Merano WineFestival. 10 buoni motivi per non andarci ed essere felici
L’Italia vinicola è uno strano posto. Dove si inseguono mode e stili oramai totalmente avulsi dalla realtà. Mi sembra sempre più di essere in un enorme gioco di ruolo, ma il problema è che non so come si fa a smettere, ad uscirne. Cerco di spiegarvi, partendo da un’esempio: una parte di questo mondo, quella spesso più estrema e censoria, individua nel Merano Wine Festival l’appuntamento più figo della stagione, il must be. Io resto perplesso, sin da quando ho iniziato (non poco tempo fa) a frequentare questo mondo.
Ci vado sempre malvolentieri, eppure io amo l’ Alto Adige al punto da averci una casa dove cerco di passare più tempo possibile, tra sci, speck, piatti raffinati e vini altoatesini. Ma il Merano Wine Festival proprio non lo capisco. Non capisco i criteri della scelta, non ne capisco la fichezza intrinseca ed estrinseca, non capisco soprattutto perche le riviste più snob e di nicchia abbiano gli stand in una fiera composta in larga parte da vini che solitamente gli fanno arricciare il naso (per usare un eufemismo) e che letti sulle pagine delle guide generaliste le fanno urlare al “solito magna magna”.
Vi ricordate un film di qualche anno fa, il mio amico scongelato? Beh andate a cercarlo su youtube e fatevi due risate. A me ha sempre fatto pensare a questo. Oggi poi friggo, è una settimana che tutti mi chiedono: ci vediamo a Merano, vero? Basta! Alzo il telefono e chiamo Paolo Trimani mio amico e complice, ma anche uomo di estrema saggezza enoica ed esperienza. Gli chiedo “a Pà… ma sono pazzo se scrivo che non me piace Merano? Che palle, vini anni ’90 fermi lì, ma che ce vado a fa’ a Merano per assaggiare Caprai o Avignonesi, Zaccagnini o Casal del Giglio? Boh! Figurati, le cose migliori so’ le degustazioni di Mazzella…” Paolo mi spiazza, come spesso fa, e mi ribatte: “Lo scriviamo insieme”.
Allora signori e signori ecco a voi i dieci motivi per non andare a Merano, secondo Trimani/Bocchetti:
- Perché in costume non siamo un bello spettacolo, e noi abbiamo senso del ridicolo.
- Perché, dobbiamo dirvelo, lo sappiamo che vi farà male, ma gli anni Novanta sono finiti da almeno dieci anni. Ma davvero…
- Perché andare alla ricerca come Diogene con la lampada in mano, di acidità e mineralità, per poi fermarsi davanti al solito bronchenolo, ai densi archetti e alla vaniglia di rovere francese? Lui (Diogene) almeno nella botte ci viveva…
- Ci serve proprio una mostra dove assaggiare come fossero una novità i Pata Negra e Cecina di Leon che già troviamo al supermercato sotto casa?
- Sarà un problema nostro, ma ancora non capiamo su quali basi venga fatta la famigerata selezione. Ci suona tanto di circolo della caccia e pallini neri. E non sentiamo la nostalgia dell’aristocrazia, siamo due vecchi repubblicani.
- Purtroppo ricordiamo ancora un’edizione in cui dopo aver fatto pagare un biglietto profumato, decisero di blindare la Toscana per troppa affluenza. Solo la nostra esperienza da prima repubblica ci permise di espugnare quella soglia. Vendere meno biglietti, no?
- Perché a scorrere l’elenco sul sito del Merano WineFestival, abbiamo trovato troppe conferme, ma pochissime novità o emozioni.
- In compenso, sempre scorrendo l’elenco, abbiamo riconosciuto tanti bravi e noti enologi, evidenziati con la dicitura wine marker, no, per favore wine maker no!
- Perché va bene che sono i più fichi, ma il tono da Istituto Luce delle descrizioni delle degustazioni e eventi sul sito, ci innervosisce.
- Poi diciamoci la verità, la strada è tanta, il clima ostico, nemmeno si scia… e abbiamo già dato!
(Alessandro Bocchetti e Paolo Trimani)