la sirena dal marchio, è entrata la “Pincipessa dei Cigni”, una donna che indossa il kokoshnik, il copricapo russo con tanto di stella a cinque punte.
Il pollo fritto
Konstantin Kotov, invece, ha acquistato i 1.100 punti vendita di KFC, il brand che in tutto il mondo significa pollo fritto. Ora in Russia, seguendo la logica del Buono e Basta, si chiama Rosti’c. Marchio già esistente e che a noi italiani un po’ suonerà identificabile con una rosticceria. Il panino più famoso il Boxmaster, è diventato Rostmaster. Direi in tempo per stare sull’onda delle nazionalizzazioni.
Pizzatt che è il buono e basta della pizza in Russia
Da Repubblica segnalano che eguale sorte è capitata a Pizza Hut il cui logo è assolutamente geniale. La Hut è diventata una H ma il nome è N. Solo che nella grafia viene fuori un “Pizzatt” che almeno a noi che non conosciamo il cirillico pare un ottimo american sound.
C’è anche Ikea che è diventata Swed House, Casa Svedese con colori e prodotti praticamente uguali ma prezzi raddoppiati. Nulla però si dice delle polpette che sono il vero motivo per cui io e i miei amici ci rechiamo in pellegrinaggio all’Anagnina. Oltre che per rimpinguare le dotazioni di piatti e bicchieri.
Ma voi andate sull’articolo di Repubblica che ha per titolo “La Russia autarchica. Così (non) sono cambiati brand e loghi”. C’è l’animazione grafica per vedere il prima e il dopo di McDonald’s – Buono e Basta e degli altri brand.