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21 Aprile 2015 Aggiornato il 21 Aprile 2015 alle ore 10:10

Meno hamburger e corn flakes non so se vuol dire meno junk food

Consumeremo meno junk food e miglioreremo la nostra salute? Secondo le statistiche, un Americano su tre è obeso e due su tre sono in sovrappeso. E non c’è
Meno hamburger e corn flakes non so se vuol dire meno junk food

junk food

Consumeremo meno junk food e miglioreremo la nostra salute?

Secondo le statistiche, un Americano su tre è obeso e due su tre sono in sovrappeso. E non c’è bisogno di scomodare gli esperti per sapere che il colpevole numero uno è il junk foodSul banco degli imputati zuccheri, grassi e sale in sovrappiù e un eccesso di trasformazione industriale dove il prodotto originario si perde nella notte dei tempi.

La situazione è tragica come dimostra la commercializzazione di ‘Maestro Rechargeable System’, un dispositivo elettrico che agisce sui nervi per controllare l’appetito. Che arriva sul mercato proprio mentre si affacciano i primi timidi segnali di un contrordine: indietro tutta per il cibo spazzatura, gli Americani hanno cambiato idea.

cornflakes colazione

Ora io non vorrei rinfocolare le polemiche su quello che piace e sulla disputa tra pizza e Happy Meal, ma vi riporto le considerazioni di un Paese terzo con Le Monde che elenca almeno 10 inequivocabili sintomi di questo rinsavimento alimentare.

  1. Il gigante Kellogg’s, dominus globale nel settore dei cereali per la colazione, denuncia vendite in calo del 5,7%.
  2. Sta andando molto peggio a Kraft, altro campione di cibo trasformato e pronto all’uso, che nel 2014 ha perso il 62% degli utili.
  3. Di umore nero è anche la Campbell Soup, che per bocca della sua direttrice Denise Morrison, fa notare: “Esiste una sfiducia crescente del pubblico nei confronti dei grandi marchi dell’agroalimentare di cui si è fidata per tanto tempo”.
  4. Dopo decenni in cui si sono tenuti alla larga dai fornelli, gli Americani si stanno avvicinando ai prodotti freschi e alle pentole.
  5. Il mantra che si fa largo tra le famiglie americane è, per dirla con David Katz e Samuel Meller dell’Università di Yale, la consapevolezza che “una dieta fatta di alimenti poco trasformati, vicini alla natura, essenzialmente a base di verdure, è associata al mantenimento in buona salute e alla prevenzione delle malattie”.
  6. Gli scaffali dei supermercati si svuotano più lentamente.
  7. Proliferano i farmer markets. Negli Stati Uniti ce ne sono ormai 8268 e sono cresciuti del 180% dal 2006.
  8. Aumentano i food hub, piattaforme di incontro e scambio tra domanda e offerta di prodotti locali (+280%).
  9. Sono in crescita anche i giardini scolastici e i programmi di scambio fattoria-scuola incoraggiati da Michelle Obama e dalla vicepresidente di Slow Food Alice Waters.
  10. Ma il sintomo più eloquente di tutti è di natura linguistica: Steven Bratman ha coniato un termine per identificare la patologia dei fissati del mangiar sano: ‘orthorexia nerviosa’ (dal greco orthos, ‘corretto’, et orexis, ‘appetito’). Sembra l’erba di una pozione di Harry Potter e invece è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall’ossessione di mangiare solo cibo sano e indenne da contaminazioni industriali.

hamburger vegano falafel

Scommettiamo che ne avete già individuato qualcuno che ne è affetto nel vostro circondario umano?

E non dimenticate, scusate, che hamburger non deve per forza significare junk food: basta andare al sud Da Gigione o spulciare la classifica definitiva ai migliori hamburger di Milano per cambiare prospettiva.

[Link: le  Monde. Immagini: Guia Besana, eatandrelish]

 

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