New York. Omicidio dello chef Andrea Zamperoni: la escort patteggia
Un aggiornamento sulla vicenda della morte di Andrea Zamperoni, lo chef lodigiano di Cipriani Dolci a New York, trovato morto in un ostello poco più di un anno fa.
Ricorderete la vicenda. Andrea Zamperoni, scomparso da alcuni giorni, era stato ritrovato al Kamway Lodge a Queens, un ostello a pochi isolati dal suo appartamento. Il Kamway era già noto alla polizia come centro di spaccio e prostituzione.
Nella stanza c’era anche Angelina Barini, una escort canadese che aveva procurato la droga causa della morte del giovane chef. Le telecamere di sorveglianza avevano ripreso la Barini mentre entrava e usciva dal Kamway Lodge, anche con Zamperoni, e mentre trasportava un grosso bidone.
Al momento dell’arresto, sembra si stesse preparando a fare a pezzi il cadavere ritrovato in un sacco all’interno del bidone.
I lati oscuri del caso Zamperoni e il patteggiamento
La vicenda presentava molti lati oscuri, a partire dall’eventuale coinvolgimento di presunti complici. La donna, questa l’ipotesi, sembra facesse parte di una banda. A lei spettava il compito di adescare e drogare i clienti, poi derubati. In questo caso, come si è appurato, la sostanza fornita a Zamperoni conteneva Fentanyl, una delle droghe più diffuse sul mercato clandestino. Si tratta di una droga proveniente dal dark web cinese che ha già causato migliaia di morti.
Con questo stesso metodo Barini e i suoi complici, di cui però la donna non ha mai fatto il nome, avevano già provocato la morte di almeno altre tre persone. E la stessa Barini aveva già subito numerosi processi per altri reati.
Nei diversi interrogatori e in aula Barini ha già ammesso di aver somministrato oppiacei ai suoi clienti.
Tuttavia, l’accusa formale di omicidio nei suoi confronti non è ancora stata formalizzata. La Federal Court presso la quale si tiene il processo per spaccio di droga infatti è chiusa causa lockdown: l’ultima udienza è stata il 21 gennaio scorso.
Di questo lasso di tempo ha approfittato l’avvocato d’ufficio che difende Barini e ha chiesto un patteggiamento. Nell’ordinamento giuridico statunitense infatti si può richiedere il patteggiamento anche per i reati più gravi. E lo sconto di pena potrebbe anche essere particolarmente rilevante.
La richiesta è sul tavolo del giudice Brian M.Cogan e spetterà a lui valutarla di concerto con il prosecutor Soumya Dayananda. Si ipotizza comunque che in cambio dello sconto di pena, Barini sia disposta a rivelare l’identità del suo complice e dello spacciatore.
La Procura di Roma segue il caso
I PM della Procura di Roma, guidati dal procuratore capo Michele Prestipino Giarritta, seguono dal giugno scorso il caso Zamperoni. La Procura ha già aperto un fascicolo per seguire il processo in corso.
La Procura di Roma è subentrata a quella di Lodi, che aveva a sua volta aperto un fascicolo appena venuta a conoscenza dell’omicidio, in quanto competente per i reati riguardanti cittadini italiani all’estero.
Nessun commento da parte della famiglia Zamperoni, chiusa nel suo dolore. Finora ha comunicato solo attraverso il suo legale, l’avvocato Antonio Secci di Sassari, con la figlia Giulia. Attualmente Secci ha rimesso il mandato, ma continua a fare da tramite tra la famiglia e i tribunali di Roma e New York.
«Non li muove alcun risentimento nei confronti della donna», dice Giulia Secci. «La madre non fa altro che ripetermi “Voglio sapere cosa e’ successo a mio figlio, voglio la verità”»
[Link: Il Giorno, Corriere della Sera]