Menu sessista a Venezia? Ristoranti schiavi del politicamente corretto
Come vogliamo definire questa storia del menu sessista denunciato da Abbie Chatfield dopo aver cenato al Club del Doge, ristorante dell’Hotel Gritti di Venezia.
Impermeabile al ridicolo? Come lo zelo della influencer australiana famosa per…? Famosa per essere famosa, dicono gli americani. Cioè senza una ragione particolare.
Nel suo curriculum accademico figurano il secondo posto a “The Bachelor”, non un caso virtuoso di parità tra i sessi ma un reality sessista già nel format (lo scapolone novello emiro che sceglie la moglie in uno stuolo di pretendenti concubine).
E la vittoria di “I’m a celebrity”, un’Isola dei famosi con la giungla al posto dell’isola.
Qual è il ristorante del menu sessista
Più densa (di follower) la sua carriera da influencer, sono quasi 400mila su Instagram mentre i video pubblicati su TikTok, le sono valsi 10 milioni e passa di like.
Profili social con aggiornamenti continui sulle vacanze di Chatfield, compresa la più recente, con il fidanzato Konrad Bien-Stephens, a Venezia
La coppia può permettersi di soggiornare al Gritti Palace, in una suite che costa 15mila dollari australiani, 10mila euro e passa.
E di cenare al Club del Doge, il ristorante dell’hotel strapazzato per la storia del menu sessista. Uno dei più romantici (e costosi) della città con affaccio sul Canal Grande.
Menu di cortesia o sessista?
E siamo alla sera del 3 aprile, quando un solerte cameriere consegna al tavolo della coppia (chissà, forse il consigliatissimo tavolo 61 con vista sulle gondole) un “menu di cortesia”.
Detto anche “blind menu” o “ladies menu”, contiene la sola lista delle pietanze. Al fidanzato, invece, tocca il menu completo di prezzi.
Peculiarità dei ristoranti di alto livello, il menu di cortesia è la prassi nel lussuoso locale veneziano dove “è come se tutte le candele del mondo fossero accese solo per voi…” ha scritto la Guida Michelin. E dove il conto è adeguato all’eccezionalità del luogo, il più bello dove mangiare a Venezia.
Una prescrizione di bon ton forse anacronistica, ma ancora apprezzata da quasi tutti gli habitué di certi ristoranti. Gradita anche da molte donne.
Chatfield, invece, inizia a straparlare nelle storie del suo profilo Instagram. Tra una parolaccia e l’altra fa passare l’idea di un sistema “patriarcale”, dove donne concubine vengono mantenute dallo stipendio dell’uomo capofamiglia. Il solo a rappresentare il potere d’acquisto di una coppia.
Eccola lamentarsi del menu sessista nel ristorante “boujee”, etichetta gergale appiccicata ai locali per alto spendenti.
Per poi affermare, sempre nei video pubblicati sui social, di essere lei il “breadwinner”. Insomma, è lei che porta a casa la pagnotta in virtù di una carta di credito più capiente rispetto a quella del fidanzato.
Conclusione: il menu sessista è discriminazione femminile in purezza nonché vetusto cliché perché attribuisce ruoli immutabili: l’uomo paga il conto, la donna gli fa compagnia.
I tanti precedenti
La denuncia più o meno sboccata del presunto menu sessista nei ristoranti italiani d’alto bordo ha una lunga lista di precedenti.
L’ultima a indignarsi in ordine di tempo, a novembre dell’anno scorso, è stata Agustina Gandolfo, fidanzata di Lautaro Martinez e argentina come l’attaccante dell’Inter.
A cena da Cracco, in Galleria Vittorio Emanuele, si è sentita vittima della solita discriminazione di genere per un altro caso di menu sessista. Sì, perché il menu di cortesia è una pratica diffusa anche nel lussuoso ristorante di Milano.
Le reazioni
Il menu di cortesia senza prezzi per le donne è un tema che spopola sui social, dove da anni macina commenti e polemiche, creando fratture tra opinioni opposte.
È successo anche questa volta. Da una parte sono state invocate le sacre regole del corteggiamento nella città degli innamorati, Venezia. Ma quale menu sessista, gli uomini che lasciano pagare il conto alla fidanzata sono imbarazzanti.
Dall’altra si è ribadito che non è certo il genere, oggigiorno, a definire la possibilità di accollarsi il conto di un ristorante, per quanto costoso. Succo del discorso: non sono poche ormai le donne che guadagnano più dei mariti,
Politicamente corretto o follemente corretto?
Per carità, tutto giusto. Ma si può dire che non ne possiamo più del politicamente corretto. Un tema che ha invaso ogni sfera della vita. E che, non incontrando più limiti, diventa sempre più spesso follemente corretto.
Fino a trasformare un gesto cortese in un delirio acchiappaclic ridicolo e infondato sul menu sessista