Zuppa di pinne di pescecane vietata: il finning è al bando
Zuppa di pinne di pescecane, una prilebatezza e uno status symbol in pericolo. Il Cites, l’organizzazione che regola il commercio di specie in via di estinzione, riunita in questi giorni a Bangkok, ha votato a maggioranza (il 68% dei voti favorevoli) la proposta di Brasile, Colombia e Stati Uniti di inserire lo squalo a pinna bianca nell’elenco delle specie per le quali è necessaria un documento di esportazione enumerato, l’AppendiceII. In questa lista sono contenute circa 21 mila specie non ancora considerate a rischio di estinzione (queste ultime si trovano nell’Appendice I) ma il cui commercio deve essere regolamentato per evitare sfruttamenti incompatibili con la loro sopravvivenza.
Contro la regolamentazione si sono schierati i Paesi dove è più diffusa la pratica del finning cioè la pesca di squali (vietata in Europa) per asportarne le pinne che, molto richieste nei mercati asiatici, finiscono nelle cucine dei ristoranti. I Paesi avranno 18 mesi di tempo per adeguarsi e l’Unione Europea ha fatto sapere di voler stanziare 1,2 milioni di dollari per favorire la conoscenza delle diverse specie di pescecane e quindi l’osservanza della nuova disposizione.
38 milioni gli squali sono uccisi ogni anno per accumulare 1,7 milioni di tonnellate di pinne che vengono vendute a prezzi stellari (un kg di pinne essiccate può arrivare fino a 600 dollari). Dopo essere stati privati delle pinne gli squali vengono rigettati in mare e muoiono dissanguati. Una pratica crudele e con un grave impatto sull’ambiente che mette a rischio la sopravvivenza della specie.
[Link: Adnkronos. Immagini: Greenpeace, corriere.it, AP Photo/Paul Sakuma]