Nuova ondata Covid-19. Cosa succede ai ristoranti in Europa
La notizia che il ristorante tre stelle Michelin El Celler de Can Roca abbia chiuso per coronavirus induce a più di una riflessione sul tema nuova ondata di contagi.
La chiusura è temporanea, come hanno spiegato i fratelli Roca. Ma è la precisazione che hanno inserito nel messaggio ad alimentarle.
“La vulnerabilità del nostro settore è più che evidente”.
Come detto, non è una dichiarazione che rende credibile la teoria del raddoppio di possibilità di contagio in un ristorante. Ma suona come un grido di allarme per quanti tendono a sottovalutare il rischio di una nuova ondata che molti Paesi europei iniziano a temere.
Cosa devono temere i ristoranti da una nuova ondata
La domanda è: saranno sufficienti le misure tanto discusse e messe in campo alla riapertura di maggio dei ristoranti?
L’applicazione della distanza tra i tavoli, tra commensali non conviventi, tra spalliere con o senza elementi divisori, la lunga sequenza di procedure in questa strana estate sono state spesso disattese. La poca gravità dei casi registrati – parliamo di numeri perché le persone che sono dietro a quei pochi numeri sono ben altra cosa – ha autorizzato a una certa “rilassatezza dei costumi”.
Penso sia un dato accettato da tutti guardando una qualsiasi delle spiagge italiane. Siamo convinti – voce di popolo – che il mare, il sole, le temperature abbiano aiutato a contrastare la diffusione del contagio da Covid-19.
Spazi aperti e all’aperto, dehors e tavoli sotto gli ombrelloni hanno costituito la manna caduta dal cielo per molti ristoratori che hanno segnato score impensabili ad agosto con aumenti sostanziosi sullo stesso mese dell’anno precedente. Sovvertiti completamente i più neri pronostici, insomma.
Quanto accade negli altri Paesi, in Europa come in Medio Oriente, fa temere una recrudescenza dei contagi e dei ricoveri con una seconda ondata.
Vediamo cosa sta succedendo.
Bar e ristoranti chiudono alle 22 in Spagna
In Spagna a Madrid nuove misure in vigore da oggi impongono un parziale lockdown per 850.000 persone. Riguardano soprattutto i quartieri più poveri i cui abitanti hanno a disposizione pochi metri quadro per famiglia. Impossibile rispettare distanziamenti e isolamento in casa senza che un’intera famiglia sia vittima del contagio. Una decisione classista, così è stata bollata la misura del governo spagnolo.
Ma alle zone rosse, da cui si può uscire per comprovati motivi di forza maggiore, è stata aggiunta anche la disposizione che riguarda bar e ristoranti. Cioè la chiusura entro le ore 22. E non è possibile consumare birra e tapas in piedi. La movida fa paura ad ogni latitudine e la Spagna ha deciso che una riunione con più di 6 persone negli incontri privati è da considerare assembramento. Quindi vietata. Almeno per i prossimi 14 giorni. E per far intendere che non si scherza, la multa va dai 600 € a salire. Tutto per cercare di controllare i 4.600 casi positivi al giorno.
Il numero 6 – inteso come persone riunite – sta per diventare il simbolo di questa temuta seconda ondata.
La regola del 6 limita pub e ristoranti in Inghilterra
La “Regola del 6“, “Rule of six”, l’ha imposta il premier britannico Boris Johnson da una settimana. In Inghilterra non è possibile incontrarsi in più di sei persone di diversi nuclei familiari, sia in casa che all’esterno. Una netta marcia indietro dopo il limite che era stato alzato a 30 persone e che ha portato a considerare a rischio il Natale: le famiglie non potranno riunirsi.
Ma la regola del 6 è ovviamente molto più impattante per pub e ristoranti. Impossibile accettare prenotazioni per tavoli con più di 6 commensali.
Le ulteriori misure sono punitive. O meno facoltosi che devono osservare la quarantena riceveranno 500 sterline per rimanere a casa. Per i più facoltosi che rompono la quarantena, multe da 1.000 a 10.000 sterline. I consulenti scientifici di Boris Johnson vorrebbero un nuovo lockdown totale di due settimane per scongiurare la seconda ondata e i picchi di primavera. Ma sia il primo ministro che il cancelliere dello scacchiere Rishi Sunak sono preoccupati dall’impatto metterebbe definitivamente in ginocchio il settore ospitalità.
Bar e ristoranti chiusi per tre settimane in Israele
Se il Natale inglese è considerato a rischio, almeno dagli estremisti o negazionisti che dir si voglia, in Israele il nuovo lockdown ha di fatto annullato celebrazioni e festeggiamenti del capodanno ebraico. Da venerdì, proprio in coincidenza del periodo festivo del fine settimana, il governo ha stabilito il lockdown di tre settimane che annulla le feste ebraiche del Rosh Hashanah (il capodanno ebraico), dello Yom Kippur (giorno del perdono) e del Sukkot (festa dei tabernacoli). L’equivalente del nostro periodo natalizio in cui le persone fanno visita ai parenti e si riuniscono nei luoghi di culto per le funzioni religiose.
Una decisione impopolare per il governo di Benjamin Netanyahu che deve fronteggiare la recrudescenza pandemica: “Il sistema sanitario ha alzato una bandiera rossa”. Gli Israeliani non possono andare più in là di un chilometro da casa e a farne le spese saranno soprattutto gli esercizi commerciali per i quali non è previsto una deroga di frequentazione necessaria. Bar e ristoranti sono chiusi al pari delle scuole e delle palestre. Al chiuso non è possibile stare in più di 10 persone e ovvorre rispettare la distanza interpersonale di 2 metri. Regole complicate per i riti nelle sinagoghe – a non più di un chilometro da casa – che prevedono la divisione dei fedeli in capsule delimitate da teli di plastica. E non può essere servito cibo.
Israele ha dunque il non invidiabile primato di Paese al mondo che ha applicato un secondo lockdown.
In Francia non si parla apertamente di nuova ondata
La cifra dei decessi in Francia ha superato quella registrata in primavera all’inizio della pandemia. Anche i contagi salgono vertiginosamente con punte di 13 mila nuovi casi al giorno. Numeri da prendere con le pinze per l’incongruità dei dati dovuta al numero di tamponi processati che non permette un raffronto senza variabili. Ma anche qui la spia si è accesa e le amministrazioni locali adottano misure di restringimento. In Ile-de-France, cioè la regione di Parigi, il governo sconsiglia riunioni familiari o di amici con più di 10 persone. Non va meglio al sud con la proibizione a Nizza di aperitivi in spiaggia dopo le 20 e i pic nic con più di 10 persone. Regole che diventeranno inutili con le prime piogge ma che testimoniano l’incertezza. E misure più stringenti sono state adottate anche a Marsiglia e a Bordeaux.
L’obbligo della mascherina nei luoghi chiusi resta sempre in vigore anche se la rilassatezza estiva ha colpito i cugini d’oltralpe. Ne hanno discusso su Facebook Davide Bonucci, presidente dell’Enoclub Siena, e Giovanni Passerini, tra gli chef italiani più quotati in Francia.
L’estate ha portato una ventata di ottimismo e le norme di distanziamento e protezione, in Francia come in Italia, sono state parzialmente disattese.
La situazione in Italia e la nuova ondata
I numeri dei nuovi contagi in Italia non sembrano destare preoccupazioni. In un’intervista al Corriere della Sera, Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto per le malattie Lazzaro Spallanzani e componente del Comitato tecnico scientifico, ha spiegato gli aumenti. Sono da attribuire alla “coda dei ritorni dall’estate”.
Il discorso è simile a quello della Francia. Lo stress da lockdown e la voglia di riconquistare la libertà di movimento e di socializzazione ha creato piccoli focolai che è possibile gestire. La geografia delle vacanze ha spostato dalle città ai luoghi di mare e di montagna moltissime persone. Quante non se ne vedevano da tempo. Il turismo domestico ha vinto sulla voglia degli anni scorsi di viaggiare oltre confine e di questa scelta se ne sono avvantaggiati soprattutto i ristoranti, le pizzerie e o bar dei centri balneari.
Caduta l’ossessione delle distanze e delle misure di interposizione (come dimenticare i separatori di plexiglas al ristorante o in spiaggia), l’estate è filata via abbastanza liscia. Anche se regioni come Sardegna, Sicilia, Campania e Puglia hanno preso la testa nella poco invidiabile classifica dei nuovi contagi con numeri sconosciuti durante il lockdown. Per fortuna (visto che non è ancora chiaro il motivo) con conseguenze decisamente meno gravi.
Ed è sulla gravità dei sintomi che si gioca la partita dell’immediato futuro quando anche la coda meteorologica di questa lunga estate sarà davvero terminata con il rientro alla normalità autunnale. Cioè scuole aperte e fine del lavoro da casa. Il primo appuntamento è subito dopo l’Election Day che misurerà probabilmente la capacità di tracciare o nuovi contagi e soprattutto la diffusione in ambito familiare. Dove il gap generazionale potrebbe influire.
Semplici regole da rispettare
Ristoranti, bar, pizzerie, pub saranno chiamati alla prova di responsabilità di cui parlano i fratelli Roca. difficile non ammettere che la rilassatezza estiva non abbia influito sui comportamenti e sulla capacità di osservare le misure di prevenzione. Mascherina, disinfezione delle mani, distanza interpersonale al tavolo e tra i tavoli, conviventi e tracciamento sono parole di un vocabolario che vorremmo chiudere in soffitta.
Ma al momento attuale, considerato quanto avviene negli altri Paesi, è ancora da tenere sui banchi di scuola. E sui tavoli dei ristoranti.
Non ci possiamo permettere e non vogliamo un secondo lockdown.
[Immagini: Scatti di Gusto, Repubblica, Euronews]