Meno hamburger e corn flakes non so se vuol dire meno junk food
Consumeremo meno junk food e miglioreremo la nostra salute?
Secondo le statistiche, un Americano su tre è obeso e due su tre sono in sovrappeso. E non c’è bisogno di scomodare gli esperti per sapere che il colpevole numero uno è il junk food. Sul banco degli imputati zuccheri, grassi e sale in sovrappiù e un eccesso di trasformazione industriale dove il prodotto originario si perde nella notte dei tempi.
La situazione è tragica come dimostra la commercializzazione di ‘Maestro Rechargeable System’, un dispositivo elettrico che agisce sui nervi per controllare l’appetito. Che arriva sul mercato proprio mentre si affacciano i primi timidi segnali di un contrordine: indietro tutta per il cibo spazzatura, gli Americani hanno cambiato idea.
Ora io non vorrei rinfocolare le polemiche su quello che piace e sulla disputa tra pizza e Happy Meal, ma vi riporto le considerazioni di un Paese terzo con Le Monde che elenca almeno 10 inequivocabili sintomi di questo rinsavimento alimentare.
- Il gigante Kellogg’s, dominus globale nel settore dei cereali per la colazione, denuncia vendite in calo del 5,7%.
- Sta andando molto peggio a Kraft, altro campione di cibo trasformato e pronto all’uso, che nel 2014 ha perso il 62% degli utili.
- Di umore nero è anche la Campbell Soup, che per bocca della sua direttrice Denise Morrison, fa notare: “Esiste una sfiducia crescente del pubblico nei confronti dei grandi marchi dell’agroalimentare di cui si è fidata per tanto tempo”.
- Dopo decenni in cui si sono tenuti alla larga dai fornelli, gli Americani si stanno avvicinando ai prodotti freschi e alle pentole.
- Il mantra che si fa largo tra le famiglie americane è, per dirla con David Katz e Samuel Meller dell’Università di Yale, la consapevolezza che “una dieta fatta di alimenti poco trasformati, vicini alla natura, essenzialmente a base di verdure, è associata al mantenimento in buona salute e alla prevenzione delle malattie”.
- Gli scaffali dei supermercati si svuotano più lentamente.
- Proliferano i farmer markets. Negli Stati Uniti ce ne sono ormai 8268 e sono cresciuti del 180% dal 2006.
- Aumentano i food hub, piattaforme di incontro e scambio tra domanda e offerta di prodotti locali (+280%).
- Sono in crescita anche i giardini scolastici e i programmi di scambio fattoria-scuola incoraggiati da Michelle Obama e dalla vicepresidente di Slow Food Alice Waters.
- Ma il sintomo più eloquente di tutti è di natura linguistica: Steven Bratman ha coniato un termine per identificare la patologia dei fissati del mangiar sano: ‘orthorexia nerviosa’ (dal greco orthos, ‘corretto’, et orexis, ‘appetito’). Sembra l’erba di una pozione di Harry Potter e invece è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall’ossessione di mangiare solo cibo sano e indenne da contaminazioni industriali.
Scommettiamo che ne avete già individuato qualcuno che ne è affetto nel vostro circondario umano?
E non dimenticate, scusate, che hamburger non deve per forza significare junk food: basta andare al sud Da Gigione o spulciare la classifica definitiva ai migliori hamburger di Milano per cambiare prospettiva.
[Link: le Monde. Immagini: Guia Besana, eatandrelish]