Milano. Le nuove aperture di Diego Vitagliano e Misha Sukyas, cioè pizza e pesce
Un altro po’ di patrimonio immateriale dell’umanità in formato pizzaiolo arriva fresco fresco a Milano. Come fresco sarà il pesce del nuovo super format di uno chef che a noi sta molto simpatico. Ma c’è anche qualche notizia triste che finisce sotto l’albero di Natale.
Ecco i dettagli.
Arrivano a Milano anche le pizze di Diego Vitagliano
Lo si poteva intuire dai numerosi viaggi al nord: Diego Vitagliano, pizzaiolo emergente in quel di Pozzuoli, esponente di quella nouvelle vague di artefici della pizza (categoria Patrimonio dell’Umanità UNESCO) che si muove con disinvoltura dentro e fuori i luoghi (e i forni: usa il forno elettrico Neapolis del nostro sponsor Moretti, anzi, ha partecipato allo sviluppo insieme a Salvatore Lioniello e Gino Sorbillo) canonici della pizzeria, aprirà una sua pizzeria qui in città, sulle orme di Gino Sorbillo, Paolo De Simone (Da Zero), Starita, Antica Pizzeria Da Michele (Condurro) eccetera eccetera.
È in zona San Babila. Diego aspettami: arrivo.
Misha Sukyas in cucina al Ristorante Bullona
Non è ancora aperto, per ora apre solo a serate private: ma il Ristorante Bullona finalmente c’è. Ospitato nella vecchia stazione della Bullona delle Ferrovie Nord, costruita in stile Liberty-Déco nel 1929 per servire la Fiera, e chiusa per il quadruplicamento delle linee ferroviarie nel 2003, il ristorante vede ai fornelli Misha Sukyas, reduce da una serie di apparizioni televisive. Lo avevo incontrato qualche settimana fa – siamo, manco a dirlo, in via Pier della Francesca, a 5 minuti dal mio ufficio: stavano montando il banco del pesce, mi sembra.
Leggo sulla pagina Facebook di Dominique Antognoni, solitamente ben informato: “Pino Scalise [imprenditore il cui nome è legato a Chatulle, Kineo Cafè, Pitbull Cafè, N.d.R.] ha investito 5 milioni e mezzo. L’uomo ci sa fare, ha sempre stravinto. Per cui, chapeau. La sua idea è di creare un’alternativa alla Langosteria, dunque cucina impostata sul pesce. Progetto rischioso e ambizioso. L’unica garanzia è Misha Sukyas, per il resto si vedrà. Il ristorante è gigantesco, 130 posti.”
Bello e brutto in via Melzo: ToscaNino e Lelephant
Alle luci e al tintinnio dei bicchieri della serata di presentazione di ToscaNino, locale toscano in via Melzo, rispondono dall’altra parte della strada le vetrine buie e le saracinesche abbassate de Lelephant.
“Con gran dispiacere Lelephant, dopo 18 lunghissimi anni passati insieme a tutti voi, chiude definitivamente da lunedì 30 ottobre.”
Così l’ultimo post sulla pagina Facebook di questo locale aperto a tutti ma diventato un simbolo della movida gay milanese (in questi ultimi anni forse dall’aria un po’ démodé), tranquillo e defilato in un grumo di vie che ultimamente hanno visto moltiplicarsi i locali-bistrot-ristoranti-gastro-eno-eccetera: ricordiamo, oltre al già citato ToscaNino, Maddai, Gesto, Quattro Quarti, Panino Giusto, Radice Tonda, e non ricordo più quanti e quali altri.